Autore: Roberto Alba
Casa Editrice: Piemme
Genere: Noir
Pagine: 207
Prezzo: 14.50 €
“Un noir visto dagli occhi di un bambino”. La frase in copertina non potrebbe riassumere meglio la storia in cui state per immergervi: visto, si, perché quel bambino non può né sentire né parlare.
Ulisse Mele ha 9 anni, vive in Sardegna, e si anticipa solo qualche pagina del libro dicendo che è sordomuto. No, anzi, speciale. “Zio Tonino ha sempre detto che sono un fenomeno, che Dio mi ha tolto la parola e mi ha dato un altro dono, e io a questa cosa ci credo” (pag. 36). Un bambino di 9 anni si sente in grado di fare qualunque cosa; è intelligente come Einstein, ha la supervelocità di un fulmine, legge nella mente e capisce quando le persone dicono la verità. E la cosa incredibile è che ai bambini queste cose riescono veramente. Ma non ai grandi. “I grandi sono cosi , sembrano coraggiosi, invece sono dei bambini travestiti da adulti, con una testa più grossa” (pag. 71).
E’ per questo che deve intervenire Ulisse nel disastro che squarcia la vita della famiglia Mele. Betta, la sorella, non si trova più. E’l’inizio di una storia angosciante che si protrae ben oltre l’estate, che porterà Ulisse tra processi e prigioni, tra la Sardegna e Roma, e che lo farà crescere più di quanto lui non abbia già fatto.
“Adesso sei un uomo grande”, disse, ma la cosa le dispiaceva, aveva lo stesso sguardo di quando mi spiegò che Babbo Natale non esiste” (pag. 135 ).- Le tinte fosche della cronaca sono continuamente schiarite e colorate dall’immaginazione di un bambino, ritratta da Roberto Alba quasi come se lui stesso avesse nove anni. Per tutte le pagine del libro si resta con quella faccia un po’ stupita e un po’ sorridente che probabilmente facciamo tutti quando porgendo a un bambino domande come “quant’è grande casa tua?”, ci sentiamo rispondere frasi come “…un milione!”. Ulisse ha una gran voglia di restare bambino, ed è continuamente diviso tra la sua capacità di sciogliere i nodi dei grandi e il fatto che ha comunque nove anni, e si lascia stupire da un libro sugli indiani, e capitano cose come..: “Ecco il motivo per cui mi arrabbio moltissimo e posso commettere qualsiasi cosa senza una ragione precisa. Io malato? Uno con il mio segreto è una persona malata? Mi sono fatto la pipi addosso”. (pag. 78)
Esperimento riuscito, quello di affidare a un innocente il racconto di peccati e colpe adulte, il romanzo strappa sorrisi anche dal punto di vista della stesura. Un tempo imperfetto costante, che fa sembrare la storia ambientata anni fa, va a cozzare contro Facebook e Porta a porta, e si incastra nel modo di narrare di Ulisse, che alterna passati prossimi e presenti confondendo ancora di più il lettore, e togliendoci quella sicurezza che solitamente fa dire “vediamo come finisce, perché è finita di sicuro”.
Nei momenti in cui emerge di più il suo lato di bambino, complice anche la copertina, è difficile non pensare al saltellante Pinocchio di Comencini, ma altrettanto bene vengono rese paure e angosce di Ulisse nelle situazioni più drammatiche pur utilizzando sempre il suo punto di vista. Una bellissima scoperta dunque, e finora il miglior libro che abbia incontrato nel 2014.