L’ElzeMìro – Letzter Mond auf Schnee-Ultima Luna su Neve

Mondschein-PaulKlee                                                    Paul Klee – Chiar di luna, 1919

Se si possano vedere due facce della luna insieme, più che mal fondata è una questione infondata. Fin da piccino, da quando nel suo piccinissimo cielo gli si presentarono gl’interrogativi poetici posti dal piccolo pianeta, lo Schnee, il Neve e futuro capitano, ha ben inteso l’impossibilità fisica della condizione citata dianzi, a meno che, aggiunse mormorando un prudente però il piccolo Neve-Schnee a un povero pranzo di Natale, All’altra faccia possa io pensare, essa a me rappresentare, dunque in qualche modo, da un’altra fisica guardarla io possa; sintassi germanica ma parole che gli giunsero dalla rudimentale intuizione che nei piccoli parla e che l’adulto trasforma in manuali d’istruzioni, parole che sparsero condiscendente malumore sulla tavolata; Fisica anti tedesca, soggiunse un parente anziano da dentro il proprio abito rivoltato, risentito e vinto, con il tono di chi stia strangolando qualcuno in contumacia.

Ora, 3 maggio millenovecentoquarantacinque, in piedi sulla torretta del suo nuovissimo U2511/ 21*, rassicurante battello dal punto di vista di se stesso, anima ingegnosa e opaca ai sonar, da diciasette nodi in immersione e oltremisura bellica grazie a’ suoi bei venti siluri imbarcati, il comandante Schnee, senz’altri meriti oltre l’appassionata confidenza col mare, lo Schnee respira il vento largo fuori di Bergen-Norvegia. Come allo svelarsi del settimo di sette veli, Che bello, bisbiglia in tedesco al cielo Schnee; guarda sfilare a dritta l’andrògina Luna, pensa che è il sommergibile a filare a sinistra del satellite e rammenta che ciò che di esso l’intriga è tuttavia l’ombra sull’ombra di quel cielo così freddo da dare ai naviganti l’impressione di scivolare sotto interminate volte di ghiaccio oscuro. Un presagio. Per immergere i corpi nella nebbia frigida degli assoluti, gli ordini, come sacramenti, si impartiscono e l’ultimo ordine era quello di uscire in alto mare e immergersi. Lo Schnee si infila giù pel boccaporto di torretta, la luna scompare, l’acqua risucchia rapida il battello, i marinai riflettono. Quota periscopio, oh oh, a portata di siluro l’agile incrociatore inglese Norfolk; Immersione e alla via così, e giù già scivola via da sotto il tranquillo sonar inglese l’ingannatore U2511/21. È arrivato un nuovo ordinecome stelline della sua neve tra tubi e manette fin sull’equipaggio, dall’interfono fioccano le parole del comandante Schnee che si distrae a pensare, pensando già in inglese, che ne occorreranno di tubi e rubinetti e scaldabagni, tanti scaldabagni, dopo l’ordine di resa. L’alba schiarisce il resto della luna. P.D.

                                     220px-U2540_Ruderanlage

                                     Teste di cigni e coda di sommergibile – Brema

Schermata 2017-05-09 alle 10.58.19

*Brema – Germania – Museo della Marina –  http://www.dsm.museum/

Bertolt Brecht, Weill, Ute Lemper – Nanna’s lied – https://www.youtube.com/watch?v=0ujxZO3Bx14

Bertolt Brecht – Libro di devozioni domestiche – Einaudi

Carter Burwell – Fargo – colonna sonora, 1996 –

https://www.youtube.com/watch?v=W4NCC0dUXks&index=3&list=RDCz-p3X3OySk

Louis Ferdinand Céline – Rigodon – Gallimard, Einaudi.

Martin Zandvliet – Under sandet/Land of Mine – v.o. eng. sub. –

https://www.youtube.com/watch?v=Ggb0q7shf5w

BA 10

Pasquale D'Ascola

Pasquale Edgardo Giuseppe D'Ascola, già insegnante al Conservatorio di Milàno della materia teatrale che in sé pare segnali l’impermanente, alla sorda anagrafe lombarda ei fu, piccino, come di stringhe e cravatta in carcere, privato dell’apostrofo (e non di rado lo chiamano accento); col tempo di questa privazione egli ha fatto radice e desinenza della propria forzata quanto desiderata eteronimìa; avere troppe origini per adattarsi a una sola è un dato, un vezzo non si escluda un male, si assomiglia a chi alla fine, più che a Racine a un Déraciné, sradicato; l’aggettivo è dolente ma non abbastanza da impedire il ritrovarsi del soggetto a suo Bell’agio proprio ‘tra monti sorgenti dall’acque ed elevate al cielo cime ineguali’, là dove non nacque Venere ma Ei fu Manzoni. Macari a motivo di ciò o, alla Cioran, con la tentazione di esistere, egli scrive; per dirla alla lombarda l’è chel lì.

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