Leonardo da Vinci – Studio per La battaglia di Anghiari
(…)Si cunta ca quannu i saracini si pigghiaru a Sicilia nell’annu 827 d.C., a ‘n cettu puntu arristaru senza cavaddi. U re saracinu Miramolìno allura, fici arrivari dal nord Africa cavaddi e asini. Duranti ‘na tempesta però i navi cchè cavaddi affunnaru e in Sicilia arrivaru sulu l’asini. L’arabi allura furunu custritti a cavalcare l’asini e i siciliani ‘i abbuffuniavanu: “Li sceicchi supra all’asini!”. Li sceicchi addivintaru asini e di dû mumentu l’asini in Sicilia furono chiamati scecchi. (…*)
Ai soccombùti, alla Grecia, all’antico, alla Sicilia
Si narra che quando gli Alleati si pigliarono, ovvero liberarono la Sicilia, in una bella mattina d’agosto dell’anno domini 1943, il generale Patton se ne andava lesto lesto verso Messina con tutti i suoi carri armati e camions e le jeeps, un conto infinito di soldati e d’ogni bendidìo; tra i beni celesti pani, pesci e munizioni incluse. All’improvviso lungo una strada statale, più simile a un tratturo e che i carri americani tratturavano assai bene, a cavaliere di un fiumicino non ancora secco ecco un ponticello, e sovr’esso un carretto e un asino, o sceccu; messi lì per traverso sceccu e carretto erano uniti dal pensiero di non volersi più cataminàri, o sloggiare, e a dispetto dillu carritteri, o carrettiere. Quest’ultimo di fatto, cui quel bordello intorno di mezzi e uomini, cingoli e pistole per nulla piaceva, come pupo di legno e latta sfuggito con la propria alla ragione del puparo, sulla scena del ponte s’agitava con la voce che divina il fato e col gesto che anticipa la tragedia; la bocca all’uomo sparava nell’alto dei cieli raffiche a ssante e ssanti tanto da catturare l’orecchi e l’occhi di un ben vestito e pettinato soldato filmatore. Impavido sulle gambine secche ed avvilite, le orecchie ritte come lance che sfidassero però l’ira di un qualche loro dio padre ignoto, l’animale, al contrario degli uomini che tra i loro desideri opposti zampettano alla cieca, fosse solo perché disquietato dal rombante tremotìo di cingolàme in scatola sotto gli zoccoli, fosse per il gusto tutto asinino di rompere il testicolàme a tutti quei catafràtti fanti, l’animale niente, non un ih non un oh, non ah di cortese riscontro alle offese e ai colpi del padrone, non molti ché costui dell’asino campava, né alle pretese di tutta quell’armata che dalla volontà e dalla rappresentazione di un asino sembrava pendere. Hi, ha, uh s’infuriava il carrettiere, certo per far mostra di, poco per rabbia autentica; mordevasi pugni e berretto, ma capiva che la véstia faceva di sua ragione un punto di non ritorno. Ma. Arrivò Patton e quello tra un fìckati e un fàckati al dio dei suoi eserciti, cavò il suo immenso pistolone, andò dal sceccu che lo fissava buono senza assolverlo, e bam precisa gli tirò una palla in fronte.
L’armata passò, mentre due poveri in più, vivo l’uno e l’altro morto rimasero a guardarsi nella polvere, senz’occhi per vedere, senz’occhi per piangere.
*cfr. in https://scn.wikipedia.org/wiki/Sceccu
Arturo Pérez Reverte – El pintor de batallas – Alfaguara. Il pittore di battaglie – Tropea
George G. Scott – Patton – https://www.cb01.uno/4k/film/bottom-4k/?id=5096
Luigi Capuana – Stretta la foglia, larga la via – Donzelli
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