Misterioso pescatore e Missoltini a Bellagio – repertorio
Che si tratta di tempesta sconfinata, anteriore al tempo. E, Cosa ci sarà laggiù signore, domanda il bambino col pallone da calcio al piede e una mano che punta al caos remoto di nuvole e onde.
Qualcuno che come te indica il quaggiù e chiede, risponde il bel vecchio Sócrates da sotto l’enorme disco sgrondante del cappello basco ben calcato in capo. Indossa un’incerata verde che si gonfia al vento e occhiali dalle lenti costellate di goccioline d’acqua, ma non pare curarsene, né dell’acqua né del vento, anzi, benché al riparo di una tettoia ai piedi dell’alta torre del faro, L’Erculea, issata all’estremità del palmo di roccia e prati dove finisce la città chiamata L’incrunàta, da che sarto e perché non si sa, pare anzi che la tempesta gli dimostri un elegante teorema, a lui e solo a lui. Fatti su in plastiche colorate dodici turisti cantano a cappella una canzóna triste, in una lingua lontana, da missoltìni naufragati in mare, autentico, grande, atlantico, che si schianta contro le falesie con onde che saltano per aria, ripiovono come mille ombrelli d’acqua sui prati e il vento li spezza, li spazza, li soffia via quanto e com’è è; c’è un gran rumore. Da questo caos non nasceranno né nuovo fango, né pietre né uomini diversi, canticchia il Sócrates, Che cosa prese il babbalèo a vela/ di ch’altro s’illudeva/ il Colombo viaggiatore di laggiù/ tre pomodori e il talequale implume/ de’ piumati di quaggiù. Nessun greco superò mai le colonne d’Ercole, dopo si sapeva cosa c’era e apposta nessun greco ci andò. Alèxandros era una grande macedonia senza limiti alla libidine, a questo termine il pallone salta tra le mani al ragazzìllo, E al credo in me padre prepotente a due gambe virus… Sócrates tossisce.*
Allora perché gli uomini hanno fatto le scoperte, domanda con irritante e/o recitata ingenuità il picciottello, ascoltando sopra le righe il chioccolìo dei turisti che si snocciolano verso il loro pullman in arrivo.
Bella scoperta, scaracchia e risponde il Sócrates, Se apri una porta, oltre la soglia i desideri si lanciano in avanti senza guardarsi indietro, si moltiplicano negandosi all’utile bellezza della sottrazione; c’è della follia in questo metodo, conclude il Sócrates guardandosi le scarpe bagnate fuori, ma ben asciutte dentro. La tempesta s’allontana, il bambino lancia la sua palla, saluta, la raccatta e se ne va. Il solito pederasta, pensa camminando con spavalderia.
* Nell’ordine: 1. Missoltìno: missultìtt e missultén in comasco e lecchese, ovvero agoni, pesci del lago che pescati in giugno, salati ed essiccati al sole vengono mangiati tutto l’anno. 2. Fango, né pietre né uomini: probabile allusione al mito di Deucalione e Pirra cfr. o a zoogonie anteriori http://mitologiagreca.blogspot.it/2007/06/il-diluvio-universale.html. 3. Alèxandros, Libidine: cfr. ivi Giovanni Pascoli – Alèxandros e probabile allusione al concetto di ὕβϱις-hubris (cfr. in Treccani ) 4. Credo in me padre: forse parafrasi del Credo cattolico, con un bizzarro accostamento alla trinità, resa con a-due-gambe-virus in luogo di vir, latino per maschio.
Arturo Zardini – Stelutis alpinis – Coro
https://www.youtube.com/watch?v=cNjAdjdkU3A&list=PLKOuKTFf7fXszv9xMGGckUOYDB1XQA7xa&index=3
Giovanni Pascoli -Alèxandros – https://www2.units.it/eussc/pdf07/testi%20fernandelli.pdf
Totò – Uomini e caporali – https://www.youtube.com/watch?v=2YfXNW7Wz-8
Totò – Per andare dove dobbiamo andare - https://www.youtube.com/watch?v=VQ0tvs9Egj0
Totò - Preghiera del clown – https://www.youtube.com/watch?v=dC8ENkmArE8
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