L’ElzeMìro – Il gusto del fisioterapista 3

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                                                                                  Charles Sheeler (1883–1965) Classic Landscape, 1931

adatto a dire con intento almeno
signore presidente, declamando
o generale, principio il mestiere delle armi
dove signorsì era da dire al colonnello.

cresciuto a spy stories americane
benché le meglio siano poi le inglesi
ecco la disillusione del dire signorsì,
così inadeguato inclemente così cheap.

il saluto è uno stile dapprincipio
mi piaceva sissignore signor maggiore,
anche un soldato ha il suo gusto di sognare.

il capitano fu però a sgridarmi no
non eravamomo  nell’army americano
e girerai il mondo tra rovigo e rovigno.

In vena di strofette l’alabama sung.   le par  elzemirabile lustrisimo.   si sa che l’omicidio è appassionate.  naturale come la marmellata biopio.  funzionario della cassa di risparmio assassina  matura insegnante matematica al per geometri.  minime animali.  la povertà dei denominatori massimi comuni.  sopravvivere.   vivo dunque nuoccio.

avenida baires.  disegno di uno scenografo cinema depresso o fermo con l’immaginazione al dopoguerra.  da essere il general cacciatore per cancellarla dall’espressione geografica con  bombardamenti ground zero.  specie sulle chiese.  le chiese da dopo il 1788 sono lugubri abominiiii.  opere murarie opposte ai lumi.    preciso, mi costa nulla l’ufficio perché la proprietà indivisa tra quattro fratelli detti trabucchi è incerta.   gira la voce di vendita all’hotel accanto.   ipotesi.   pago un affitto proporzionato in basso agli standard di una città il cui primo delitto è alla luce del sole  impunito.  anzi favorito dal clima rettiliano della società de cuius semo li croccantini.   bastimento di miserie e illusionismi.   ogni tipo e modello.   tutto industriale.   prezzi indifferenti alla tasche dei suoi passeggeri.  tutti paganti.  la cosa è il desiderio della cosa non il beneficio.   sei tu sai a doverti adeguare ai prezzi se vuoi sembrare crocerista di noè.   ecco com’è.   ma io no non mi crocerizzo.   l’ufficio è il mio luogo di pena in sospensione.   anche un soldato ha il suo gusto di sognare.  mi piace tornare dal gatto la sera quanto mi spiace fargli vedere che parto ogni tanto.   so mai se tornerò.   ci penso.  lui sa benissimo da come mi muovo in cucina se vado soltanto all’ufficio.  mi accompagna alla porta.  altrimenti sparisce.  simulato fanculo.   ma di sera mangia con me sul divano.  televisione solo film.   sbruffola niente fuori dalla ciottola ma lo stesso gli metto una tovaglietta lavabile sul cuscino.  sgombri io sgombri lui.

giovane senza prospettive di vita a non andare a saldare tubi di qualche piattaforma off limits.  fare il saldatore immaginarsi.  ventimila leghe sotto i mari avevo un amico.  sparito.   iscritto con me a scienze poropò pò.  ti dicono che ti apre molte pò pò porte al mondo.  lui in alaskocina.  io finisco nel marketing.   giochi di perle di vetro intorno a un biscotto.   così che il tercio è un rifugio, secondo mica a niente, 1534, storia.   fa sentire davvero nell’ordine di tutte le galassie.  impari a maneggiar le armi di cui sei sprovvisto dalla natura.     portare la divisa come un camaleonte la sua isterica livrea.  signorsì signore mi piaceva e poi ero nell’intelligence.  l’intelligenza è tuttora il mio forte anche se la applico a stuccare crepe nel muro di palta delle maggioranze.  ognuna il suo.  la borghesia è una scoreggia di bocca.   non so perché mi sono congedato.  missioni estere una cifra eccome.  girerai il mondo il più fangoso.  rete fognaria assente bucata strasbrodante.  puzze convogli interi.  insetti deceduti.  non temevo nemmeno gli attentati.  le mine le cercavo così da incorporarmi subito alla fanga secca o bagnata.  oggi che dire di corna fa ridere.   ah il senso della vita.  la gente arriva a trovarmi.  mica faccio pubblicità e non ho  insegna con aquile o spade sulla porta.   sono segreto e privato per natura. discreto per intelligence.  qui approdano fedifraghi e traditi gli uni e gli altri per rifarsi.  la vulva in comodato d’uso gl’è appiccicata alla loro fantasia.   non se ne liberano la seguono la temono.  penelopa di sfondo.  ahhi nausica la tonica fica di nausica.  in qualche motel della cintura di autostrade come.  a pensarci la città si rappresenta bene come un cazzo a mollo nel suo goldone.   tutto sommato la prima a entrare qui dentro nelle mie stanze è la paranoia.  la malafede anche.  puccio la brioche nel cappuccino freddo altrui.  non so dire perché mi piace.

allora si noti che ho allevato un collaboratore cambio merce.   qui accanto altra stanza dell’ufficio ho sistemato un mio amico disgraziato.  pancho per servirla.  obeso regista fallito perseguitato dal fisco.  a fuggire dai cacciatori di taglie l’ho deceduto d’ufficio.  certificato di morte e cremazione tutto in regola tranne che il cadavere ronfa qui  dentro un divano letto la notte.  anagrafe a fantasia pancho de ville lo nomo e ho fatto aprire uno scarico nel pavimento del cesso così ha la doccia.  caldaia acqua calda e fredda riscaldamento.  pancho mi fa da reception quando sono via coi clienti veri come lei (l’Elzemiro non è alla lettera un cliente ma uno sfruttatore n,d,r.)  e sa usare ogni tipo di microfono e telecamera.  monta smonta e rimonta.  diabolok.  lo mantengo pancho ma si aiuta con videini per opere pie.   ma insomma ho un tenore di vita plausibile e vivo con un gatto, l’ho detto tenuto conto che pago le tasse quasi per intero.  di quello che non fatturo non mi sento responsabile nei confronti della collettività.  sono i clienti i cretini che vogliono sentirsi gli unici.  mi indicano nomi di di copertura.  non esistono.  solo indirizzi.  a vaduz vendono indirizzi.  nassau.  e il fatturando magari è di merate.  fatturato geografico.   sento che lei vuole il delitto l’indagine la ciotola di yoghurt scaduto.

allora delitti elzemiro.   eccoci  pronti.  le racconterò un caso dai suoi contorni.  i casi sono tutti solo contorni la sostanza è cupidigia.  semplice o composta.  la soluzione dell’enigma guardi è tanto ma tanto cazzosa.  socialmente interessante.  prenda una donna sulla cinquantina.   dico per dire.  se una situazione  autentica senza ginecologia e urologia di mezzo porta non alla polizia ma a me, capisco subito che la malizia si aggira in danimarca o che mi vogliono fottere o che sperano un aiuto insabbiatore.  dico per dire.  farla breve mi chiama questa qui.  composta preoccupata.  la preoccupata composta non mi finisce.  nessuno mi finisce tranne gli innocenti veri.   gli innocenti veri hanno paura e sono coraggiosi.  questa mi telefona e mi chiede se posso andare da lei.   hmmmma ci vado con pancho che gioca alla grande il ruolo prudente di testimone.  la tipa ha la middle voice da upper class.  sa di studi onanistici coi cazzi altrui.  letture e di sicuro una madre che gioca a canasta se non è rincoglionita in fondo a un letto di chissachilosà.  la tipa è soggetto vado al cinema con il  quotidiano dominante agevole in borsa così lo leggo avanti la proiezione.  mentre che parla dita a pettine nei folti capelli.  sfioriti forse precoci ma insomma chi se frega.  dicono che è un segno di scopami qui e adesso.  boh trovate lussuriose pappagalline con capelli a zero.   parlo del cenozoico ma va bè, non escludo il diversivo.  questa è del tipo dita a pettine.  sgradevole, di quelle che ti osservano come tu fossi l’ingrediente di una loro macumba.  occhi capocchia di spillo.  invasati.  parla sottovoce, e non mi frega chi parla sottovoce.  invasati.  simulano calma.  a me la compostezza del fuori mi fa recita di suore assassine.  tutto un segno di pace ai funerali.  il funerale è un parametro vitale.  mano mano che frequenti funerali è il tuo che si avvicina.  come ho già detto a me i fuori di testa mi stanno bellamente sul cazzo.   e i segni di pace.  insomma la signora mi racconta che da una settimana il marito è sparito.  domando ma mi dica  la polizia per cosa la pagano.  punzecchiate le chiappe di madame reagiscono con doppio scavallo accavallo di gambe.  da dominatrice di collant in ferro antintrusione  risponde che nel suo ambiente.  al suo ambiente ci arriviamo.  sono tutti pettegoli e pieni di bispensieri.  l’ho detto che la signora è studiata università orwell.  ci credo meno che a dio ma la lascio sbrodolare espressioni di preoccupazione.  indossa scamiciato nonostante l’autunno.  braccia di rado pelo.  gran sonagliera di bracciali agitati.   ha un figlio.  magari dirò anche lui.  adottato suonato.  non vuole impressionarlo, sa la polizia fa domande e lui si sa mai  mi dice come reagisce.  mi dice che è molto stanca che il marito scomparso è un tipo aggressivo. violento addirittura.  nini occhi neri graffi o sberleffi sulla faccia non ne vedo.  cosa mi ti racconti.  a soldi com’è chiedo.  la casetta della vedova in pectore è una villa con giardino.  odor di scones e scuola inglese.  un sacco di oggetti e mobili scelti, modernariato e beaux joujoux di famiglia, si capisce che c’è sotto il portafoglio di qualcuno.  e robba.  ricco sì abbastanza mi dice.  è lui  che.  aggiro il preambolo e chiudo.  è lui che paga e ha pagato tutto questo. nuovo arcobaleno di gambe.  mi dice è da lui che dipende la salute di paco.  paco è un babyjane ma genere amazonas.  eccolo che spunta dalla cucina con pizza enorme in offerta.  pancho è un mangione e si lascia tentare.  la sua presenza fa credere alla tipa che siamo innocui.  io fatico a ritenere importante l’alimentazione, sgranocchio poi mi stufo.  mangio purchè non sia da cucinare mangio col gatto gli sgombri tutto pronto.  tutto.  lei lo so che inorridisce lelzemiro.  la signora dice che babyjane è capace di sfornare otto dieci pizze senza fermarsi, chilate di farina per non contraddirgli la mania della pizza.   la pizza è buona.  peperoni piccanti a sfare però.  babyjane via che fila di nuovo in cucina.  vabbè prendo l’incarico.  ritrovare il maritozzo in fuga s’è capito.  bluffo vedrà si farà vivo con un bonifico.   reazione assente, sempre composta stabiliamo un prezzo per la ricerca del fuggiasco.  si vedrà se cadavere.  conto 5000  minimo.   sicuro che dal ginecologo visite a registratore di cassa.  200 all’ora iva eslusa prendere o lasciare solo per l’istruttoria spese viaggi tutto da documentare extra.  giro dell’appartamento, frugo nel cestino trash sotto la scrivania del desaparecido.  bisogna sapere che la gente getta e non sa di seminare tracce ma  niente.   armadio cabinato mutistrato niente.  mi faccio dare l’indirizzo di lavoro studio notarile.  va in moto da sé con cinque impiegati e altro notaio.  miliardi.  vecchiaia garantita per la signora.  comincio a pensare che ciò che vuole sapere è se il marito è sparito ma per sempre.  finalmente.  chiamarmi  è tutta una comédie française.   because.   interrogherò l’altro notaio.  pancho annusa l’aria come per un sopralluogo.  è chiaro che il sior notaro d’ufficio, 45 ben messo,  si vede che si dà una movida di tennis piscina pesi golf club.  ma da come sta abbottonato è che si nasconde.  se si scopa la cinquantenne non fa una piega.  moglie scopata sempre piaciata.  foto del notaio svanito.  più che magro uomo ombra.  un filo di barba.  sembra già morto.  la fotografia aiuta.   capelli allisciati all’indietro.  aprire il computer.  una prefica intorno all’età della pensione mi dice che non sa se si può, che non abbiamo un mandato di cattura informazioni.  le faccio lo slide show sotto gli occhiali di tutti i tesserini miei ministero incluso.   certificati abilitazioni.    anche il suo di pancho de villa.  passa all’atteggiamento collaborativo del cane fedele a tutti purché siano padroni.   vediamo l’agenda.  niente di privato solo lavoro o così appare.   anche la settimana della scomparsa era fitta di appuntamenti.   ah il bianco notaro.   anche in banca.  no comment.  domani banca.  in ascensore dico a pancho di prepararsi a registrare.

                                                                    Fine di 3

Pasquale D'Ascola

Pasquale Edgardo Giuseppe D'Ascola, già insegnante al Conservatorio di Milàno della materia teatrale che in sé pare segnali l’impermanente, alla sorda anagrafe lombarda ei fu, piccino, come di stringhe e cravatta in carcere, privato dell’apostrofo (e non di rado lo chiamano accento); col tempo di questa privazione egli ha fatto radice e desinenza della propria forzata quanto desiderata eteronimìa; avere troppe origini per adattarsi a una sola è un dato, un vezzo non si escluda un male, si assomiglia a chi alla fine, più che a Racine a un Déraciné, sradicato; l’aggettivo è dolente ma non abbastanza da impedire il ritrovarsi del soggetto a suo Bell’agio proprio ‘tra monti sorgenti dall’acque ed elevate al cielo cime ineguali’, là dove non nacque Venere ma Ei fu Manzoni. Macari a motivo di ciò o, alla Cioran, con la tentazione di esistere, egli scrive; per dirla alla lombarda l’è chel lì.

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