L’ElzeMìro – Dopomezzanotte-La congettura di Kaminski

Kaminski

Signore e signori buonasera e grazie per essere intervenuti a questa breve conferenza con l’illusione della curiosità mi pare di potere immaginare…. Che molti di voi si siano spinti fin qui a quest’ora di una sera che si annuncia piena di sorprese da parte degli dèi preposti alla meteorologia non mi pare poi così bizzarro a motivo del fatto che a questa conferenza manca un titolo… ovvero… che il titolo la congettura di Kaminski nasconda un nome… il mio… del tutto sconosciuto alla totalità di voi presenti… e un termine… congettura… che ha evocato chissà nelle menti di più di uno tra voi fantasie matematiche o geometriche o di nuovi o vecchi orizzonti quantici o… o più alle corte di scacchistica. Il mistero vi garantisco aleggerà soltanto per altri pochi minuti…

Kaminski fece una lunga pausa artistica cioè volta a lasciare libero, nel silenzio, quel correre dei pensieri da un neurone all’altro nelle teste dei convitati e tale da creare nei più la frenesia dell’attesa e della, eventuale, scoperta. In altre parole : chissà questo dove voleva arrivare fu la domanda che certamente sorse, levitò e svanì in molti cervelli. Dopo un oculato sorso d’acqua, Kaminski riprese il discorso con la sua prosa artefatta e fiorita

Sarà bene precisare che mai mai mai nella mia vita ho avuto a che fare o sono stato preso… come si usa dire… dal sacro fuoco per qualcosa… al massimo se mi concedete un frizzo di umorismo… in me qualche volta si è acceso un cerino e come un cerino si è spento e ha esalato il suo ultimo fumino. Sì qualche volta… anche nel caso presente… per un certo tempo qualcosa di non estraneo al desiderio a una fantasia… mi ha sospinto in avanti una ma no… posso affermare che il mio animo gode dei vantaggi dell’inverno nella vigna. Mi sono deciso tuttavia a organizzare questa conferenza che vi assicuro non vi porterà via più del tempo necessario a esporre i fatti… motivato solo da un… anèlito… ma in fac-simile… di mettere in guardia degli sconosciuti contro se medesimi. È la prima considerazione che vi sottopongo. Homo homini lupus conta un adagio latino… badate che non studiai né conosco quella lingua per scienza infusa ma insomma sono certo che tra voi qualcuno mi confermerà che si traduca l’uomo all’uomo è lupo. Sorprendente rivelazione del buon senso antico il cui senso si rivela in un doppio senso… che l’uomo ha il lupo in se medesimo senza escludere talvolta il lupus… sapete la terribile malattia… che non a caso avviene e arriva dal dentro del soggetto senziente… termine con cui si designa troppo alla leggera il bipede eretto… il sapiens la cui parte ognuno di noi si pregia di interpretare nel mondo. Vorrei pertanto indurvi a considerare signore e signori se ognuno di voi coltivi o no in sé tra le tante una voluttà diversa e particolare… deplorevole voluttà… ovvero quella di mandare ciascun prossimo alla forca… o alla prigione che della forca della ghigliottina e di qualsiasi altro istrumento di liquidazione dell’ospite indesiderato sulla terra… assassino o meno che sia… non è che il simbolo e non meno folgorante di una scarica elettrica. Circa la pena da infliggere al malvivente in essere… ditemi con sincerità autentica chi tra di voi non ha sentito pronunciare e magari è inorridito al sentire dire da taluni… ah quello…

Kaminski sfoderò a questo punto un indice perentorio verso il pubblico in ascolto e con tale forza e gravità che non pochi dei presenti sobbalzarono sulle loro seggiole

Quello rinchiuderlo e buttare la chiave. Ebbene. Vorrei che vi interrogaste se… al contrario di quanto è probabile pensi di voi il vostro amor proprio… se questo feroce auspicio è risuonato e più di una volta dentro di voi…. per poi subire le redini o la sordina del commendatore di don giovanni o di un semplice pensiero contrario o limitante e considerato civile… di certo con qualche ragione non c’è civiltà senza prigione. Non c’è prigione senza sofferenza. Lo scopo della prigione è la vendetta… l’esclusione la messa al muro senza plotone di esecuzione o il puro diletto di chi la prigione istruisce. La prigione è prima di tutto un artefatto dalla mente… si fabbrica nella mente… nel suo segreto… tanto è vero che non sono pochi quelli che le prigioni costruiscono per i propri affini o cari… persino per sé… prigioni. Clausure sotterranei celle segrete legami… matrimoni… convenienze… luoghi in cui ammaestrare e ricacciare ciò di cui la mente non sopporta l’esistenza per sé o sospetta possa esistere in sé. Pensate alla torre di londra come luogo nella mente dei re che ne facevano l’uso tramandato da shakespeare da marlowe e quindi dalla storia… un luogo in cui scontare la pena per esistere fino all’estinzione…

Kaminski : vale la pena di descriverne i tratti salienti e gli accessori che ne definiscono lo stile ; Kaminski, le sue origini nominali si perdevano in una biografia assente da qualsiasi motore di ricerca ; di una certa età , esile e non basso, stempiato, la testa a sesto acuto, gli occhi affaticati come di chi non avesse dormito o non dormisse mai molto o che avesse dei problemi con le proprie ghiandole lacrimali ; ben vestito in quel momento con un completo corto alle caviglie e ai polsi, i risvolti della giacca con un minimo accenno di forfora, spiccava sulla camicia non ben stirata, forse solo appesa ad asciugare in modo da farla sembrare poi in ordine, spiccava sulla camicia non si sa se di un giallo stinto o di un bianco appassito acquisito col tempo e i continui lavaggi, spiccava una bella papillon a piccoli pois sobri sul fondo che a prima vista pareva o verde scuro o di un grigio fondente. Sono dettagli, sovrastrutture, panni beninteso ma tali da produrre, non diversamente che in un dipinto del Moroni o del Velasquez, l’immagine intima e suggestiva del soggetto. Che si trattasse di un professore, che vivesse solo e di pensione è un’ipotesi che solo Sherlock Holmes avrebbe potuto confermare aggiungendovi il quadro di deduzioni elaborate quanto lontane dall’ovvio. Una carpetta di similpelle marrone da impiegato contabile e un ombrello ben piegato da persona previdente completavano la caratterizzazione del personaggio, caratterizzazione beninteso non tra le più innovative rispetto a una filmografia di ampio spettro. Kaminski, si era fermato ad osservare se nei visi degli ascoltatori si stava producendo o si era già prodotto un mutamento, un disagio, il sospetto dell’inattualità o peggio di una sorta di narcisismo nell’affermare cose contrarie al buon senso e al decoro. Riprese

Ora per gioco… non pretendo un gioco accademico… per un gioco di carte o di tesserine o di pedine di un qualsiasi scarabeo di quelli che magari qualcuno è abituato a giocare per gioco… mi piacerebbe che vi domandaste se lo stesso apparto di polizia che ogni regione della terra impone e propone al mantenimento della pace sociale con la forza terrifica ma non troppo della prigione e appunto del suo simbolo… che quello stesso apparato inquisitore non rappresenti l’estensione… oso dire la proiezione che ciascuno fa del poliziotto. Che ha in sé. Del poliziotto del giudice del boia. E ahimè del torturatore. Non dico in queste nostre terre toccate dalla sorte di ordinamenti benigni e civilizzati al punto di… nemmeno rifiutare… ma rinnegare o sotto sotto direi diniegare la violenza la depravazione la ferocia come metodi di governo cioè di coercizione… ma insomma qualcuno di voi ha sentito e osservato orecchiato di mondi dove tranquilli maestri elementari o impiegati al ministero della difesa o meccanici di un reparto corazzati dell’esercito o pediatri o psichiatri si siano rivelati a sé stessi torturatori… come a saulo dio sulla via di damasco con la differenza che se il tale saulo folgorato da un evento sì grande cadde da cavallo o inciampò o cosa… quegli stessi nella camera preposta al macello delle loro vittime non ebbero né inciampi né esitazioni né tremori … se mai l’accortezza di rimboccarsi le maniche della camicia…

Kaminski bevve un altro sorso d’acqua e in lui parve accendersi una specie di agitazione gelida, quella per intenderci o del concertista prima di toccare tasto del proprio strumento o dell’attore prima di entrare in scena

Ora non vorrei…. non voglio che vi pensiate al cospetto di un tardivo anarchico educazionista o di un modello fuori produzione di intellettuale utopista o peggio di uno di quei religiosi senza scrupoli che pretendono il bipede modello di bontà abeliana e addirittura di fabbrica divina benché fallata all’origine ah no… care signore e signori… questo mi dispiacerebbe proprio. Intanto vi induco a ragionare che la fabbrica divina pretenderebbe per logica la pulsione alla vendetta alla strage allo stupro… questo e non altro mi pare infatti il filo conduttore dei discorsi in quel libro dei libri inteso anch’esso di produzione olimpica… chi l’abbia letto o lo legga per abitudine non so quante palpebre sentimentali gli si potrebbero o non potrebbero agitare… se davvero fosse alieno o soltanto infastidito dalle continue incitazioni alla violenza e al sopruso per voluttà divina di quel libro… prototipo direi di tutti… di molti giornali e giornaletti d’assalto con cui nella storia si è incitato alla forca alla devastazione alla morte degli inquilini ritenuti alieni in qualche porzione più o meno estesa di terreno planetario. Mi spiacerebbe dicevo essere preso per l’anima bella ostile agli ismi di cui la specie sapiens si è dotata nei secoli… anche soltanto il più recente… per alimentare e allenare il gesto del far fuori. Non sono così… non più non meno di voi che mi ascoltate… vedo già perplessità o sdegno in qualcuno… non più né meno. Peraltro va detto che in antico i nostri più lontani maggiori… nessuno dei quali informato del libro dei libri e nostri in qualche modo predecessori… ebbero il talento di assassinare e scassinare senza che in loro si accendesse la fiamma della giustificazione… si vede che sapevano bene di essere per natura vendicativi e feroci come aiace d’oileo lo stupratore di cassandra… carogne senza antagonisti gli eretti… senza avvoltoi che ne spolpino la carcassa ripulendo il paesaggio nella sua estenuata pazienza… se non all’occasione… nell’occasione di qualche epica battaglia ovvero di omerica carneficina. Carogne e avvoltoi allo stesso tempo noi bipedi siamo gli eletti di un sistema senza alternative… democratiche…

Kaminski rise qui, ma, come fosse stato catturato da un pensiero o da una battuta di spirito che non volle esternare, dopo un breve istante si compose e ricominciò

È questa che ho esposto e in estrema radicale sintesi la congettura di cui ora vorrei esporvi il corollario con la storiella che vi riassumerò. Vi potrà sembrare che io  finisca con lo spingermi troppo in avanti su un terreno di sabbie mobili… giudicherete con la benevolenza che mi vorrete accordare per qualche barlume di tempo ancora ma vedo con piacere che nessuno si è ancora alzato a insultarmi né abbia preso giacca cappello e cappotto per andarsene… bene bene. Vedete signore e signori che non da ieri ho maturato una delle poche certezze di cui… diciamo adorno… il mio pensare. Prendiamo dunque per caso il caso che siate chiamati a testimoniare in un qualche processo o prima… nella fase delle indagini a fornire elementi di prova a riverbero… alimento o beneficio di una qualche accusa… una qual si sia… e che vi troviate nell’impiccio di dovere riconoscere… che vi siate spinti o indotti… che vi sia chiesto se riconoscete questo volto o quello fra molti… ebbene il mio consiglio la mia convinzione è che in ogni modo dovreste trincerarvi dentro dei non so non ricordo… non mi pare non sono sicuro… anzi è così non riconosco proprio…

Un tuono rimbombò fuori proprio sulla sala che, per ragioni architettonicamente ignote, aveva una volta a cupola di nessun interesse estetico e nessun uso pratico. Qualche istante appresso prese a piovere. La luce, dall’interno oltre i finestroni della sala vislumbrava la trama verticale dell’acqua. Un incerto mormorio, basso basso smosse il pubblico come un’onda, testimonianza di un lieve scontento o di una perplessità

Ora signore e signori vi sarete già fatti persuasi che a seguire… applicandolo ai codici… questo mio principio morale tanti efferati assassini quanto non meglio specificati malfattori tra ladri e rapinatori la farebbero magari franca. Ecco… io non credo. Esentati dall’obbligo del riconoscimento gli investigatori sarebbero anzi costretti all’obbligo delle prove inconfutabili. Oggettive… perché il riconoscimento tale non è mai… credetemi se vi dico che è il prodotto del nostro desiderio… lo stesso di cui ho detto poco fa… il desiderio di mandare qualcuno alla gogna o alla forca… di far fuori un mostro che si suppone… che si impone alla nostra immaginazione… come si aggrovigliasse nel nostro intestino… che fosse il nostro intestino… un pitone un noi che calpestare è pericoloso e sopprimere meglio. Vi assicuro che se ora in questo stesso istante qualcuno tra voi fosse sopraffatto dal desiderio non di andarsene ma di venire qui ad allungarmi la propria indignazione con un bel pugno sul naso o persino di tagliarmi un orecchio o la gola ebbene quale migliore dimostrazione sarebbe dei desideri …dell’appetito di sopraffazione… un pitone appunto lento e inarrestabile come una pressa da decine di tonnellate di cui fosse incastrato e inutilizzabile il pulsante di stop…

Kaminski inserì qui una pausa premeditata come al primo atto del suo discorso poi attaccò di nuovo

Dopo tutti questi discorsi voglio concludere proponendovi la storiella prevista… la storiella dell’uomo delle calze. Cerco di riassumervela come l’ho imparata dalla sua vittima. C’era un uomo a quei tempi afflitto con tutta probabilità da vari disturbi oltre che da una forma grave e letale di feticismo… egli batteva i negozi più chic di biancheria per signora si intratteneva con la commessa o con la gerente… avrete osservato se mai li avete frequentati che questi negozi sono tutti senza eccezioni serviti da signore o giovani e belle o anche solo charmeuses o da signore in età non più giovane ma non vecchia e magari sovrappeso… ma tutte identificabili per una sorta di allegria tra lo chic e il lussurioso quasi che per servire oggetti come mutande e reggipetti e calze servisse offrire alle clienti o ai clienti la sfrontata fantasia che questi oggetti sottendono… la fantasia dell’involucro… della stagnola dorata da aprire e scartare in luogo del cioccolatino che si esita a mangiare… ebbene costui con parsimoniosa ironia batteva a tarda sera questi negozi… quasi all’ora di chiusura… e ora in questo ma non in quello strangolava la titolare o la commessa con le calze… da donna beninteso che era evidente doveva avere chiesto di vedere tali e tante risultavano abbandonate dopo e sparse in terra o sul banco di vendita per il lavoro della scientifica sul luogo del reato… il corpo della donna… voi sapete sapete quel che fa… canta leporello di don giovanni ma particolare importante era questo quel-che-fa che l’uomo metteva in atto e sempre e in articulo mortis. Sulla scena del delitto v’erano bensì evidenze di lotta… di lotta per la sopravvivenza sopraffatta. Bene. In uno di questi negozi verso la fine delle sue donnesche imprese un l’uomo si presentò con la frase… Vorrei vedere delle belle calzine. La donna al banco fu presa dal cosiddetto sesto senso… ma secondò professionalmente l’individuo finché quel senso non le suggerì che qualcosa stava prendendo il verso storto… l’uomo stava compiendo sgradevoli manovre disse poi la donna agli inquisitori ma piuttosto giovane atletica e risoluta scaraventò il cassetto delle calze addosso all’uomo saltò oltre il banco e complice la confusione che aveva provocato si buttò fuori dal negozio per invocare aiuto. Inutile dire che in un istante anche l’uomo era fuori in strada e fuggiva…

Kaminski sospirò

Tempo dopo nello stesso negozio e con la stessa frase a chiave… vorrei vedere delle belle calzine… un uomo… ma chi ma come… si presentò nello stesso negozio. La commessa lo affrontò risoluta… gli disse sì ma a una condizione… questo spiazzò l’uomo che fu evidente non capì nulla perché percome ma si trovò in un attimo di fronte a due poliziotte sbucate dal retrobottega… e fuori dalla bottega sul marciapiede diversi agenti ad armi spianate. L’uomo fu arrestato perché dunque… riconosciuto… con certezza. Al processo nessun dubbio… la donna fu tenace nell’avvallare l’accusa e l’uomo rinchiuso dopo un rapido processo e in mancanza di altre consistenti prove. Carcere di massima sicurezza a vita. Qualche tempo dopo i delitti ripresero il loro corso… un’altra donna scampò al rito funesto di un uomo… fu rimessa in atto un’identica trappola e di nuovo l’uomo fu arrestato sulla scorta di un altro riconoscimento. Confrontati l’uomo già condannato a vita e questo nuovo di fresco arrestato avrebbero potuto dirsi ma non lo erano gemelli. Dopo breve e potremmo dire dopo vero processo fu così condannato il vero colpevole. Il primo uomo con la vita rovinata e mille disturbi contratti durante una feroce detenzione fu scarcerato e tornò dopo molto tempo a vivere… ma con quali fatiche

Il silenzio degli ascoltatori prese una consistenza di plastilina

Questa dunque la parabola che completa e avvalla la mia congettura. Che fu l’innato desiderio  di punizione a far riconoscere l’innocente per colpevole e dopo invece… rispondetevi da voi. Care signore e signori grazie e che la notte vi sia lieve…

Senza dar credito a qualche solitario applauso Kaminski raccolse la carpetta da impiegato afferrò il suo ombrello e uscì dalla sala con andatura decisa e molto rapida. Il pubblico stava prendendosela comoda, la pioggia si era infittita e tutti si attardavano ad attrezzarsi contro l’acqua sì che quasi nessuno si era ancora avviato all’uscita quando come una furiosa chimera, un ‘esplosione la devastò, sventrò e frantumò le porte di vetro, fece crollare i pilastri del plafone e dei brutti lampadari di ferro ; si vide una figurina catapultata verso l’alto e poi più nulla, tutto piombò nel buio e nemmeno pochi secondi dopo, con un immane boato e una fiamma parve che tutto l’edificio si sollevasse da terra e si schiantasse. Nessuno sopravvisse. Rimasero delle macerie.

L’immagine di apertura è di Nigel van Wieck – Coat-check girl

Pasquale D'Ascola

Pasquale Edgardo Giuseppe D'Ascola, già insegnante al Conservatorio di Milàno della materia teatrale che in sé pare segnali l’impermanente, alla sorda anagrafe lombarda ei fu, piccino, come di stringhe e cravatta in carcere, privato dell’apostrofo (e non di rado lo chiamano accento); col tempo di questa privazione egli ha fatto radice e desinenza della propria forzata quanto desiderata eteronimìa; avere troppe origini per adattarsi a una sola è un dato, un vezzo non si escluda un male, si assomiglia a chi alla fine, più che a Racine a un Déraciné, sradicato; l’aggettivo è dolente ma non abbastanza da impedire il ritrovarsi del soggetto a suo Bell’agio proprio ‘tra monti sorgenti dall’acque ed elevate al cielo cime ineguali’, là dove non nacque Venere ma Ei fu Manzoni. Macari a motivo di ciò o, alla Cioran, con la tentazione di esistere, egli scrive; per dirla alla lombarda l’è chel lì.

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