L’ElzeMìro – Delitti e Vendette 1

Anonimo 1459

                                                                                                          Anonimo – Flandre – coll. privata

                                                        1 – La visitatrice fiamminga

«ὦ δέσποτ᾽ Αἴας, τῆς ἀναγκαίας τύχης οὐκ ἔστιν οὐδὲν μεῖζον ἀνθρώποις κακόν» Aiace,  signor mio, del necessario caso non c’è per gli uomini male maggiore»Sofocle – Aiace 1/485

Si dice che al vederla passare il cane del custode ululi. Indagati, gli studenti non sanno dire chi sia, vederla sì ma non riconoscerla; interrogati, gl’infallibili occhi delle donne non ricordano come si vesta, A walking shadowa, è l’azzardo della più fiera tra le oblate del professore di estetica; Reperto Cromagnòn, per quest’ultimo che le ha accordato tuttavia il beneficio del grado superiore al Neanderthal; per la maggioranza tra la maggioranza femminile degli studenti si tratta della, Visitatrice fiamminga, che portava ogni volta da fuori il gelo che i suoi abiti sembravano conservare e diffondere nell’aula senza che il calore dei termosifoni riuscissero a riscattarlo; che è arrivata puntuale a ogni lezione, seduta in cima all’anfiteatro, senza levarsi i guanti, senza prendere appunti, sfinge ostile al quesito, a voler dire brillante, per difetto di tratti riconducibili all’esperienza di qualsiasi interlocutore, nel caso il professore, il cui prezioso vestire, tendere, lanciare il discorso con ricchezza di rimandi, ellissi e citazioni, denunciavano al contrario, il carattere dell’uomo, die Lust, il tentativo non nuovo, chissà la rivalsa, dello spirito sull’indefettibile mineralità del cosmo. Il professore ha riservato alla visitatrice fiamminga un benvenuto formale non privo d’accenti ostili alla sintassi estranea del suo corpo, indaffarata in apparenza solo a contare come alla rovescia le parole del professore – seminario Minore, deteriore, sublime, II semestrequi di seguito raccolte in appunti, Lasciarsi guardare dall’immagine…. l’ignoto autore l’ha ben composta…. la deriva simmetrica degli alberi… il primo tagliato in testa… trinità o croce sul bordo di un rivo che potremmo chiamare Golgota s’a qualcuni fosse gradito…. ritmo e composizione tripartiti…. tre i piani dell’immagine neve rivo neve…. in tre diviso il terzo inferiore dell’immagine…. degli alberi il loro aumentare o decalàre per terze…. tre i corpi dell’abitato a destra…. le pale del mulino a sinistra chiariscono il tema terzo della croce…. un capestro si rammenti…. sembra una pittura da nulla ma è del nulla…. l’atmosphère froide avanti la battaglia…. forse il tamburino di Adornob rulla in tre perduto fuori dal quadro… ne lascia la quiete sepolta nel pallore delle tinte…. non rincorrere nelle immagini i rozzi vuol-dire…. associare…. ogni immagine è sognata…. prendere Piero della Francesca…. di molto oltre i surrealisti la cui velleità è il farfugliare della parotite…. all’arte non imporre il filtro della voluttà di orientamento…. l’arte è roba dell’altro mondo non cosa nota da riferire alle proprie notorietà…. ricordare la petite phrase de Venteuilc…. Proust non la dichiara…. non era alcolista né cacciatore né torero né kilimangiaro…. è la piccola chiave dello scrigno…. la chiave c’è ma lo scrigno…. attenderlo…. ogni musica è disseminata di chiavi…. Questa la chiusura di tre settimane di seminario. Poi la visitatrice fiamminga è uscita dall’aula, con gli altri ma prima. Il professore riaccende il telefono, spenge l’ipad, raccatta il cappotto, spenge la luce. Oltre la soglia, ferma al chiarore obitoriale del corridoio la visitatrice. Il professore sorride perplesso ma il martello della visitatrice, martello da fabbro, manico segato, testa quadra da 3200 grammi, ne smorza la perplessità, frantuma sorriso e mandibola, poi e in più riprese, la testa. La notte rosicchia il tempo, ulula il cane del custode. Ululano sirene.

Schermata 2017-05-09 alle 10.57.25a Life’s but a walking shadow, a poor player/ That struts and frets his hour upon the stage,/And then is heard no more; it is a tale/ Told by an idiot, full of sound and fury,/ Signifying nothing, W. Shakespeare – Macbeth A5/S5

b a commento di certe atmosfere mahleriane in T. Adorno – Wagner Mahler due studi  Einaudi 1966

c Venteuil e poco sopra atmosphère froide in M. Proust – La prisonnièrehttps://www.youtube.com/watch?v=47DLbUO1M6Q.  Quanto alla piccola frase è verosimilmente in César Franck – Sonata in la maggiore https://www.youtube.com/watch?v=IYKqElfxwQI

BA 10

Pasquale D'Ascola

Pasquale Edgardo Giuseppe D'Ascola, già insegnante al Conservatorio di Milàno della materia teatrale che in sé pare segnali l’impermanente, alla sorda anagrafe lombarda ei fu, piccino, come di stringhe e cravatta in carcere, privato dell’apostrofo (e non di rado lo chiamano accento); col tempo di questa privazione egli ha fatto radice e desinenza della propria forzata quanto desiderata eteronimìa; avere troppe origini per adattarsi a una sola è un dato, un vezzo non si escluda un male, si assomiglia a chi alla fine, più che a Racine a un Déraciné, sradicato; l’aggettivo è dolente ma non abbastanza da impedire il ritrovarsi del soggetto a suo Bell’agio proprio ‘tra monti sorgenti dall’acque ed elevate al cielo cime ineguali’, là dove non nacque Venere ma Ei fu Manzoni. Macari a motivo di ciò o, alla Cioran, con la tentazione di esistere, egli scrive; per dirla alla lombarda l’è chel lì.

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