L’ElzeMìro – I discorsi degli uccellini a Sils Maria

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Umano mangiarsi gli uccellini se occorre, troppo umano non farlo – Anonimo fiammingo XV sec. – De divinis manducationibus 

Klee-Paesaggio con uccelli gialli                                                                       Paul Klee –Paesaggio con uccelli gialli-

La folle bellezza del lago… di un mare che si è dato un limite, disse timido il professor Pforta e proseguì in silenzio. Ecco le voci degli uccellini… che sia canto è opinione corrente… tale in grazia di un sentimento sentimentale… lo stesso cui ci neghiamo noi scettici e sereni… lo stesso che ha fantasticato l’ircocervo* le sirene e l’araba fenice, Che vi sia ciascun lo dice… ma nessuno sa come definirli se canti o racconti le voci di passeri e corvi e falchi e tordi… all’aurora e a sera… però gli uomini… quelli che possono… con l’eccezione dei fornai dei sofferenti e degli insonni… all’aurora amano crogiolarsi in ciò per cui sono più portati… il sonno di cui il sogno è il superstizioso corollario e gli occhi desti una formalità che la notte chiude… Senti senti, tutto un tril tril di voci intrecciate che disorienta non meno dei raggi di una ruota in corsa quando sembrano rotolare al contrario della ruota stessa… illusione ipnotizzata dal desiderio che spinge ad agire da stupidi e per lo meno da imprudenti… non sappiamo dunque se càntino o cóntino insensate filastrocche gli uccellini, Uno due taglia il bue tre quattro dagli al matto, come bimbi stregati dal ritmo del proprio girotondo… o piccinìni tutti presi dal suono del loro lallàre per lallàre… Canto è esserci eccola. 

Per qualche istante i bottoni dei pantaloni incepparono i pensieri del professor Pforta. Poi, spiando intorno se qualcuno lo osservasse e benché poco gli importasse mettere a nudo la propria scarsa grecità mentre la spogliava, arrivato ai mutandoni non li cavò e, come fosse la sua lingua che parlasse da sé, proseguì sottovoce… Non si sa se si tratti magari di un’epica propria che annunci e distilli nel canto tempeste… dolore o… il perché e il che cos’è di tanto dono neppure Darwin ha saputo dire e chissà che vedendosi morire intorno i loro compagni cantino lo stesso gli uccellini… o che a loro cantare piaccia in sé e per sé senza motivo… la natura non deve inseguire nessuna naturalezza… resta che chi ascolta da quel canto è incantato… eccola.. canto è esserci. 

Il professore toccò con piede la bella superficie del lago, l’acqua gli sembrò un invito privo di ambiguità, vi si immerse e cominciò a nuotare. Dopo un po’ la sua testa sembrò meno di un puntino e l’isola ombrosa in fondo al lago immensa.

FILETTO alle 14.29.30

*animale fantastico metà cervo metà caprone; cfr. in Treccani

FILETTO alle 14.29.30Rainer M.Rilke-Sonetti a Orfeo-Sonetto I/III-Gesang ist Dasein,Canto è Esserci-Feltrinelli                                                                                                                     https://de.wikisource.org/wiki/Die_Sonette_an_Orpheus

Led Zeppelin – Stairway to heavenhttps://www.youtube.com/watch?v=cwFQpRTwaP0 

Pier Paolo Pasolini – Uccellacci ed Uccellini – dialogo di Totò con gli uccellihttps://www.youtube.com/watch?v=vMa7gVENiHQ

Dante Alighieri – InfernoXXVI

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Pasquale D'Ascola

Pasquale Edgardo Giuseppe D'Ascola, già insegnante al Conservatorio di Milàno della materia teatrale che in sé pare segnali l’impermanente, alla sorda anagrafe lombarda ei fu, piccino, come di stringhe e cravatta in carcere, privato dell’apostrofo (e non di rado lo chiamano accento); col tempo di questa privazione egli ha fatto radice e desinenza della propria forzata quanto desiderata eteronimìa; avere troppe origini per adattarsi a una sola è un dato, un vezzo non si escluda un male, si assomiglia a chi alla fine, più che a Racine a un Déraciné, sradicato; l’aggettivo è dolente ma non abbastanza da impedire il ritrovarsi del soggetto a suo Bell’agio proprio ‘tra monti sorgenti dall’acque ed elevate al cielo cime ineguali’, là dove non nacque Venere ma Ei fu Manzoni. Macari a motivo di ciò o, alla Cioran, con la tentazione di esistere, egli scrive; per dirla alla lombarda l’è chel lì.

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