Data di pubbl.: 2024
Pagine: 276
Prezzo: € 16,00
“La verità non esiste, la libertà è una convenzione, si allarga e si restringe a seconda del periodo storico, dell’ottusità di chi comanda, della volgarità di chi la vieta e la ostacola.” (pag. 33)
Questo pensa il regista Manlio Parrini che da trent’anni ha abbandonato il cinema dopo lo strabiliante successo del suo ultimo film ‘Le verità spezzate’ per il quale in molti lo ricordano e lo venerano chiamandolo Maestro. Ora, però, nella dependance di Villa Bastoni, quasi un dono del defunto proprietario, il ricco cavalier Bastoni che di lui aveva profondissima stima, Parrini si è innamorato di un nuovo progetto: un film che narri la vita e la tragica fine di Augusto De Angelis, commediografo, giornalista e scrittore, padre del giallo italiano, morto cinquantenne nel 1944 a seguito di un pestaggio in quel di Bellagio, sul lago di Como, poco dopo essere uscito di prigione dove era stato rinchiuso forse proprio a causa del suo modo di concepire il giallo:
“Il crimine non era dunque una faccenda di disperati, di marginali affranti e lombrosianamente predisposti al delitto, ma di signori e possidenti, di ricchi che forse al regime erano grati e devoti.” (pag. 86)
De Angelis, creatore del commissario Carlo De Vincenzi, un personaggio “non fascista, non rude, non mascelluto”, ha finito i suoi giorni all’ospedale Sant’Anna di Como. Ma perché quel pestaggio? Cosa lo ha scatenato? Come risolvere quello che il Maestro chiama ‘un cold case degli anni Quaranta’? Queste sono le domande che Parrini si pone e pone alla sua sceneggiatrice, la rossa e determinata Sara De Viesti con la quale ha un rapporto di positiva conflittualità, vivissimo, accanito e profondo. Il film su De Angelis è un’opera che parlerà dell’impossibilità di essere liberi proprio come è successo al protagonista i cui gialli era costretto a limare e modificare secondo i comandi del regime perché fossero pubblicati. Lui che aveva scelto la strada della non belligeranza pur di vedere la sua opera stampata, alla fine verrà comunque privato della libertà per non essersi allineato ai dettami del regime. Ecco quanto Parrini spiega al possibile produttore della pellicola, Luca Corrioni aggiungendo che il suo film sarà una metafora piena di analogie con la nostra epoca. E mentre il Maestro s’immerge nelle atmosfere della storia che dovrà narrare, legge, si documenta, s’incontra con la De Viesti per stendere la sceneggiatura, a Villa Bastoni viene ammazzata l’ottantunenne vedova del Cavaliere, Nora Vuillermaz che dal marito aveva ereditato, fra l’altro, un’imponente proprietà immobiliare. La gestiva in modo pulito? Chissà. E chissà chi è stato a ucciderla e perché. A indagare il sostituto procuratore Chiara Sensini che con il Maestro e vicino di casa della morta instaura uno strano legame di complicità. Anche qui, chi verrà privato della libertà? Il vero colpevole o il capro espiatorio di turno? A raccontare per il Corriere della Sera la vicenda, il cronista Claudio Tarsi, sornione e assai informato sui fatti, un po’ persecutorio nei confronti del Maestro il quale prova per quest’uomo e i suoi articoli perfetti un misto di fascino e repulsione.
La scrittura di Robecchi è, come sempre, sobria, ironica, speciale, affascinante. I capitoli sulle ricerche del Maestro e della sceneggiatrice si alternano a quelli in cui De Angelis, ormai prossimo alla morte, ricorda la sua vita, i compromessi accettati, le umiliazioni subite. Parrini e De Angelis, un autore realmente esistito, sono in qualche modo speculari ma solo fino a un certo punto. Anche a Parrini verrà chiesto di piegarsi, se non alle logiche di regime, a quelle del mercato, una uguale e perversa forma di dittatura. Con quale risultato ai lettori scoprirlo. Un romanzo giallo che non smette di stupire e far pensare al nostro oggi pagina dopo pagina.