Le prede. Nell’harem di Gheddafi – Annick Cojean

Autore: Annick Cojean

Titolo: Le prede – Nell’harem di Gheddafi

Editore: Piemme

Traduzione: Sergio Baratto

Genere: libro inchiesta

Numero di pagine: 259

Anno di pubblicazione: 2013

Prezzo: € 16,50

Le Prede è l’ultimo libro della francese Annick Cojean, giornalista di Le Monde, e mette a nudo gli orrori dell’harem di Muammar Gheddafi. Il libro, pubblicato in Francia recentemente e già esaurito, arriva ora in Italia per raccontarci in un lungo e raccapricciante documento gli appetiti sessuali del Colonnello. Un libro inchiesta che non lascia indifferenti e suscita la solita e forse inutile domanda: possibile che nessuno sapesse al di fuori di quei confini? E’ il risultato di un’indagine durata un intero anno fatta di ricerche ed incontri, interviste e testimonianze.

Cojean, già alla fine del 2011, aveva raccontato su Le Monde la storia di una delle ragazze ridotte in schiavitù da Gheddafi, Soraya, anche se questo non è il suo vero nome. Lei è stata la prima “rintracciata”. Fu “prigioniera” a Bab al-Azizia per cinque anni. Reclutata dal raìs quando aveva appena 14 anni, è stata stuprata, costretta ad assumere alcool e cocaina, a subire sola o in gruppo sevizie e pratiche estreme. Gheddafi era solito visitare le scuole dove veniva accolto con tutti gli onori, acclamato, ossequiato, riverito. L’alunna più bella veniva prescelta per consegnargli dei fiori, lui sorrideva e le carezzava la testa. Era il segnale che sarebbe stata una sua “preda”: “quello che chiamava il “tocco magico”, la mano posata sulla testa delle sue prede per segnalarle alle guardie del corpo” (pag.188). Un giorno quell’incarico toccò a Soraya e le toccò anche una carezza sulla testa da parte del raìs. L’indomani fu prelevata nel salone di parrucchiera dove, dopo la scuola, dava una mano alla mamma , e portata nei sotterranei del quartier generale del leader, dove notte e giorno doveva essere a sua disposizione. Maltrattata, torturata, umiliata in tutti i modi e costretta a subire, lei vergine adolescente, ogni sorta di pratica sessuale, anche le più sadiche, da sola o in compagnia di altre disgraziate prede, maschi o femmine, in frenetica e perversa successione.

Molto si poteva sospettare, altro si poteva indovinare, ma non era immaginabile un simile regime di stupro sistematico, non per un capo di Stato ammirato e corteggiato da mezzo mondo. Gheddafi violentava le sue amazzoni: guardie speciali che si muovevano al suo seguito in divisa militare e che erano la sua ombra e il simbolo della donna araba liberata. “Le donne liberate e in armi sarebbero state la sua migliore propaganda”(pag.177). Non erano solo guardie scelte, pronte al sacrificio per lui, formate all’Accademia militare femminile che proprio il rais aveva voluto, fiore all’occhiello della Libia, ma anche testimonianza vivente del suo “femminismo” e della sua mentalità aperta di un regime, unico nel mondo arabo, che libera le donne dall’antica condizione di sottomissione. Erano lo sfoggio della sua personalità sadica e corrotta. Le sceglieva in ogni dove e anche quando era in visita all’estero il suo personale gli garantiva il rifornimento necessario: sempre giovanissime, bellissime e di preferenza vergini.

Nel libro di Annick Cojean si racconta di fiumi di alcol e montagne di cocaina, che rappresentavano la base dei festini. Ma il sentimento religioso del Colonnello non mancava di esprimersi durante il Ramadan. Infatti nel mese sacro del digiuno islamico il dittatore continuava a concedersi notti a luci rosse, ma evitava di eiaculare. Per Muammar Gheddafi questa rinuncia sanciva il suo attaccamento ai precetti del Corano. Soraya ha parlato di un uomo capace di ogni nefandezza, che pretendeva quattro o cinque nuove fanciulle al giorno. L’autrice le ha cercate, rintracciandone alcune, ma le altre dove sono finite? Per i loro genitori Soraya e le altre sono figlie perdute; per i fratelli sorelle che hanno svergognato la famiglia e da bandire in nome del perduto onore e perché hanno raccontato la loro storia, per i ribelli donne con un passato tale di cui approfittarsi. E perciò si devono nascondere in continuazione e farsi dimenticare. E se qualche padre, qualche zio, qualche fratello osava opporsi ai rapimenti, veniva ucciso, non raramente nel più crudele dei modi. Ora però queste vittime, schiavizzate per anni, vuotano il sacco, sollevando il velo di una storia turpe e vergognosa.

Il libro è suddiviso in capitoli. Nella prima parte si racconta la storia di Soraya, nella seconda si getta una luce sui vari aspetti di questa sordida vicenda, confermati nei dettagli dalle testimonianze raccontate dalle altre schiave sessuali. E’ come si fosse aperto il vaso di Pandora.

Il messaggio che l’autrice ci vuole lasciare è un appello perché la nuova Libia faccia finalmente giustizia per queste donne ormai cadute nel dimenticatoio, anche perché molti diplomatici occidentali conoscevano le ossessioni sessuali di Gheddafi ma forse ne ignoravano i dettagli così sadici e violenti. Una storia sensazionale, una delle pagine più’ scioccanti del regime di Gheddafi.

 

 

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