Autore: Bruno Gemelli, Claudio Cavaliere, Romano Pitaro
Data di pubbl.: 2018
Casa Editrice: Rubbettino
Genere: saggio divulgativo
Pagine: 134
Prezzo: 12 €
Per noi calabresi la storia si incarna nella dimensione del mito. Si tramanda attraverso gli stornelli, si ammanta di speranza, diventa cielo verso cui guardare per sfuggire ai mali della terra. Ogni calabrese, insomma, è la storia della sua regione anche quando la dimentica o la ignora. Il calabrese mette in campo una sorta di dialettica negativa con il passato; sa che la sua condizione è migliorata di poco, ma è anche consapevole che può rifugiarsi nelle gesta dei sovvertitori. Camus demitizzava l’atto rivoluzionario, il calabrese no. Sa che la sua è terra di pochi ma volenterosi ribelli. Tra queste pagine, ad esempio, vengono riportate alla luce le vite straordinarie di undici donne.
I saggi dei giornalisti Bruno Gemelli e Romano Pitaro e del sociologo Claudio Cavaliere ridonano vigore a donne che hanno lasciato il segno nella storia della Calabria. Non manca anche qualche intreccio con la vicina Sicilia, ma questo è un dettaglio che ha i suoi motivi e che vi invito a scoprire.
Maria Oliverio, Maria Teresa De Filippis, Anna Maria Peduzzi, Ada Pace, Giuditta Levato, Giuseppina Russo, Serafina Battaglia, Rita Pisano, Caterina Tuferalli Palumbo, Rosa Graziano, Maria Elia De Seta Pignatelli. Queste le donne che hanno combattuto l’arretratezza, senza troppi sofismi, ma con azioni concrete, sfidando le convenzioni sociali delle loro rispettive epoche.
In più occasioni, gli autori hanno saputo descrivere dettagliatamente le condizioni in cui queste donne hanno operato. Il brigantaggio, le lotte contadine, il miraggio di una società migliore attraverso le battaglie del secondo dopoguerra, l’attività politica e anche lo sport. Della Calabria sono le figure suggestive della brigantessa, della prima e più giovane sindaca d’Italia, di donne che hanno lottato al fianco degli uomini, emergendo per caparbietà, senza mai dimenticare il proprio ruolo di madri e mogli, di cui andavano fiere.
Sono storie di dignità quelle che ci vengono raccontate, ma sono anche gesta che qualcuno ha cercato di insabbiare, come se tutto fosse stato inutile. Ed è qui, nello sfacciato tentativo di sabotaggio, che il passato si tramuta in mito, quindi, in fabula popolare incastonata nel cielo della speranza e dell’identità. Logicamente, gli autori hanno raccontato i fatti, ricostruendo la storia con tutte le sue contraddizioni, ma non hanno dimenticato il mito. D’altronde, anche loro sono partiti da esso.
Un saggio dalle mille sfaccettature, capace di recuperare storie dimenticate e di parlare ai calabresi secondo il loro linguaggio.