La Svizzera dice no alla legge sul prezzo del libro

La legge federale svizzera sulla regolazione del prezzo del libro è stata sottoposta a referendum questa domenica, 11 marzo. Venti su ventisei cantoni hanno respinto la legge con il 56% degli svizzeri contrari alla proposta. Una Svizzera divisa insomma visto che la percentuale evidenzia una vera e propria frattura «geografica»dei votanti: da un lato la svizzera francofona, favorevole alla legge sul prezzo del libro, dall’altra quella germanofona contraria.

Una divisione prevedibile secondo alcuni analisti. I francofoni sono più sensibili all’idea di proteggere la diversità dell’offerta in libreria, in un paese dove i libri importati sono già molto costosi (gli svizzeri pagano i loro libri tra il 20 e il 25% in più rispetto all’Italia e le recenti fluttuazioni del tasso di cambio non hanno certo aiutato a calmierare i prezzi).
Delusa l’Associazione svizzera di diffusione radiotelevisiva, editori e librai (Asdel): «Le discussioni si sono focalizzate sui prezzi dei libri lasciando in secondo piano la questione principale che è quella della diversità culturale – hanno dichiarato a Livres Hebdo -. La legge avrebbe dovuto rallentare fenomeni come il calo del numero di librerie. Senza regolamentazione dei prezzi, la vita quotidiana delle librerie svizzere sarà sempre più difficile». Anche il sindacato dei media e della comunicazione si rammarica per la sorte della legge e si dichiara preoccupato dell’impatto economico e sociale sulle librerie indipendenti sempre più esposte alla concorrenza delle grandi catene e del commercio on line.

Tratto dall’articolo di L. Biava. Aie.

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