Autore: Monfrecola Vincenzo
Data di pubbl.: 2014
Casa Editrice: Gargoyle editrice
Genere: Commedia
Pagine: 207
Prezzo: 16,00
“E io da questo momento in poi mi dedicherò a proteggere tutti voi: avete la mia parola che morirete scapoli”. (p. 7)
Possono gli uomini vivere senza le donne? I cugini Billingwest, Cyril timido critico letterario e George astuto gentiluomo, ne sono pienamente convinti, a tal punto da fondare lo Scapolificio, un sindacato che ha l’obiettivo di salvare tutti gli scapoli londinesi dalle insidie del matrimonio. L’istituzione, regolata da un rigido e misogino statuto, nasce in seguito al fallimento del fidanzamento di Cyril, la cui futura dolce metà è scappata alla viglia delle nozze con tutti i regali: affranto e deluso, il protagonista si lascia coinvolgere dal cugino in questa impresa un po’ bizzarra che sarà il motore di una serie di (dis)avventure tragicomiche che lo porteranno, inevitabilmente, a rivedere la sua posizione refrattaria al matrimonio. Complice Penelope, la bella e arguta segretaria tuttofare, Cyril scoprirà infatti che la vita di coppia non è poi tanto male…
Ironica commedia d’altri tempi, La stagione degli scapoli trasporta il lettore nella sfavillante e dinamica cornice di Londra raccontandoci la vita spensierata e un po’ indolente dei gentiluomini inglesi di inizio Novecento, tra serate al club, colonnelli in pensione, tè delle cinque e ragazze emancipate ma che sognano, in fondo, il matrimonio.
Un garbato umorismo rende molto piacevole questa storia leggera che ha, tra i suoi punti di forza, una trama ricca di simpatici equivoci che portano i personaggi a credere l’altro diverso da quello che è nella realtà, con le inevitabili situazioni paradossali che ne conseguono.
Con arguzia e ironia, La stagione degli scapoli mette in discussione il rapporto tra uomo e donna, le loro differenze, i ruoli che assumono nella coppia e l’inevitabile attrazione che li richiama uno verso l’altro; tra le pagine si susseguono situazioni equivoche e divertenti che ruotano intorno al giudizio, e soprattutto al pregiudizio, che generalmente nutriamo verso l’altro sesso: “Allora George con un altro sorriso bonario le spiegò che una cosa è quello che le donne dicono, bel altro e quello che pensano veramente. Ma tra il parlare e il pensare ci sono segnali che un uomo avveduto doveva saper leggere”. (p. 29).
L’ironia di cui è capace l’autore alleggerisce il tono della narrazione e ci regala un romanzo piacevole capace di distrarci, di mostrarci un mondo divertente, positivo e spumeggiante dal quale emerge chiaramente un messaggio: cosa sarebbe la vita senza l’amore?