La mia visita al Salone del libro di Torino è iniziata dal padiglione 5, al Bookstock Village, alla ricerca de “La sorgente delle storie” insieme a Lucia Gaiotto che ha condotto il laboratorio a cura di Scuola Holden.
Il punto di partenza è che le storie sono ovunque e non bisogna cercarle, prima o poi arrivano da sole: l’ispirazione è nella vita di tutti i giorni; uno scrittore non fa altro che osservare ciò che per gli altri è scontato o banale e dargli importanza. Lucia cita la regola delle tre B: bed, bathroom, bus, i luoghi dove riceviamo più stimoli perchè lasciamo andare la mente, perchè siamo rilassati o, nel caso dell’autobus, perchè possiamo osservare senza essere osservati.
Stupirsi come bambini è la predisposizione d’animo ideale per creare: come diceva Natalie Goldberg, scrittrice e insegnante di scrittura creativa. Lo scrittore scrive di cose a cui gli altri non prestano molta attenzione, che sia il camion della nettezza urbana o l’acqua che esce dal rubinetto: “date vita al banale, rendete omaggio alle tazzine da caffè e ai tramezzini al prosciutto”. Lo scrittore vive due vite: una è quella di tutti i giorni, dove si sveglia, si veste, esce a fare la spesa e incontra persone; l’altra rivive tutto per la seconda volta ripercorrendo ciò che è accaduto e soffermandosi sui dettagli, rielaborando ciò che ha visto.
Conrad diceva “Quando guardo fuori dalla finestra sto lavorando ed è difficile convincere gli altri che sto lavorando”: ma la scrittura non è ispirazione e basta, è allenamento, come uno sport; implica che bisogna leggere i maestri, fare propri i loro insegnamenti per acquisire le competenze e imparare a metterle in pratica. I dettagli sono il punto di partenza, poi subentra il vissuto dell’autore insieme all’immaginazione: Sandra Cisneros disse “Se, mentre inventavo, sono inavvertitamente inciampata nella verità perdonatemi”, questo spiega perchè una biografia non è mai del tutto vera perché lo scrittore ci mette del suo e un romanzo non è mai completamente inventato perchè parte dall’osservazione dei dettagli della realtà.
Essendo l’incontro un laboratorio, ha previsto anche una parte pratica che ha messo alla prova i numerosi giovani intervenuti: partendo dall’esempio di Sandro Veronesi e del suo scritto “Le cose che ho da dire” i ragazzi sono stati invitati a compilare un elenco di cose che li hanno colpiti durante il viaggio verso il Salone del Libro, verificando poi tutti insieme cosa potrebbero ispirare narrativamente, con risultati ottimi a dimostrazione che i ragazzi hanno ottime idee, vanno solo stimolati.
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