Pagine: 252
Prezzo: 17 euro
Romanzo epistolare, giallo, noir o semplicemente scherzo letterario, La revisione è di difficile collocazione in quanto a genere. Ma basta non prendersi la pena di incasellarlo da qualche parte per riuscire ad apprezzare a pieno e come merita questo libro in tutta la sua arguzia, perfido sarcasmo, limpida cattiveria, scrittura fluida e ben calibrata che trascinano il lettore in una cavalcata senza freni fino a un epilogo che nulla ha da invidiare alla sequenza di apertura de La grande bellezza di Sorrentino.
Per chi non conosce i retroscena della pubblicazione di un libro, la revisione o editing, in breve, è quel processo che il dattiloscritto subisce dopo la prima stesura e che comporta non solo una correzione di eventuali errori di battitura, grammatica e sintassi (può succedere anche ai migliori scrittori), ma anche una serie di trasformazioni del testo suggerita dal revisore/editor per rendere l’opera migliore o più appetibile a un pubblico di lettori che la casa editrice ha identificato per quel particolare libro. È un processo a volte doloroso per l’autore, di sicuro faticoso sia per lui/lei che per gli editor i quali possono trovarsi a combattere con un ‘padre’ o una ‘madre’ che riluttano al pensiero di vedere, per usare un eufemismo, le orecchie del proprio figlio mozzate di netto. Di sicuro il revisore non è una figura amata, ma necessaria sì, addirittura indispensabile. Alcuni scrittori lo vedono come un mostro spietato, ci litigano e farebbero qualunque cosa pur di evitare di sottoporsi a un processo di editing.
Nulla però al confronto di Orazio Cinabro, editor autoproclamato del libro La purezza, opera prima del giovane e illuso Tito Sperla, un romanzo distopico che immagina una società dalla quale il denaro è stato per sempre bandito.
Cinabro, un tempo autore famoso sebbene di nicchia, vanta la pubblicazione di due romanzi così astrusi da essere stati compresi da pochissimi lettori e rifiuta la paternità di un terzo libro la cui stroncatura da parte di critici e pubblico gli ha distrutto la carriera. Non di meno, il suo nome è ancora molto noto nell’ambiente e quando Tito Sperla si trova a leggere sul proprio computer la mail di Cinabro non crede ai propri occhi. Il vecchio scrittore, infatti, sostiene di aver ricevuto il dattiloscritto di Sperla dallo scrittore e editore Dalmasso – altro nome celebre nel mondo della letteratura – per una prima valutazione e di averlo trovato unico, meraviglioso, stupefacente, perfetto. Sperla, che vive di stenti e privazioni e si fa mantenere dalla fidanzata immobiliarista Ida Taddei, inizia a quel punto un serrato carteggio con Cinabro il quale, lettera dopo lettera – o mail dopo mail, se preferite – lo lusinga e lo denigra, lo incoraggia e lo insulta, gli impone prima una serie di pesanti correzioni, poi la completa riscrittura del romanzo, infine addirittura un nuovo titolo.
Ma questo lo scopriamo dopo aver letto la lunga deposizione della fidanzata di Sperla, Ida, di fronte all’annoiato e accaldato – siamo nel bel mezzo di un torrido agosto cittadino – commissario Possessere, in seguito a un’esplosione provocata da una fuga di gas che ha distrutto la palazzina abitata da Tito Sperla, uccidendo lo scrittore e gli altri inquilini. Sarà Ida a consegnare al commissario una stampata del carteggio fra Sperla e Cinabro, carteggio fortunosamente recuperato, e a chiedergli di indagare su quell’incidente davvero sospetto.
La revisione gioca in modo gustoso e colto sul rapporto carnefice/vittima condito, in questo caso, dal mettere l’uno contro e di fronte all’altro due personaggi che hanno fatto della scrittura e soprattutto delle parole la ragione stessa della loro esistenza. Gioca sull’invidia e il dispetto di chi non cavalca più l’onda della fama nei confronti di chi ha i numeri per diventare celebre. Gioca sull’impostura, le bugie e le falsità alle quali ricorrono i disperati e i perfidi e Cinabro incarna la quintessenza dell’impostura in ogni sua forma. Leggendolo capiamo cosa succede quando un sadico infido e crudele incontra un masochista sprovveduto e pavido.
Leva e Pastore inventano, ma non più di tanto, esagerano, ma senza eccedere, si divertono e divertono chi legge con una storia di libri che finisce per essere non solo un apologo sul potere e su chi ha la forza e l’astuzia di esercitarlo nei confronti dei più deboli, ma anche una parabola amara sul trionfo dell’ignoranza, dell’incompetenza e della volgarità.
E nell’iniziale racconto di Ida dove appare, fra le altre cose, una misteriosa invasione di topi nella palazzina del povero Tito Sperla ci sembra di rivedere la scena dell’arrivo della nave con la bara di Dracula nel porto di Londra preceduto da una fuga agghiacciante e precipitosa di ratti. Perché, come scopriremo leggendo La revisione, anche Cinabro altro non è che un vampiro assetato di parole e fama che non esita a spargere, senza misericordia, morte e distruzione al fine di ottenere ciò che non merita.