Autore: Alfredo Colitto
Titolo: La porta del paradiso.
Genere: romanzo storico
Casa editrice: PIEMME
Numero di pagine: 458
Prezzo: 9,90 euro
Diciassettesimo secolo. Due famiglie, i Baiamonte e i Terrasecca. Nobili i primi, ricchissimi i secondi, se prima erano amici inseparabili ora sono acerrimi rivali. Qualcosa di terribile, qualcosa che nessuno vuole ricordare, è accaduto e il legame che esisteva si è sciolto per sempre. Giorgio Terrasecca, usuraio, si decide una volta per tutte a rovinare i Baiamonte, pretendendo il loro palazzo per ripagare i debiti contratti dal capofamiglia. È la goccia che fa traboccare il vaso: il giovane Leone Baiamonte uccide in duello il figlio dell’usuraio, per poi saltare su una nave e fuggire in Messico.
È questo l’inizio di ben due indimenticabili epopee: quella di Leone nel nuovo mondo, alle prese con individui di ogni tipo e con un amore inaspettato e travolgente, e quella dei Baiamonte e dei Terrasecca, una lotta senza nessuna esclusione di colpi che va a integrarsi nel più grande contesto della Guerra dei Trent’Anni.
“Al centro della spianata si guardò intorno. I minatori cominciavano a uscire dalle gallerie dove erano rimasti per tutta la durata del combattimento. Le mogli e i figli, ora che il pericolo era passato, aprivano le porte delle case e correvano incontro agli uomini. Leone fece scorrere lo sguardo sui morti. C’era una madre con il suo bambino, entrambi a faccia in giù nella polvere. Una bambina e il suo cane morti abbracciati. Quattro o cinque operai addetti alla raffinazione dell’argento, che avevano provato a difendersi a colpi di badile contro spade e pistole. E poi cadaveri di banditi e mercenari. Le macchine distrutte bruciavano ancora, riempiendo l’aria di un fumo denso. La miniera era salva. Ma a quale prezzo.” (pag.372-373)
Dipingendo magistralmente con le parole, Colitto trascina il lettore nel bel mezzo di un’epoca ormai lontana, e lo fa convincendo che essa, invece, sia ancora qui, dietro la porta della nostra immaginazione, in attesa solo di essere riscoperta.
I personaggi sono tutti esseri umani veri e, giunti alla fine del romanzo, fa quasi male al cuore ricordare che Leone e la sorellina Concetta, così come la perfida dama Socorro e la bimbetta messicana Marimar siano soltanto frutti di un’eccellente fantasia.
Consigliato anche a chi non ama in modo particolare il romanzo storico, il libro di Colitto tratta in modo profondo, ma scorrevole e delicato, temi di cui, forse, oggi non siamo più abituati a sentire parlare e lo fa senza cliché di alcun tipo.
Un’ottima prova autoriale, insomma, che cattura e impedisce al lettore di staccarsi dalle pagine, se non per prendere, ogni tanto, quel respiro che spesso viene a mancare.