Alfredo Stoppa in questo romanzo mette in campo una voce ironica e surreale per dare conto dello stato illusorio, precario e dannatamente complesso nel quale ci troviamo a vivere, oggi più che mai.
Ed è così che personaggi comuni, come un prete di paese, si trovano a tenere assurdi dialoghi e a incontrare personaggi unici e improbabili.
La realtà che ci circonda é quasi indecifrabile, ma dentro il piccolo spiraglio che si apre alla comprensione il mondo raccontato da Stoppa è affollatissimo, popolato da uomini e folletti, creature fantastiche che interagiscono tra loro e con personaggi e icone della contemporaneità.
I narratori si avvicendano e mettono in scena le loro giornate alla ricerca di un dialogo con qualcuno o con qualcosa. Ne scaturisce una riflessione su sé stessi e sulla vita in un continuo alternarsi di incontri e scontri, buio e luce.
Quello che ci consegna l’autore è un viaggio di intrecci del quale spesso il senso, nonostante i nostri tentativi per afferrarlo, ci sfugge.
Con il flusso di coscienza ci accompagna al cuore delle nevrosi e ossessioni di quest’epoca bizzarra, facendoci comprendere che li possiamo attraversare.
A patto di non prenderci troppo sul serio, come dice la personificazione del titolo: la Pietra che ride.