La paura della lince – Antonella Cilento

Titolo: La paura della lince
Autore: Cilento Antonella
Data di pubbl.: 2012
Casa Editrice: Rogiosi
Genere: Giallo & Thriller
Pagine: 231
Prezzo: 16

“La paura della lince” è un originale romanzo gotico napoletano, ambientato ai giorni nostri, nel quale si intrecciano molteplici tematiche attorno ad una trama sospesa tra il verosimile e l’indecifrabile: alla fine però tutto troverà la sua collocazione.

Aida Festa, la protagonista, è precaria nel lavoro ma anche nella vita e  all’inizio affronta le situazioni drammatiche e paradossali come estranea ad esse e a se stessa ,passiva, quasi come se stesse vivendo un film. “Ogni tanto Aida parlava agli oggetti e agli elementi, convinta che avessero un dàimon greco al loro interno. Gli oggetti e gli elementi ce l’avevano spesso con lei, un po’ come ce l’avevano con Ulisse, il punto era che Aida ignorava quale colpa stesse scontando e agli occhi di quali dei”. E proprio come un film avviene il terribile contatto con una realtà oscura che la catturerà come un vortice: un uomo che muore carbonizzato consegnandole  un segreto e un furto anomalo in casa sua ci proiettano subito nella suspense, alimentata dalla presenza/assenza di una sorella scomparsa tanti anni prima.

La femminilità di Aida fatica ad esprimersi e pare racchiusa in un paio di scarpe verdi con un tacco vertiginoso che mai avrà il coraggio di indossare, mentre attorno a lei ruotano figure maschili controverse: un padre superficiale e impiegato in una confraternita cimiteriale e un poliziotto “tosto”, un falco, che ha atteggiamenti contrastanti e ambigui.

Il romanzo prosegue rivelando una trama caratterizzata da colpi di scena, in cui trovano spazio anche il pregiudizio, il razzismo e la malavita, rappresentati da politicanti senza scrupoli e loschi figuri.

Un elemento di grande suggestione è costituito dall’ambientazione napoletana, divisa tra l’estrema bellezza dei quartieri signorili e il fascino inquietante degli antri sotterranei.

La soluzione del mistero è proprio lì, nei palazzi ottocenteschi e liberty, eredi della ricca Napoli medievale, ma per essere svelata deve sprofondare nell’abisso: le pagine migliori sono tutte in questo gioco di contrasti sullo sfondo dei quali Aida si trasforma.

E’ in questo viaggio tra bellezza e degrado, tra romanticismo e dolore, infatti, che la protagonista improvvisamente si ricorda dei sorrisi e dei consigli della madre morta qualche anno prima (“ Aida, tieni acceso il cervello che vai a sbattere!”), mentre le vicende la cadono addosso, sospese tra le coincidenze e le scelte. Comprendiamo allora che forse stava elaborando non solo il lutto di quella perdita, ma anche quello di una vita “in ombra”, non vissuta appieno. Aida esce allo scoperto, con un antieroismo ironico unito ad un grande voglia di vivere e di essere libera, come i gabbiani che accompagnano il lettore in diverse scene del testo.

E di animali, ricchi di simboli, ce ne sono altri: Gattivo, il micio della protagonista e soprattutto la lince, che si materializza nello sguardo del felino di  un ipotetico quadro di Guido Reni, al centro del mistero.

Il lettore non può non essere catturato da un romanzo con una trama avvincente e dalle molte sfaccettature, in cui questi occhi magnetici sembrano osservarlo di continuo.

 

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Milanese di nascita, ha vissuto nel Varesotto per poi trasferirsi a Domodossola. Insegnante di lettura e scrittura non smette mai di studiare i classici, ma ama farsi sorprendere da libri e autori sempre nuovi.

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