Autore: Reali Alessandro
Casa Editrice: Frilli editore
Genere: Noir
Pagine: 149
Prezzo: 9.90 €
La seconda indagine dell’agenzia investigativa Sambuco & Dell’Oro firmata da Alessandro Reali porta sulle rive del Ticino, in una Pavia immersa nel mese di novembre e attraversata da un dialogo che lo strano ex insegnante di lettere al liceo classico, ora in pensione, Giorgio Grechi, rispettabile all’apparenza, oppresso da manie sessuali tra le più bieche, instaura con la morte. Convinto, fin dalle prime pagine di questo noir, La morte scherza sul Ticino, di essere ormai diventato un assassino. “Posso anche far finta di niente e assumermi la responsabilità di questa frase, e quindi sentirmi ancor più ridicolo, come un nano tragicomico nel giardino abbandonato tra muschi e gramigne, pietra sbrecciata e stagno verde e tanta, tanta tristezza. Il fatto è che sono un assassino. Un assassino…”.
Il senso di morte è in effetti quello che attraversa le pagine del libro, morte violenta o per malattia, morte arrivata per un progetto premeditato o inaspettata, ma pur sempre morte. Fisica, ma anche morale, in cui quella facciata di apparente perbenismo cela invece la voglia di “andare oltre” anche il consentito.
Un senso comunque di oppressione che colpisce l’anima e che è ben espresso anche dal clima che avvolge la città, in attesa dell’ennesima ondata di piena del Ticino. Una Pavia sotto la pioggia dietro i cui portoni la storia fa nascondere storie di sessualità malata, fuori controllo, e di dolori esistenziali che si cercano di mascherare e che invece portano, come nel caso di Grechi, a fare del male anche a chi gli vuole bene, come “Adele – la dolcissima Adele, il fiore di carne, rosa e nero, la lirica profumata di lenzuola usate, umide pieghe, impronte d’incontri amorosi”, che gestiva un piccolo bar vicino al liceo di Voghera dove l’uomo insegnava. Bella, affascinante, sposata a un “marito che scommetteva interi incassi alle corse, praticava le bische e s’innamorava come uno scemo delle puttane dei night che frequentava abitualmente con la sua ghenga di tipi loschi” e che di lei “non si occupava più”. E madre di “uno scavezzacollo che mangiava pane e pallone e alla scuola non ci pensava proprio”.
Adele, “usata” e lasciata mentre la malattia inesorabile la divora, per far posto, tra quelle pulsioni “borderline” dell’insegnante in pensione, alla giovane e annoiata Silvana, figlia di un amico della “Pavia-Bene”, con la quale quella che già è nell’uomo una sessualità malata straripa oltre ogni controllo e diventa più pericolosa di quanto si possa immaginare, travolgendo i livelli di guardia proprio come il fiume in piena travolge gli argini. E travolgendoli, questi livelli di guardia, proprio sulle rive del fiume.
Un libro che può certamente definirsi, appunto, noir, ma che punta soprattutto all’introspezione creando suspense e inquietudine e nel quale Reali traccia anche l’identikit psicologico dei suoi due investigatori: Gigi Sambuco, che ha perso un figlio e deve occuparsi della moglie caduta in depressione, e Selmo Dell’Oro, un passato un po’ dissoluto che ancora ha qualche strascico nell’alcool e nel carattere rissoso del presente.
Sullo sfondo, la musica: da Tenco a Ciampi, da Conte a Endrigo.
E attorno ai personaggi una tela fitta, come di ragno, che avvolge persone e fatti in maniera torbida, sino alla fine, sempre nel freddo di un febbraio pavese. Dove la noia, “croce peggiore della tristezza” non permette di intristirsi neppure davanti alla morte.