
Data di pubbl.: 2025
Pagine: 228
Prezzo: € 17,50
Reduce dalla precedente e complessa avventura narrata ne La fine è ignota (Rizzoli, 2023) torna Mariolino Migliaccio – l’antieroe creato dalla bella e graffiante penna di Bruno Morchio – orfano poco più che trentenne, investigatore privato senza licenza o qualifiche, reietto e solo nella Genova dei carruggi. L’aver incassato diecimila euro dal feroce boss della mala Luigi il Vecchio a seguito dell’ultima indagine gli ha concesso un attimo di respiro. Abiti nuovi, il saldo del debito con la Venerosa, tenutaria della pensione Bel Soggiorno dove Mariolino vive da tempo, pasti decenti. A questo si aggiunge la soddisfazione di vedere la diciassettenne Milca Hoxha, la prostituta ragazzina che ha salvato, studiare con profitto e vivere con Soledad, vecchia amica della madre di Mariolino, in discreta armonia. Ed è proprio da Milca che gli arriva la richiesta di aiutare una nuova cliente. Alina Mitrescu – “bella, d’una bellezza naturale alla quale sembra non importare nulla” (p. 25) – che abita nel rione Campasso, è da poco rimasta vedova del marito Anton trovato morto ai piedi del forte Tenaglia con la schiena rotta e una siringa nel braccio. Ma Alina, giovane cassiera in un supermercato e con un figlio di tre anni da mantenere, non crede a un decesso archiviato come overdose. Anton era uno stronzo, un puttaniere, un ubriacone che la picchiava e abusava di lei, ma non un drogato. Da poco aveva finalmente ottenuto un lavoro in un cantiere edile e portava a casa un po’ di soldi. Alina vuole che Mariolino scopra la verità su quella morte, non per riscattare la memoria di Anton che nulla merita, ma perché il marchio infamante di un decesso per droga non pesi sul futuro del piccolo Michele. E Mariolino accetta ancora una volta di lavorare gratis e si piega persino a chiedere l’aiuto dell’ispettore Tonino Spaggiani “sbirro invecchiato male, piuttosto sovrappeso, con una forte predilezione per lo scotch” (p. 21). Il loro è un rapporto assurdo, stralunato, impari eppure solido. È nel loro dibattere sulla fine di Anton Mitrescu, muratore in nero, sulle ditte di appalti e subappalti che pullulano a Genova e su cosa ci sia dietro, che riescono a dipanare una matassa che più contorta non si può. Ed è anche grazie alla testardaggine e al coraggio di Mariolino che alla fine si farà chiarezza. Nel contempo, il nostro ‘fottignin scotizzoso’ (ficcanaso sporcaccione) continua la sua disperata ricerca dell’omicida della madre Wanda, prostituta barbaramente uccisa quindici anni prima. Anche qui qualcosa accadrà.
Mariolino Migliaccio resta un personaggio insolito e straordinario nel panorama del noir italiano. È un reietto, certo, ma un reietto che si è costruito una cultura, che ama il cinema neorealista e i buoni libri, che riesce ancora a indignarsi per le ingiustizie, l’ignoranza – a volte così simile all’indifferenza – e l’avidità pur rimanendo convinto che serva a poco. Un uomo innamorato, che si innamora e di cui innamorarsi, magari senza speranza. Un uomo dai sogni complessi e al quale l’amico zingaro violinista Anghel spiega a un certo punto perché la morte non paga doppio e perché, di conseguenza, Mariolino potrebbe essere felice e chiuderla lì. Forse, però, questo non è il suo destino. Intorno a lui, una Genova spazzata dalla pioggia, dal vento e lucidata dal sole, magnifica e superba.