La morte della farfalla – Pietro Citati

Titolo: La morte della farfalla
Autore: Citati Pietro
Genere: Biografia
Pagine: 115
Prezzo: 13.00 €

 

Pietro Citati, scrittore, insegnante e saggista, durante la sua carriera si è più volte occupato delle biografie dei grandi nomi della letteratura e in questo volumetto, ripescato per caso in un Autogrill, dedica la sua attenzione al cantore della frenesia e della disillusione americana anni ’20-’30: Francis Scott Fitzgerald, uno tra i più celebri rappresentanti della Lost Generation. In 115 pagine ci presenta l’autore e la moglie Zelda, ci parla del loro rapporto morboso e unico, della triste sorte che li colpì, degli eccessi e dei tormenti di una vita all’insegna del lusso e della fama. Attraverso le lettere che i due coniugi si scrissero durante tutta la vita, Citati ripercorre con occhio oggettivo e allo stesso tempo affezionato gli anni parigini della coppia, il lavoro di sceneggiatore per Hollywood, i grandi successi di Fitzgerlad Il 3 aprile 1920 il suo primo romanzo, Di qua dal Paradiso, era uscito da nove giorni: in due giorni vendette tremila copie e in un anno quarantanovemila – una cifra enorme per l’epoca e l’abisso in cui si perse Zelda La regina delle farfalle aveva bisogno della protezione del marito, perché solo lui le rendeva il mondo visibile e palpabile. […] Aveva nel cuore una caverna scura, illuminata da torce di furore.

Tutte le opere di FSF sembrano derivare dalle crisi della propria vita, infiniti litigi con la moglie, tradimenti, necessità di fama e di piacere, l’alcol che scorreva a fiumi, unico mezzo, secondo lo stesso Francis, per poter scrivere bene. Ogni suo lavoro gli costava fatica e sforzi che non sempre si riteneva in grado di poter compiere: Tenera è la notte, pubblicato il 12 aprile 1934 […] Fitzgerald lo cominciò molti anni prima, nel 1925: lo scrisse e riscrisse, abbandonò e riprese, trasformò completamente vicende e personaggi, vi insinuò la propria vita, cambiò il titolo e per anni dubitò di riuscire a finirlo. Due temi principali ossessionavano Fitzgerald: il fascino, che sentiva di non possedere, e l’effimero, elemento che sembra accompagnare tutta la vita dello scrittore e della moglie; questi sono gli stessi temi che si ritrovano nelle opere di FSF, nella sua scrittura mai ferma ma fluttuante. L’importanza dei dettagli trascurabili dalla gente comune, il momento, questo era importante per Fitzgerald, il momento: E’ solo una questione di ritmo -… il peso dei cucchiai, così leggeri. Una piccola coppa con uno stecchetto. Lo sguardo nell’occhio di quel cameriere… Voglio semplicemente vedere come le persone camminano […] Questo pulviscolo di cose e di sensazioni forma il momento. Parallela alla vita letteraria di Francis Scott, scorre la malattia mentale di Zelda, la schizofrenia, che costò all’angelo dalle ali bruciacchiate, come amava chiamarla uno dei medici che l’ebbe in cura, svariati ricoveri in diversi ospedali psichiatrici, durante uno dei quali (1932) scrisse l’autobiografico Save me the waltz, Lasciami l’ultimo valzer.

Francis Scott morì in seguito ad un attacco di cuore nel 1940; Zelda morì nell’incendio dell’ospedale psichiatrico in cui era ricoverata nel 1948.

Fitzgerald aveva nella memoria il personaggio di Lord Jim nel romanzo di Conrad: quelle illusioni, nebbie, deliri e fallimenti; e trasformò meravigliosamente il capolavoro del maestro.  […] Non importa che Gatsby venga sconfitto, tradito e ucciso: né che, insieme a lui, le nostre illusioni e la loro magia siano calpestate dai piedi degli uomini. “Gatsby credeva nella luce verde, il futuro…che di anno in anno indietreggia davanti a noi. Ci sfuggì allora, ma non importa; -domani correremo più velocemente, tenderemo le nostre braccia più lontano… Così continuiamo a battere l’acqua, barche contro corrente, risospinte senza posa nel passato”.

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