Autore: Mambretti Giorgio
Data di pubbl.: 2011
Casa Editrice: Uno
Genere: Saggi
Pagine: 330
Prezzo: 17.50
INTERVISTA ALL'AUTORE
Mambretti in questo libro raccoglie tutta la sua saggezza, frutto della ricerca di una vita e di lavoro instancabile.
Apre il suo testo con un “Ringraziamento alla vita” e continua il suo viaggio attraverso un alter ego chiamato Piero Liberati.
Il primo e fondamentale assunto è quello che identifica il nostro inconscio come il motore primo delle nostre azioni.
<< L’inconscio che ci gestisce e ci mena per il naso da mattina a sera, dalla nascita alla morte. E’ lui che gioca col “non detto” come un gatto col topo e l’unico mezzo che abbiamo per smascherarlo è cercare quel piccolo o grande tarlo che ci rode l’animo e “confessarlo” a chi ci ascolta con il cuore in mano >> pag. 28
Il nostro inconscio, chiamato ironicamente dall’autore il “Lupo mannaro” ci fa scegliere o meglio ci comanda tutto ciò che dobbiamo fare:
<< L’inconscio è incessantemente al lavoro. Dal momento in cui apro gli occhi al mattino, svolge il suo compito di compensazione trasmettendo le sue informazioni al cervello. Il colore degli abiti che scelgo, l’anello che metto al dito, in quale dito e in quale mano, le scarpe che indosso con le stringhe o senza, i baffi, la barba, il colore della tintura che scelgo per i capelli, (l’elenco è infinito) non sono altro che continue compensazioni inconsce a piccole o grosse sofferenze come se, con questi stratagemmi simbolici, si ristabilisse l’equilibrio perturbato >> pag. 133
Secondo la teoria dell’autore, il Lupo davvero mannaro ci fa anche ammalare. La malattia, infatti insorge quando un vissuto traumatico, non manifestato torna a galla. Per spiegarmi meglio; se per esempio qualcuno mi ha tradito e per questo sono stato ferito interiormente, ma non ne ho parlato con nessuno, dimenticandomene per non soffrire, prima o poi questo dolore si manifesta esternamente trasformandosi in un problema del corpo che provoca malore fisico.
La malattia perciò è:
<< Una compensazione simbolica a un’angoscia vissuta in un istante, e di cui non abbiamo più coscienza, che crea un conflitto di cui non abbiamo più coscienza >> pag. 122
L’autore spiega cosa succede quando i medici danno una diagnosi al paziente; l’annuncio al malato della sua patologia è un momento estremamente delicato, che andrebbe vissuto nel miglior modo possibile. Mambretti dà consigli pratici su come affrontare questa situazione e delucidazioni su quello che avviene a livello psichico e fisico. Secondo Mambretti la guarigione può aver inizio prendendo atto di ciò che ci ha fatto soffrire e questo avviene nel dialogo con un’altra persona.
Un capitolo è interamente dedicato alla simbologia del corpo, ma non solo, si parla anche del nome che portiamo, del lavoro che facciamo e dei colori che usiamo. Per poi passare all’analisi degli organi interni (tiroide, ipofisi, polmoni ecc ecc) e di altre compensazioni simboliche.
Secondo l’autore la medicina attuale sbaglia nel debellare il sintomo senza capirne le cause profonde. Naturalmente ciò non vuol dire eliminare la medicina stessa, ma al contrario significa arricchirla. In modo che ogni persona davanti alla malattia possa scegliere che tipo di strada intraprendere, come aiutarsi e magari capire meglio se stesso, perché qualsiasi disagio è la spia di qualcosa che non funziona dentro di noi. La malattia così può essere addirittura considerata un ottimo insegnante, che “non molla” fino a che non ha spiegato e fatto assimilare la sua lezione.
In appendice troviamo una riflessione sulla medicina attuale, su possibili scenari per migliorarla, cambiando il modo di pensare. L’approccio di Mambretti è sicuramente anticonvenzionale, dà un senso alla malattia e indica una prospettiva che vale la pena conoscere, anche solo per dissentire.
Uno spazio finale del libro descrive il modo di agire di Mambretti come terapeuta corredato anche da un’utile bibliografia ragionata.
Il linguaggio è chiaro, il testo è ricco di esempi pratici di persone che sono guarite, proprio partendo dal riconoscimento della malattia. I paragrafi brevi aiutano a mantenere alta la concentrazione. Nel libro ci sono degli schemi che chiariscono i concetti più difficili, ma non mancano i rimandi scientifici per i tecnici. Tutto questo rende “La medicina del futuro” un testo fruibile da tutti: un libro semplice, ma non semplicistico.
Questo libro non è solo per i malati, ma per ognuno di noi; parla della vita e di come preservarla in modo consapevole.