Autore: Erickson Carolly
Data di pubbl.: 2012
Casa Editrice: Mondadori
Genere: Romanzo storico
Traduttore: Anna Luisa Zazo
Pagine: 353
Prezzo: 19
Tutti siamo abituati a sentir parlare della storia di Anastasija Romanov, la figlia minore dell’ultimo zar, il cui corpo, insieme a quello del fratellino Aleksej, non fu mai trovato.
Carolly Erickson, però, cambia le carte in tavola: e se a sopravvivere alla rivoluzione fosse stata un’altra delle quattro granduchesse? Tat’jana Romanova, per la precisione, secondogenita ventenne della famiglia imperiale.
Il romanzo della Erickson non è una biografia, non è accurato nei fatti e la storia delle granduchesse è estremamente romanzata. Molti personaggi, come Dar’ja, l’amica di Tat’jana che si sostituirà a lei, permettendole di sopravvivere, e Michail, il bel soldato amante della granduchessa, non sono altro che frutti dell’immaginazione dell’autrice che, d’altra parte, dichiara ripetutamente, nell’introduzione e nei ringraziamenti, che il suo libro è un’opera di fantasia.
Non trovo, personalmente, tuttavia, che questi elementi fantastici nuocciano alla storia, anzi, la vivacizzano, senza togliere al lavoro della Erickson la sua valenza di romanzo storico.
Il clima che si viveva a palazzo e sull’isola di Carskoe Selo prima e durante la rivoluzione, il decadimento dallo sfarzo alla povertà assoluta e i dolori causati da guerra e malattia sono, infatti, ben vivi e presenti nelle pagine di questo stupendo romanzo che è, per l’appunto, un romanzo e come tale deve essere letto.
Non compri, dunque, “La figlia della zarina” chi vuole un resoconto dettagliato e veritiero di vita e morte della famiglia Romanov, ma chi desidera capire a grandi linee com’era respirare l’aria del palazzo d’Inverno all’alba della rivoluzione; chi, come me, è da sempre innamorato della storia di questa famiglia sfortunata a cui è stata riservata una sorte tanto dolorosa e sulla quale da sempre aleggia, quasi palpabile, la coltre del mistero.
“Tutti siamo parte della storia. Ogni giorno vi aggiungiamo qualcosa.” Che cosa ci avrebbe portato il giorno successivo, mi chiesi, e quello dopo ancora?”.