Autore: Tiziana Silvestrin
Data di pubbl.: 2022
Casa Editrice: Scrittura&Scritture
Genere: giallo storico
Pagine: 372
Prezzo: € 16,50
Sesto capitolo della saga dedicata al Capitano di Giustizia mantovano Biagio dell’Orso, La congiura del doppio inganno è, senza nulla togliere ai precedenti volumi tutti pregevolissimi, forse il più bello, completo e articolato che Tiziana Silvestrin abbia scritto finora. Leggendolo, si avverte come l’autrice non si sia risparmiata in approfondite ricerche non solo di storia, ma anche legate ai costumi e agli usi dell’epoca, raccontandoci gustosi particolari e raffinati dettagli come questo:
“Gli ambasciatori spagnoli impugnavano la forchetta come un assassino il suo pugnale, in Spagna, in effetti, non si usava, si continuava a mangiare il cibo con le mani o portandolo alla bocca con un coltello, mentre a Venezia la forchetta era utilizzata già da tre secoli almeno e la si poteva trovare anche nelle osterie di infimo ordine.” (P. 187)
Siamo nel 1597 sotto il ducato di Vincenzo I Gonzaga, IV duca di Mantova, e Biagio dell’Orso, preoccupato per l’incolumità della sua bella moglie, la veneziana Rosa, si vede costretto a dimettersi da Capitano di Giustizia e a partire per Venezia. La scelta del momento, però, è pessima. In concomitanza con il ritorno in città dell’ex podestà Timoteo Crotta, uomo corrotto, violento e molestatore di donne – e la ragione per cui Biagio e Rosa devono lasciare la città – due sorelle di Ginevra Marangoni, dama di compagnia della duchessa Eleonora, vengono barbaramente uccise e la vecchia governante di famiglia, Giorgia, fa giurare a Biagio che troverà l’assassino e lo consegnerà alla giustizia. Biagio arriva molto vicino al possibile colpevole, ma alla fine è costretto a partire e a lasciare insoluto il caso. E quel che è peggio, proprio al Crotta il duca è costretto ad affidare l’incarico di Capitano di Giustizia.
A Venezia, ben lungi dal godere della compagnia dell’amata moglie e dell’accoglienza nella locanda di costei, il Tridente, Biagio viene coinvolto in una nuova, inquietante avventura. Alcuni gentiluomini sono stati assassinati. Accanto ai loro corpi vengono rinvenute una mappa di Venezia e un berretto giallo, come a dire: questo è un delitto commesso dagli ebrei. A occuparsi del caso è Antonio Mocenigo, Signore della Notte al Criminal, magistratura veneziana sorta nel 1260, insieme al suo giovane amico, la spia Matteo Giustinian. Costui consiglia al Mocenigo di avvalersi dell’aiuto di Biagio Dell’Orso che lui conosce di fama e che da poco è arrivato a Venezia. Inizia così la fruttuosa collaborazione del terzetto a ridosso dell’incoronazione della dogaressa Morosina Morosini, moglie del doge Marino Grimani, signora dai mille talenti, capace di incutere rispetto in chiunque la frequenti e benefattrice di molte povere donne maltrattate dalla sorte. L’incoronazione è prevista per il 4 maggio con i tre giorni successivi dedicati ai festeggiamenti ai quali prenderà parte anche il duca di Mantova. Dunque, chi sta tramando nell’ombra e perché? Sono forse membri corrotti della corte Austriaca in combutta con i crudeli pirati uscocchi signori dell’Adriatico? E Timoteo Crotta c’entra qualcosa in questa storia? E contro chi è architettata la congiura in atto? Solo la Serenissima o anche il ducato di Mantova? Molti gli enigmi da svelare, molti i personaggi coinvolti nella vicenda e tanti e sorprendenti i colpi di scena, mentre il lettore attraversa la Venezia dell’epoca: calli e rii, il Ghetto Novo dove gli ebrei vivono dei loro commerci e dentro il quale ogni sera vengono rinchiusi, l’Arsenale e il palazzo ducale, la Camera del Tormento luogo di cruenti interrogatori, la cerimonia della rosa d’oro. Senza dimenticare il cibo consumato all’epoca: le elaborate ricette dello chef del duca di Mantova Claude Fournier e quelle delle varie locande veneziane.
Il tutto narrato in una lingua colta e piana dai toni spesso ironici e con un dosaggio della suspence davvero sapiente e perfetto.