Traduttore: Cristiano Peddis
Pagine: 470
Prezzo: 20
Quarto libro di Thomas Mullen, autore americano originario del Rhode Island e trasferitosi da alcuni anni ad Atlanta in Georgia, La città è dei bianchi (titolo originale Darktown del 2016) è un noir duro, violento e dalla trama complessa sebbene scorrevolissima i cui personaggi – bianchi e di colore – richiamano alla memoria film come The Mississipi Burning, La calda notte dell’ispettore Tibbs o libri come Il momento di uccidere di un giovane Grisham.
Siamo proprio nella città di Atlanta nel mezzo di una torrida estate del 1948. La seconda guerra mondiale è finita da poco e diversi agenti di polizia sono reduci dal conflitto. Agenti bianchi, naturalmente, ma non solo. Da qualche mese, per una serie di contorti giochi politici, la polizia cittadina ha creato un corpo di agenti di colore. Sono otto in tutto e fra questi, Lucius Boggs e Tom Smith, il secondo reduce anch’egli dalla guerra dove assolveva l’obbligo come carrista.
Relegati nei sotterranei umidi e malridotti della YMCA e impegnati esclusivamente a controllare il quartiere che si sviluppa intorno ad Auburn Street, altrimenti conosciuto come Darktown e popolato solo da gente di colore, benché muniti di pistola e manganello di ordinanza, hanno un incarico assai circoscritto: possono sedare risse, perseguire contrabbandieri e spacciatori, porre freno alla prostituzione, ma non possono recarsi nella sede centrale della polizia, effettuare arresti o svolgere indagini come detective. Per queste ultime mansioni devono avvalersi dei colleghi bianchi e attenderne l’arrivo sul luogo del misfatto. Odiati dai poliziotti bianchi, disprezzati dai negri di Darktown, che li vedono come la brutta copia degli originali – violenti e razzisti oltre ogni immaginazione – gli otto agenti di colore viaggiano in bilico tra il rispetto di quanto gli è stato insegnato nei pochi mesi di addestramento e la voglia di essere qualcosa di più, di incidere in qualche modo sulla corruzione, il marciume e l’ingiustizia che scorrono senza ritegno davanti ai loro occhi e i cui attori non mutano: poliziotti bianchi che tormentano la gente di colore, l’accusano a ragione, ma più spesso a torto, uccidono sicuri dell’impunità e vivono di tangenti. Eppure sembra non ci sia nulla che possano fare senza rischiare il posto di lavoro o peggio.
Ma una sera in cui Boggs e Smith sono di pattuglia succede qualcosa di molto strano. Una catena di eventi che li vedrà testimoni e che sfocerà nella morte violenta di una bellissima ragazza di colore dal passato pulito e inattaccabile, ma legata a un movimento per la difesa dei diritti dei negri e, in modo inaspettato, al deputato Prescott, sedicente sostenitore di tali diritti.
Boggs e Smith, aiutati in modo inatteso da un collega bianco e non corrotto, l’agente Rakestraw, inizieranno contro ogni legge, logica e buon senso, un’indagine privata per scoprire mandanti ed esecutore del delitto, stanchi che nessuno si preoccupi mai di far luce sull’assassinio di una persona di colore.
Mullen ha il dono di raccontare, attraverso dialoghi perfetti e un plot di prim’ordine, una storia di violenza, ingiustizia e iniquità senza farsi prendere la mano da dettagli raccapriccianti, ma comunicando al lettore un senso di assoluto sgomento di fronte alla cecità razzista della maggior parte dei bianchi di Atlanta e dintorni, siano essi poliziotti o civili.
“Come fai a sopportarlo, Lucius? – … – Gli sguardi per strada. Questa follia. Sono matti, qui, tutti. Abbiamo sconfitto i fascisti in Europa, ma qui sono loro che comandano.”
L’autore vuole dimostrarci come tale razzismo non si manifesti solo nei confronti dei negri, a qualunque ceto sociale essi appartengano, ma anche verso quei pochi bianchi disposti a vederli come esseri umani e non come ex schiavi liberati, discendenti di altri esseri umani trascinati in America contro la loro volontà secoli prima dai mercanti di schiavi. E con la storia principale si intrecciano quelle dei comprimari a dimostrare come negli Stati americani del Sud fosse ancora viva e bruciante la sconfitta nella guerra di secessione e di sicuro mal digerite o ignorate le leggi che regolavano il rapporto fra bianchi e neri. Basti pensare all’esistenza ancora nel 1948 del Ku Klux Klan e alla pratica del linciaggio dei neri sgraditi nonostante molti di loro avessero combattuto e si fossero distinti nel corso della seconda guerra mondiale.
Dovremo arrivare al 1955 per assistere al gesto rivoluzionario e antisegregazionista di Rosa Parks che rifiutò di cedere il proprio posto a un bianco su un autobus in Alabama. Ma neppure quello basterà e la strada da percorrere sarà lunga e costellata di morti.
Un grande noir, dunque, questo di Thomas Mullen, ma soprattutto un gran bel libro contro il razzismo in qualunque forma esso si manifesti e un inno sommesso sebbene potente al coraggio e alla determinazione di chi ha rischiato la vita per cambiare le regole sbagliate e ignoranti di una società malata.