Autore: Brekke Jørgen
Data di pubbl.: 2012
Casa Editrice: Nord
Genere: Giallo & Thriller
Traduttore: Alessandro Storti
Pagine: 327
INTERVISTA ALL'AUTORE
“Il centro dell’universo è ovunque e il suo contorno in nessun luogo”
Una frase ricorrente attraverso i secoli, ripetuta da filosofi e pensatori dal 1500 agli albori del Novecento.
Ricorrente esattamente come lo sono tanti altri dettagli nel libro, probabilmente troppi.
Nelle pagine di questo piacevole thriller si viaggia dalla Trondheim del Cinquecento, patria di un pericoloso monaco assassino, cresciuto da uno dei più grandi maestri anatomisti della Venezia dell’epoca, alla Norvegia fino agli Stati Uniti moderni.
Il caso è piuttosto truce: il curatore museale dell’Edgar Allan Poe Museum di Richmond, Virginia, viene trovato, scorticato e decapitato, nel giardino del museo. La stessa sorte tocca, poco tempo e molti chilometri dopo, ad una bibliotecaria appena dimessasi dalla celebre biblioteca Gunnerus, di Trondheim, il cui cadavere martoriato viene rinchiuso nel deposito segreto dell’edificio.
Il legame tra i due è, per l’appunto, il re del macabro statunitense. Un altro libro, però, gioca un ruolo fondamentale in questa storia in cui si alternano, forse, un po’ troppi personaggi.
Il libro di Johannes, scritto da un monaco norvegese vissuto nel Cinquecento, è un vero tesoro, rilegato nella pelle più pregiata e scritto su una pergamena misteriosa, fabbricata con un materiale quanto mai insolito. Una rarità che viene trafugata dalla “tomba” di Gunn Brita Dahle, la bibliotecaria assassinata.
“La biblioteca dell’anatomista” è un buon libro, scritto in maniera scorrevole e molto piacevole da leggere. I personaggi provocano un’empatia immediata (anche se, diciamocelo, la storia della poliziotta che diventa tale in seguito a traumi adolescenziali è trita e ritrita), ma non può essere di certo considerato un poliziesco originale.
Brekke richiama in continuazione gli stessi elementi, facendo imbattere gli investigatori in indizi che nemmeno erano andati a cercare. Non esiste suspence da metà del libro in poi e la storia del monaco Johannes risulta quasi del tutto scollegata dal resto, se non per riferimenti piuttosto inverosimili, come il ritrovamento di un suo coltello nella casa di una giovane, disordinata e ninfomane bibliotecaria.
Malgrado queste pecche evidenti, “La biblioteca dell’anatomista” rimane un’ottima lettura, forse non da consigliare agli appassionati del genere che, come me, finirebbero per perdersi nei dettagli negativi, senza riuscire a godersi a pieno la storia in sé e per sé.
“Ne esistono fin troppi di motivi razionali per uccidere. E se la maggior parte di noi non uccide, è solo perché quasi sempre esistono anche diverse buone ragioni per non farlo.”