La bellezza del mondo – Michel Le Bris

Autore: Michel Le Bris
Titolo: La bellezza del mondo
Editore: Fazi Editore
Genere: romanzo
Numero di pagine: 798
Anno di pubblicazione: 2010
Prezzo: € 19,50

Osa e Martin Johnson hanno girato il mondo per studiare animali e popolazioni dell’Africa Centrale, delle isole del Sud Pacifico e del Borneo; hanno dato il via al cinema naturalistico e sono considerati un’icona dello spirito avventuriero statunitense degli anni ’20. Una coppia che ha fatto parlare e sognare. Michel Le Bris, scrittore e critico letterario francese, li ha scelti come protagonisti del suo romanzo “La bellezza del mondo”. Il libro, suddiviso in tre parti che spaziano dalla “giungla urbana” di New York a quella africana, si apre nel 1939: ad una giovane scrittrice quasi sconosciuta che ha alle spalle solo due libri per ragazzi viene chiesto di scrivere la biografia della signora Jonhson. Avviene così l’incontro tra la giovane Winnie, che deve cercare di capire come indirizzare la propria vita, e la grande Osa che ormai vive sola in mezzo ai ricordi legando il proprio nome a una marca di abiti da safari. Osa inizia a raccontare. Lei è appena sedicenne quando incontra Martin e lo sposa senza neppure avvisare la famiglia e con indosso un abito da spettacolo, lui vive sognando di viaggiare in Paesi lontani e lei plasma i propri sogni su quelli di lui. Accanto a Osa e Martin appaiono anche altri grandi personaggi come George Eastman, fondatore della macchina fotografica Kodak, e Richard Byrd, esploratore statunitense che alla fine degli anni ’20 ha compiuto spedizioni in Antartide e ha sorvolato il Polo Sud.

“Si sogna, si fanno progetti, si studiano mappe, e poi si parte, credendo di sapere dove si va. Non è così, un viaggio: recarsi da qualche parte? Ma i “veri” viaggi, quelli che contano davvero, ai quali torniamo di continuo con la mente, proprio perché non siamo ancora tornati da lì, e non ci capacitiamo di averli vissuti, sono quelli, lo sappiamo bene, dove è accaduto qualcosa” (pag. 720).

La narrazione si sposta dalla vita dei protagonisti allo scambio di battute tra  Winnie e Osa attraverso le parole che la stessa Winnie riporta sul suo diario. Il racconto si presenta come una serie di scatole cinesi che offrono vedute su periodi e luoghi differenti: questo è forse l’elemento strutturale che conferisce maggior fascino al romanzo. Tra le pieghe della nostalgia per il marito defunto e la sensazione di vuoto che la fa cadere nell’alcolismo, Osa fatica a nascondere il suo triste presente e la relazione con il proprio agente. Racconta a Winnie i primi anni con Martin, quando hanno girato i teatri d’America tentando di guadagnar soldi per affrontare il grande viaggio in Africa e vivendo in povertà; poi, finalmente, giunge il tempo dell’avventura ma anche quello dei rischi, il tempo delle sorprendenti immagini di vedute aeree di gruppi di elefanti e popoli primitivi e quello della progettazione di grandi film. “E la fortuna, infine, erano riusciti ad averla” (pag. 49). In verità Osa non racconta solo la sua storia, ma sembra narrare la vita di tre persone: la prima più ingenua e salda nei valori della famiglia e della tradizione, la seconda disposta a dimenticare la prima pur di trovare fortuna e notorietà, la terza alla ricerca di un legame con le altre e, forse, di un’unica identità.

Da dove esattamente trae origine il titolo? E’ questa una domanda che si è insinua nella mente di chi legge. Il vortice di avventure di Osa e Martin, scandite da incontri e spostamenti così come dalla ricerca di finanziamenti per i propri viaggi, e la loro storia d’amore sono ricche di spunti che rimandano alla bellezza del mondo ma è nell’ultima frase del libro che emergono le parole del titolo. “La bellezza del mondo” giustifica l’esistenza di Osa e Martin e la loro storia di coppia che nasce quasi come una scommessa, inconsapevolmente più per lei che per lui, e si dipana dapprima timidamente ma poi con sempre maggior vigore.  “La bellezza del mondo” è ancora il titolo della seconda parte, che tratteggia la spedizione in Kenya nel 1921 – 1922, quella che secondo la cronaca viene descritta anche nel film dei Johnson “Trailing Wild African Animals” del 1923. La bellezza del mondo è un pensiero che nasce spontaneamente a conclusione della lettura che, nonostante la lunghezza, è capace di appassionare e sorprendere tanto da lasciar il desiderio di ricercare altre tracce dei personaggi. Senza dubbio, come già alcune testate francesi hanno sottolineato, questo romanzo di Michel Le Bris si può definire un’opera epica.

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