Kassel non invita alla logica – Enrique Vila-Matas

Titolo: Kassel non invita alla logica
Autore: Vila-Matas Enrique
Data di pubbl.: 2015
Casa Editrice: Feltrinelli
Genere: Romanzo
Traduttore: Elena Liverani
Pagine: 254
Prezzo: 18 €

Una passeggiata artistica, nel vero senso della parola. Enrique Vila-Matas, ancora una volta personaggio dei suoi libri, viene strappato alla routine barcellonese e si ritrova a Kassel, in Germania, al centro di Documenta, una delle più note manifestazioni di arte contemporanea. Gli è stato chiesto di partecipare attivamente in un modo insolito: passare tre settimane a scrivere in un ristorante cinese. Lo scetticismo iniziale che lo accompagna è duplice. Vale sia per la sua capacità di affrontare l’eventuale folla di curiosi alle prese con un letterato, sia per i progressi raggiunti dagli artisti di oggi, forse non più capaci di opere davvero incisive. Invece molte delle installazioni esposte a Kassel suscitano nello scrittore riflessioni profonde. “E quindi mi dispiaceva dover rovinare le illusioni apocalittiche di tanti amici situati alla fine dell’arte, quella fine che loro purtroppo confondevano con quella del mondo, questione molto diversa. Perché ritenevo che l’arte continuava perfettamente a stare in piedi e, a ogni modo, era solo il mondo […] a essere crollato.”

Molto pensiero e poca azione. Sul confine labile tra romanzo e saggio Vila-Matas ha costruito molte delle sue opere più riuscite. Vale anche per Kassel non invita alla logica, in cui ritroviamo alcuni dei temi che gli sono più cari, come l’identità e l’invisibilità, proprie e altrui. È perfettamente inutile domandarsi se i curatori e gli artisti citati esistano davvero oppure no. Anche se fossero tutti inventati di sana pianta, non cambierebbe quasi nulla. Le opere d’arte, soprattutto quelle a prima vista più enigmatiche e difficili da interpretare, fanno scattare la molla di intuizioni a tratti folgoranti. Lo spaesamento si moltiplica in un gioco di specchi: uno spagnolo in Germania, ma anche in Cina quando è circondato dai camerieri del ristorante, o forse solo fuori posto in un’Europa da ricostruire (Kassel fu quasi rasa al suolo nel 1943, ma l’allusione vale anche per la UE dei giorni nostri). Così come l’avanguardia artistica spesso si propone di disorientare chi la guarda. Da tutti questi stimoli, Vila-Matas sembra maturare una convinzione che smentisce il pessimismo con cui aveva accettato l’invito a Kassel. L’arte può modificare il proprio modo di essere, la propria vita. Le classificazioni non servono, nell’una come nell’altra. E la letteratura di Vila-Matas non si lascia classificare.

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Damiano Latella, classe 1985, piemontese, ama la Francia, la Spagna e gli accenti messi al posto giusto. Pur non traducendo, si tiene in allenamento collaborando con la rivista «tradurre». Non capisce chi si lamenta della mancanza di buoni libri.

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