![Jerusalem Suite – Francesco Battistini](http://www.gliamantideilibri.it/wp-content/uploads/2024/11/IMG_0113-194x300.jpeg)
Data di pubbl.: 2024
Pagine: 432
Prezzo: € 20,00
Ci sono abitazioni impregnate di Storia. Sì, proprio quella con la esse maiuscola. Una di queste, ancora oggi bellissima e temo inavvicinabile per i prezzi, è l’American Colony di Gerusalemme. Se la cercate su Google finirete per innamorarvene, come vi appassionerete alla sua storia che s’intreccia e si confonde con quella della Palestina, narrata in questo libro di Francesco Battistini, giornalista del Corriere della Sera, per anni inviato speciale e cronista di guerra in Medio Oriente e proprio a Gerusalemme.
«Il Signore Iddio divise tutta la bellezza in dieci parti: ne consegnò nove a Gerusalemme e una al resto del mondo. Poi divise anche il dolore in dieci parti e di nuovo ne assegnò nove a Gerusalemme e una al resto del mondo».
Talmud di Gerusalemme, Kiddushin 49b
Un hotel di lusso, l’American Colony, vecchio di 150 anni, ma nato per essere qualcosa di completamente diverso. È nel 1881 che arrivano a Gerusalemme da Chicago (USA) un gruppo di pellegrini guidati da Horatio e Anna Spafford. Gli Spafford hanno alle spalle una vita incredibile e tragedie inenarrabili. Ma hanno fede, una fede profonda e solida, e l’idea che con la preghiera e le opere di carità si possa davvero fare la differenza. Sono imparziali e si rifiutano di fare distinguo fra ebrei, musulmani, cristiani copti e cattolici, maroniti, armeni. Chiunque abbia bisogno di aiuto da loro lo troverà. Nel 1895 comprano, nel quartiere di Sheikh Jarrah, la splendida dimora dell’antica famiglia Husseini. Aprono un’infermeria, una scuola e un laboratorio di cucito. L’anno seguente si uniscono a loro due gruppi di pellegrini svedesi e nasce l’American Colony che solo nel 1902 diventerà un hotel gestito, alla morte di Horatio e poi di Anna, dalla figlia Bertha e dal marito Frederik Vester. Il Colony sarà su territorio israeliano e per un periodo su quello giordano, posto com’è su un confine, lungo un limes che si muove insieme alle guerre e ai seguenti trattati. Le sue stanze ospiteranno molti di coloro che hanno fatto la storia della Palestina e di Israele, nel bene e nel male, da Lawrence d’Arabia a Churchill al generale Allenby, fino a un Tony Blair non più Primo Ministro britannico, ma impegnato nei negoziati di pace fra israeliani e palestinesi; vedranno la nascita dello Stato di Israele, le guerre arabo-israeliane, l’avvicendarsi di primi ministri. Tra quelle mura si incontreranno spie, mediatori di pace, registi di fama, attori, scrittori, giornalisti di molte testate, capi di Stato di Paesi diversi. Sarà lo spirito indipendente, uno spirito di carità e totalmente al di sopra delle parti, uno spirito neutrale, a salvare ogni volta il Colony dalla distruzione.
“Questo non è solo un albergo. Fossi io il proprietario, ne farei proprio un museo della pace per tutti i figli della Terrasanta. Bisogna crederci. Noi palestinesi stiamo vivendo come in una grande prigione, ma è una situazione che non può durare per sempre. La violenza non è una soluzione”. (pag. 286, George, il concierge).
Gli infiniti aneddoti legati a questo singolare albergo costituiscono il fil rouge che cuce fra loro gli eventi che portano alla nascita dello Stato di Israele e a tutto quello che è accaduto da quel momento in poi e che ancora oggi vediamo, ascoltiamo e leggiamo con crescente preoccupazione e orrore. Per Israele. Per i palestinesi. Per il mondo.
“Credo che l’unico modo per mantenere un sogno, che sia una fantasia sionista o sessuale, per conservarlo roseo e perfetto e impeccabile, sia di non cercare mai di viverlo. Israele è un sogno che s’avvera. E come tale, destinato a essere una delusione”. (pag. 312, parole del compianto scrittore israeliano Amos Oz)
Un libro che consiglio vivamente di leggere perché narra in modo preciso i motivi per cui in Israele e Palestina si è arrivati al punto in cui siamo oggi. Un libro che spiega e non giudica. Un libro per comprendere e ricordare le pesanti responsabilità nell’attuale conflitto condivise da molti paesi del mondo.