Data di pubbl.: 2024
Pagine: 229
Prezzo: € 19,00
«Non voglio scrivere un libro di storia, non ne sarei capace e nemmeno una biografia. Mi sono messo in cammino sulle tracce lasciate da Matteotti, all’avventura, e sto cercando di capire dove mi porterà. Mi sono imposto di seguire le mie curiosità, del resto devo scrivere il mio Matteotti, non altro un libro che allunga le già ampie liste della bibliografia».
Con queste parole Concetto Vecchio, giornalista brillante del quotidiano La Repubblica, spiega ai suoi lettori il suo libro su Matteotti.
Dopo aver letto Io vi accuso. Giacomo Matteotti e noi possiamo con certezza dire che questo libro ci fa incontrare un altro Matteotti rispetto a quello canonizzato dagli storici e nelle numerose biografie.
Il Matteotti di Vecchio è il nostro Matteotti. Con una vera e propria inchiesta giornalistica, Vecchio si mette sulle tracce del parlamentare socialista, assassinato cento anni fa dalla banda Mussolini e dalla sua violenza fascista raccontandoci prima l’uomo e poi il politico o meglio l’uomo che diventa politico. Ma con Matteotti l’uomo e il politico coincidono, stretti in una coerenza esemplare e coraggiosa.
Con uno sguardo nel passato e con gli occhi al presente, Concetto Vecchio porta la storia di Matteotti in mezzo a noi. Perché la vicenda esistenziale e politica del deputato socialista che per primo affrontò a viso aperto il fascismo, capendone la portata liberticida e dittatoriale, ci riguarda da vicino soprattutto in questo delicato momento politico.
Io vi accuso è prima di tutto un viaggio nel trauma, prima pubblico e poi privato, come racconta a Concetto Vecchio Laura, nipote di Giacomo. «Ed è un romanzo senza fine. Ogni volta che penso di averlo capito si aggiunge un altro tassello che revoca le mie convinzioni. La verità è che una parte della tragedia è toccata a me, a distanza di così tanto tempo, anche se non ho mai conosciuto mio nonno, anche se nemmeno c’ero. Ma me la sono presa in pieno».
Io vi accuso, a mio avviso, è il migliore tra i libri in uscita in occasione del centenario dell’assassinio di Giacomo Matteotti.
Concetto Vecchio ha in queste pagine il grande merito di raccontare Matteotti partendo prima di tutto dalla sua dimensione umana, ricostruisce e ridà dignità al profilo di un uomo la cui memoria è stata spesso calpestata e ne recupera la coraggiosa dimensione politica con cui oggi abbiamo il dovere di fare i conti.
Vecchio definisce il suo libro un’inchiesta sulla dimenticanza, perché Giacomo Matteotti nella sua battaglia a viso aperto contro il fascismo venne lasciato solo e oscurato anche a sinistra, soprattutto dai comunisti, perché da socialista riformista era profeticamente in anticipo su tutto.
Concetto Vecchio scrive di Matteotti come un impopolare antitaliano.
Gobetti nel ritratto che scrisse di Matteotti dopo la sua morte, e che Vecchio riporta definendolo il più bello, scrive: «Tra i compagni era tenuto in sospetto per la ricchezza¸ gli avversari lo odiavano come si odia un transfuga. Invece Matteotti era un avversario di stile, non di famiglia. Fu accusato di estremismo ora di riformismo, era equidistante dal massimalismo anarchico e sindacalista come dall’opportunismo dei sindacati riformisti.
Eretico e oppositore nel partito socialista, poi tra gli unitari una specie di guardiano della rettitudine politica e della resistenza dei caratteri: sempre alle funzioni più ingrate e alle battaglie più compromesse».
Concetto Vecchio ci porta nel trauma pubblico e privato di una Nazione ferita a morte dalla violenza fascista e riporta al presente la figura umana di Giacomo Matteotti. Attraverso una narrazione pubblica ne riscopre la grandezza politica e il suo socialismo libertario e riformista, che oggi ha ancora tanto da dirci.
Altro che “pellegrino del nulla”, come disse di lui il compagno Antonio Gramsci, sbagliando ancora una volta.