A tu per tu con… Arianna Gasbarro

Cari “Amanti dei Libri”, oggi abbiamo l’occasione di rivolgere qualche domanda ad Arianna Gasbarro, autrice del romanzo “Alice in gabbia”, edito da Miraggi edizioni, giovane e dinamica casa editrice del torinese. 

Redazione: La nostra redazione si è occupata della recensione del tuo libro, cara Arianna, e devo dire che è piaciuto. Complimenti! Come in tutte le letture curiose però, sorgono spontaneamente delle domande. Che ne dici se provassimo a chiederti di darci qualche risposta?
Arianna:
Grazie! Siete tra i miei primissimi lettori, dal momento che il libro è appena uscito nelle librerie, quindi sono molto curiosa di sapere che cosa vi è venuto in mente leggendo Alice.
R:  E noi di avere delle risposte alle nostre domande! Come avrai imparato o imparerai, a volte la curiosità, nel mondo dell’editoria, spinge ad informarsi anche sull’autore, e infatti le prima due domande che ti rivolgiamo sono proprio su di te. Chi è Arianna? che cosa fa nella vita?
A: Arianna ha appena compiuto trent’anni e dopo Roma, Londra e Firenze adesso si è rifugiata tra le colline del Chianti per arrendersi al suo destino e dedicarsi completamente alla scrittura. Ho fatto un lungo tiro alla fune con me stessa, ho cercato di condurre un’esistenza normale e diciamo che ci stavo quasi riuscendo, ma poi ho capito che era tutta una farsa e mi sono arresa all’evidenza.
R: Arianna è Alice? C’è qualcosa di autobiografico o è solo una storia inventata ispirata ad un problema molto attuale come quello del precariato?
A: Devo ammettere che Alice ha molto di autobiografico, in effetti. Ho deciso davvero di lasciare il mio contratto a tempo indeterminato un anno fa, proprio per uscire da un meccanismo a mio avviso soffocante e sterile, e dedicarmi a ciò che da sempre è stato un pilastro nella mia vita: la letteratura e la scrittura.
Devo ammettere che se non avessi vissuto sulla mia pelle gli inganni, le psicosi e i trabocchetti quotidiani di cui parla l’Alice del romanzo, non credo sarei mai riuscita a comprenderli completamente.
Ad ogni modo non direi che il mio romanzo affronta la questione del precariato, perché la protagonista ha un contratto a tempo indeterminato e non vive nell’affanno di non sapere quale sarà la sua sorte ogni sei mesi. La questione semmai è un’altra: l’irrequietezza di vivere in un “paese precario”, in una realtà ovattata d’illusoria stabilità che di fatto invece coltiva e alimenta una precarietà intrinseca dei lavoratori e del sistema stesso.
  
R: L’idea di scrivere un romanzo ispirato ad un tema così spinoso scaturisce solo dal desiderio di raccontare un’esperienza personale?
A: beh, dalla mia esperienza personale, prima di tutto, ma anche dall’esigenza di dar voce a un disagio che non è solo mio o di Alice e che può essere molto difficile da comprendere per le altre generazioni. Io per esempio avevo la necessità di far comprendere ai miei genitori perché stavo facendo una scelta simile, che a loro sembrava assolutamente incomprensibile.
Inoltre alla base c’era anche un forte desiderio di denuncia, perché pensando agli oppressi di tutti i tempi ci si domanda spesso: “Ma perché non si ribellavano? Perché non hanno fatto niente per liberarsi?” Ecco, diciamo che in un certo senso spero di aver dato voce al servo del calcolatore del ventunesimo secolo, così tra qualche centinaio d’anni magari i nostri posteri avranno una risposta.
R: se ti dico delle parole che mi vengono in mente pensando al tuo romanzo, mi attribuisci la prima idea che scaturisce dai tuoi pensieri in riferimento ad esse?
A: D’accordo.
R: PAPERE, ATI E GABBIA.
A: Libertà di vivere in totale armonia con la propria natura. Inganno. Ciò che ti toglie la gioia e l’entusiasmo di scoprire come sarà l’oggi.
R: Per concludere, tu hai intenzione di pubblicare altri romanzi? In che misura ti dedichi alla scrittura?
A: Sì. Ho diversi progetti in mente e in questo momento sono alle prese con una nuova storia. Ho lasciato tutto per dedicarmi alla scrittura, quindi in questo momento divido le mie giornate tra la scrittura creativa e la traduzione di romanzi, che è in questo momento il mio secondo costante impegno da scribacchina.
R: Molte persone vogliono affacciarsi al mondo dell’editoria in qualità di scrittori, è’ facile trovare un editore che ti ascolti e che ti pubblichi? qual’è la tua storia di approdo nel mondo dell’editoria?
A: Io credo di essere stata molto fortunata, in effetti. Ho iniziato a scrivere il libro senza pensare affatto al problema della pubblicazione. Ho scritto e basta, per necessità, per gioia, per dedizione. Qualche mese dopo ho stampato una decina di copie e ho scelto alcune case editrici che mi sembrava potessero essere interessate. Interessate in primo luogo a ricevere manoscritti da un’esordiente, che non è affatto un dettaglio banale, e a pubblicare un romanzo su un tema “spinoso” come Alice. È incredibile, perché ripensandoci quando io ho lasciato il lavoro, contemporaneamente a Torino alcuni ragazzi coraggiosi stavano facendo la mia stessa scelta per fondare una casa editrice. Ci siamo trovati per caso qualche mese dopo, con il mio libro, e in un certo senso anche i miei editori si sono riconosciuti nella protagonista e hanno scelto di pubblicare la sua storia.
R: E’ stato un piacere, Arianna! Grazie della tua disponibilità! E un grosso in bocca al lupo per il tuo futuro, editoriale e non!
A: In bocca al lupo anche a voi, alla prossima!


Riccardo Barbagallo

Lavoro da qualche anno nell'editoria, mi occupo di comunicazione per editori e autori e sono un digital addicted. Al contrario di altri, non mi posso definire un lettore da sempre, 'La coscienza di Zeno' in prima media è stato un trauma troppo forte da superare per proseguire serenamente la relazione con la lettura. Più avanti ho deciso di leggere un libro per piacere, e non per obbligo, ed è stato lì che ho capito quale sia la vera forza della lettura: la capacità di emozionare. Credo che sia questo il segreto, se così possiamo definirlo. Non ho più smesso.

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