Lele Rozza, editore di Blonk e insegnante presso la Fondazione Scuole Civiche Milanesi, ha presentato presso lo Spazio dell’ Incubatore al Salone di Torino il suo progetto di scrittura abbastanza creativa, che ha come obiettivo non tanto (o non solo) quello di far crescere nuovi autori, ma soprattutto quello di riconciliarsi con uno strumento fondamentale per i lavoratori della conoscenza in generale, la scrittura appunto.
Il punto di partenza è la letteratura, innanzitutto vista come piacere nella lettura e poi utilizzata e “smontata” per ricavarne i meccanismi fondamentali (efficaci, divertenti e funzionali) per la trasmissione del nostro pensiero all’interlocutore, sia che scriviamo un racconto, un manuale scientifico o una semplice mail.
Il progetto infatti è rivolto anche a chi vuole scrivere di politica, di tecnica o altro…
Nell’incontro sono stati coinvolti quattro allievi dei suoi corsi, “improbabili autori” che hanno raccontato le loro differenti storie di rapporto con la scrittura.
Francesco Panzeri ha parlato della scrittura come “miniera”, descrivendo il suo passaggio dal blocco dello scrittore a” blocca lo scrittore!”
La scrittura professionale, ovvero “si può scrivere di qualsiasi cosa, o quasi” è stata presentata da Daniela Coppola, vera e propria interprete della poliedricità: dal racconto al manuale scientifico.
Per chi non è madrelingua, come Ema Stefanovka, si ha invece un problema: non si ha un correttore automatico al proprio interno e occorre stabilire un rapporto intenso con le parole attraverso, ad esempio, una paziente rilettura.
La dimensione della sofferenza nello scrivere è invece stata descritta da Vanessa, sospesa in un costante rapporto problematico tra io scrittrice e io auto- lettrice.
Ad unire tutte queste voci c’è la condivisione delle esperienze, sulla base della quale avvengono la creazione delle idee, la scrittura, la diffusione dei testi, qualsiasi scopo essi abbiano.