Incubatore 2014 – Libre Edizioni Digitali

Libre Edizioni Digitali nasce come spin off di Libre s.c., agenzia vocata allo sviluppo di nuove forme di comunicazione integrata, che da alcuni anni declina creativamente l’impiego delle più avanzate tecnologie multimediali verso una percezione immersiva, emotiva e poetica della realtà. Accanto alle attività in cui negli ultimi anni si è specializzata – tra le quali il web, lo sviluppo di software, le applicazioni per mobile, gli strumenti multimediali per l’e-learning e l’editoria e le istallazioni museali, l’art direction – dal 2013 la società cooperativa ha intrapreso l’avventura editoriale.

Come è nato il vostro progetto editoriale?

Il progetto nasce come una cooperativa, l’obiettivo non è arricchirci, ma pagare il lavoro dei soci e rientrare nelle spese. Cerchiamo di mettere al servizio le nostre competenze con soggetti artistici e aziende.

Cosa vi aspettate dalla partecipazione all’Incubatore?

È la prima volta per noi e non ci aspettiamo nulla. Partiamo positivi e molto curiosi, perchè vogliamo vedere come il pubblico reagisce. Abbiamo uno stand diverso dal solito, da una parte una tv che proietta immagini di guerra e dall’altra una piccola sezione dedicata ai bambini, ma l’attenzione per ora non è altissima.

Quali progetti avete per il futuro e cosa si sta già realizzando?

Libre edizioni si occupa di produzioni digitali per tablet, attraverso applicazioni multipiattaforma, ed è nata sulla spinta del Progetto Me-Mo, magazine interattivo sul reportage di guerra e cambiamento sociale, risultato dell’incontro con cinque tra i migliori fotoreporter del mondo: Jose Colon, Manu Brabo, premio Pulitzer 2013, Fabio Bucciarelli, premio Robert Capa Gold Medal Award 2013 e World Press Photo 2013, Diego Ibarra, Guillem Valle, World Press Photo 2011. Il progetto nasce dal nostro incontro con Fabio Bucciarelli; lui e gli altri 4 reporter hanno un rapporto di amici particolare: noi avevamo le competenze tecniche e loro di foto-giornalismo, quindi abbiamo deciso di unire le nostre forze.

Ci sono punti positivi o negativi dell’essere una piccola casa editrice che si sta affermando in questo periodo nel panorama editoriale affetto dalla crisi?

Siamo una realtà un po’ diversa. Siamo completamente digitali e forse sentiamo meno la crisi rispetto ad altri. Non pubblichiamo nulla se non c’è qualcosa di bello o che vale, secondo noi e crediamo fortemente in Me-Mo.

Quali sono le peculiarità della vostra linea editoriale?

Sicuramente cerchiamo di sfruttare al massimo la potenzialità del digitale, in modo intelligente. Abbiamo competenze, le mettiamo al servizio di tutti. Creiamo prodotti facilmente comprensibili, di forte impatto, come Me-Mo, ma di grande valore.

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