Autore: Alessandro Barbaglia
Data di pubbl.: 2018
Casa Editrice: Mondadori editore
Genere: Narrativa
Pagine: 169
Prezzo: 17,00 euro
“Ti sei mai chiesto dove va a finire tutto quel bianco quando la neve si scioglie? O il vento quando smette di soffiare, o le quattro del pomeriggio quando arrivano le cinque? Ti sei mai chiesto dove vanno a finire le cose infinite quando finiscono?” (Pag. 157)
Il piccolo grande paese delle meraviglie di Chiara Beretta Mazzotta, meglio conosciuto come Spazio Vigoni e sito nell’omonima via di Milano, ospita in questa occasione Gli Amanti dei Libri ed altri amici blogger, per incontrare un giovanissimo scrittore, al suo secondo romanzo, pubblicato niente meno che dall’ammiraglia dell’editoria italiana, Mondadori.
Alessandro Barbaglia ha scritto “L’atlante dell’invisibile”, una storia ambientata tra Lombardia e Trentino, nella seconda metà del novecento, storia destinata però a spaziare in luoghi ben più lontani. In realtà le storie, quelle principali del romanzo, sono due.
Una vicenda vede coinvolti due sposi, Elio e Teresa, lombardi, tutti casa e casa, che giocano, grazie al marito, ad immaginarsi mondi diversi. La passione di Elio è infatti la costruzione di mappamondi, strani, non convenzionali, non particolarmente graditi alla moglie.
L’altra storia vede giocare tre ragazzini, tre quattordicenni delle montagne trentine, ed è sicuramente più naturale che loro giochino. Il risultato dei loro giochi però è qualcosa di altrettanto non convenzionale: l’atlante dell’invisibile.
Avrete quindi capito già da soli, che le due vicende, pur lontane 350 km circa, saranno destinate ad incrociarsi, o per gioco o per fortuna, scatenando una reazione chimica favolosa.
Questo romanzo che Alessandro ha scritto, realizza all’insaputa dell’autore stesso una cosa bellissima: ci dice chi è l’autore, cosa vuole fare nella vita, a che cosa aspira di più profondo. Stupendo. E così, noi blogger non serviamo più. Basta leggere, che è ciò per cui noi blogger ci impegnano, invogliarvi a leggere.
Battute a parte è proprio così: “L’atlante dell’invisibile” paradossalmente ci svela la vera natura di Alessandro.
Lui è un narratore, un cantastorie, un menestrello, un giullare di corte, e non c’era verso di fargli una domanda la sera che l’abbiamo incontrato. Lui aveva troppo da dirci, da raccontarci, e pensate, cari lettori, che è costantemente preoccupato che suo nonno gli abbia trasmesso la capacità che aveva di raccontare storie incredibili. Lo abbiamo rassicurato: sei un grande, Alessandro.
Due sono anche i temi fondanti di questo romanzo: le cose infinite, e le cose invisibili.
Entrambi questi elementi vengono sviscerati da Alessandro che ci mostra come ciò che è infinito, per sua natura non finisce, ma può terminare. E poi? Dove va a “finire”? E più ancora le cose invisibili, come si spiegano, come si definiscono, come si cercano e soprattutto dove si trovano?
“L’atlante dell’invisibile” è un elettrostimolatore di domande, sviluppa non gli addominali, ma il cervello e il cuore. E fa bene a tutti, piccoli e grandi. Assumetene in gran quantità, con calma perchè sia ben assimilato e aiuti ciascuno ad andare oltre, a sognare, a guardare oltre l’orizzonte e soprattutto a trecentosessanta gradi.
Buona lettura e buona estate.
Claudio DP
“Che cosa strana, i ritorni, no?
In realtà non si torna mai da nessuna parte, perché noi per primi cambiamo sempre, e ci presentiamo sempre diversi di fronte a tutto ciò verso cui torniamo.” (Pag. 144)