
Data di pubbl.: 2025
Pagine: 141
Prezzo: € 14,00
Mi piacciono i romanzi che suggeriscono una visione, che non indagano la realtà ma l’esistenza. Sono affascinato da una letteratura che sa cogliere la complessità della vita, e ci fa vedere, anche attraverso l’immaginazione, che cosa siamo e di che cosa siamo capaci.
Romano Augusto Fiocchi conosce benissimo l’arte del romanzo e la letteratura.
Lo capiamo leggendo Il violinista Igor Brodskij, un libro cosmicomico e borgesiano che contiene allo stesso tempo una visione del romanzo, dell’esistenza, del tempo e della Storia.
Brodskij è un personaggio che ameremo già dalle prime pagine: un violinista sui generis, il più grande violinista del ventunesimo secolo, che da un violino inesistente farà uscire una musica che conquisterà il mondo.
Non era musica classica, non era jazz, non era rock. Era la musica di Igor Brodskij, che da una custodia di cuoio tira fuori uno strumento che non c’è ma lui è capace di far vibrare le corde dell’emozione suonando una musica che ha un genere, una musica con cui il violinista ha in mano il mondo e spreme i suoi sogni come si fa con un limone.
Da un violino invisibile, Brodskij tira fuori una musica metafisica che è un linguaggio dell’infinito che finisce di incantare e suggestionare chi si mette in ascolto.
Da Milano, a Parigi, arrivando fino a Londra, passando per il resto del mondo, Igor è il violinista nomade che porta in giro una musica che nessuno ha mai ascoltato. Di lui e della sua musica si innamorano ex tossici, puttane, poeti ubriaconi, vecchie beghine segretarie, investigatori privati.
Il violinista scompare e ricompare in molte città del mondo, sulle sue tracce c’è Il segugio, uno strano investigatore privato, assoldato da un ricco produttore discografico che vorrebbe ingaggiare il violinista.
Romano Augusto Fiocchi racconta l’andare nomade di Brodskij, un uomo che fugge da sé stesso ma sulla sua strada lascia il mistero della sua musica.
Quella musica che non esiste, eppure c’è. Quell’uomo che viene dall’ex Unione Sovietica e che ha sentito le betulle cantare.
Ne Il violinista Igor Brodskij si fanno incontri interessanti. Ci imbatteremo durante la lettura in Alda Merini, Georges Perec, nella grande letteratura di tutti i tempi e soprattutto ci lasceremo incantare da un musicista che suona un violino inesistente, ma che dona al mondo una musica mai sentita prima.
Tra immaginazione, poesia, finzione e realtà Fiocchi racconta la storia del più grande violinista del ventunesimo secolo, ma nel suo romanzo c’è il Novecento con tutta la sua crudeltà e la sua bellezza.
Il Novecento in cui è nato Igor Brodskij, di cui ha sperimentato sulla propria pelle la violenza e la brutalità totalitaria.
Un uomo straordinario e misterioso che è stato capace di incantare il mondo muovendo l’archetto nel nulla del suo violino invisibile, generando una musica mai ascoltata, la musica dei sogni vivi, del silenzio delle cose eterne.
La musica che si trasforma in parole, e le parole, una dietro l’altra, formano una storia.
La storia che contiene un mistero che ha il nome di Igor Brodskij, un uomo che inventa dal nulla una musica unica e dona al mondo una visione.