
Data di pubbl.: 2025
Pagine: 308
Prezzo: € 19,90
Il 12 settembre 2018 il giornalista Haruto Watanabe e la giovane cameraman Rina Myōga della televisione NHK si recano nel quartiere di Fuchū, non lontano dal centro di Tokyo, per intervistare il vecchio ispettore degli affari criminali Nakamura. Sono passati infatti cinquant’anni dalla più grande rapina mai avvenuta in Giappone: 300 milioni di yen – i bonus per gli operai della Tokyo Shibaura Electric, oggi Toshiba – sottratti alla banca Nippon Trust. Una rapina rapida e indolore visto che i quattro impiegati della Nippon Trust, presenti nell’auto che trasportava i soldi, vengono fermati da un poliziotto in moto che li avverte di una sospetta bomba dentro il veicolo, li fa scendere e, mentre sembra che l’auto stia per esplodere, si mette al volante della stessa e sparisce nel nulla. A terra, un candelotto fumogeno e del poliziotto/ladro nessuna traccia se non sparuti indizi: la moto abbandonata, un cappello da caccia e poco altro. Una rapina indolore anche per la banca, in realtà, poiché quei soldi sono assicurati e dunque nessuno ci ha rimesso, neppure gli operai che ricevono i loro bonus con solo un paio di giorni di ritardo. Resta l’enormità di quel furto, una cifra da capogiro, pari alle cifre che caratterizzeranno il lavoro della polizia di Fuchū per ben sette anni, finché il reato non verrà prescritto: più di 170.000 agenti coinvolti, 117.950 indagati e una spesa di 975 milioni di yen per arrivare a un nulla di fatto. Il colpevole non verrà mai trovato, ma alcune vite verranno stravolte, fra gli agenti per il terribile carico di lavoro e fra i sospettati senza motivo le cui reputazioni saranno distrutte.
Questa la storia in breve, ma il fascino profondo di questo libro, che si svolge su due piani temporali il 2018 e il 1968, fedele alla storia che abbiamo appena enunciato, fatti salvi alcuni personaggi di fantasia e nomi modificati per rispetto alla privacy, risiede altrove. Di sicuro nella fantasia dell’autore nel ricostruire ciò che potrebbe essere accaduto, ma soprattutto nel mostrarci un mondo per noi remoto per cultura, approccio alla vita e ai suoi casi. Nella descrizione dei personaggi, a partire dal giovane ispettore Nakamura, con i suoi occhi vuoti eppure capaci di scavare nell’animo degli indagati, all’anziano Nakamura che porta in giro per Fuchū e le sue botteghe il giornalista interessato a quella vecchia storia e la giovane e un po’ annoiata cameraman:
“Come le ho già detto, ci si può limitare a esporre i fatti oppure si può raccontare. E io sto cercando di fare anche di più con la mia storia. Sto cercando di farvela vedere.” (p. 205)
C’è un’etica del lavoro, del rispetto per un compito ben svolto e la tenacia nel perseguire un obiettivo che noi occidentali sembriamo aver smarrito e che ritroviamo in Nakamura e nei suoi sottoposti, ma anche nelle storie che si dipanano dalla principale, vicende di piccole vite sull’orlo dell’abisso e nondimeno ricche di un’incredibile dignità. Un’idea della vita e del suo svolgersi e della vecchiaia – invecchiare è un privilegio – illuminanti e singolari. Perché due cose contano alla fine: l’intenzione che poniamo in ciò che vogliamo compiere e la scoperta di chi siamo veramente, quel ‘non sai chi sei finché non lo sei’ che risuona, al tempo stesso misterioso e profondo, alla fine di questo splendido libro. Leggetelo e lasciatevi sorprendere. Non ve ne pentirete.