Il sacrificio di Éva Izsàk – Januaria Piromallo

Titolo: Il sacrificio di Éva Izsàk
Autore: Januaria Piromallo
Data di pubbl.: 2014
Casa Editrice: Chiarelettere
Genere: Romanzo
Pagine: 160
Prezzo: 13,60

Ungheria, estate del 1944. Éva è una ragazza ebrea di diciannove anni, sveglia e coraggiosa, che condivide con la sorella Mària la passione politica: entrambe attive fin da giovanissime nel movimento sionista Hashomer Hatzair, passeranno poi nella resistenza. La ragazza è molto determinata nelle sue convinzioni, crede fermamente nell’ideologia e sogna di contribuire alla creazione di un mondo migliore.

Costretta a vivere costantemente in fuga dai nazisti, si nasconde con il suo gruppo di compagni di cui si fida ciecamente, sentendosi al sicuro dagli omicidi e dalle deportazioni che stanno sconvolgendo l’Europa. Ma la sua fede nel movimento e nei compagni è mal riposta; quando la paura di essere catturati si fa più insistente, il leader carismatico del gruppo decide di mettere ai voti il destino di Éva, “la ragazzina” di cui non si è mai fidato fino in fondo. Il motivo di questa scelta è semplice quanto ingiusto: una ragazza così giovane non resisterebbe mai alla tortura e tradirebbe subito i compagni.

L’esito della votazione è sconvolgente: allontanamento e suicidio. Éva riceve la fialetta di cianuro con cui mettere fine alla sua vita: eseguirà da sola la sentenza, confermando la sua lealtà verso la causa, convinta dai compagni che ci siano ragioni molto più grandi di lei da rispettare e che il suo sacrificio salverà molte altre vite. “Ti uccideremo per salvare la Causa. Ti stiamo sacrificando, e siamo sicuri che capirai il perché” (p.113)

Una storia sconvolgente, cupa e dolorosa, messa a tacere per decenni, probabilmente a causa dei personaggi coinvolti nella vicenda.
Il leader carismatico che ha proposto ai voti l’eliminazione di Éva era infatti Imre Lipsitz, che con il nome di Imre Lakatos diventerà un famoso epistemologo, noto per le sue teorie filosofiche sulla scienza e la matematica, allievo di Karl Popper e suo successore alla London School of Economics.
Un personaggio di fama mondiale, dunque, osannato dall’intellighenzia internazionale ma sul quale la storia raccontata da Januaria Piromallo getta una nuova, oscura luce: l’accusa dell’omicidio di una diciannovenne.

La storia di Éva è stata scoperta dalla giornalista napoletana grazie all’incontro con un altro filosofo ungherese, Imre Toth, che le ha raccontato tutta la vicenda mostrandole il memoriale scritto da Mària, la sorella, ricostruito grazie al racconto di altri compagni e tenuto nascosto dagli storici per non infangare il famoso nome di Lakatos.
Ma per Piromallo è ora di far luce sulla verità e di mostrare la doppiezza di questo personaggio, raccontando la sconvolgente morte di Éva Izsák, una storia che mostra la ferocia e gli orrori che l’intelligenza, se separata dalla pietà e dall’empatia, può generare. Ricordare la storia di Éva e del suo sacrificio diventa infatti un modo affinché la sua breve vita non venga dimenticata, dando al lettore la possibilità di scoprire, in questa nostra società che ci impone di correre senza mai guardarsi indietro, l’importanza di fermarsi a ricordare e riflettere.
Riflettere sugli orrori della guerra, sulla malvagità dell’uomo, sul valore della vita umana. Come disse Imre Toth: «Éva ha perso la vita, ma è stata la Vita a perdere Éva. A rimetterci siamo stati tutti noi. Perché, come dice il nostro credo: chi salva una vita salva l’umanità intera, chi ammazza una sola vita uccide tutto il genere umano.» (p.141)

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Chiara Barra

Se dovessi partire per un’isola deserta, e potessi portare con me soltanto un libro...sarebbe un’ardua impresa! Come immaginare la vita senza il mistero di Agatha Christie, la complessità di Milan Kundera, la passione di Irène Nemirovsky, l’amarezza di Gianrico Carofiglio, il calore di Gabriel Garcia Marquez, la leggerezza di Sophie Kinsella (eh sì, leggo proprio di tutto, io!). Ho iniziato con “Mi racconti una storia?” e così ho conosciuto le fiabe, sono cresciuta con i romanzi per ragazzi che mi tenevano compagnia, mi sono perdutamente innamorata dei classici...che ho tradito per i contemporanei (ma il primo amore non si scorda mai)!

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