Autore: Stefano Tura
Data di pubbl.: 2016
Casa Editrice: Piemme editore
Genere: thriller
Pagine: 372
Prezzo: 16.00
Come tanti altri prima di loro, Marco e Anna hanno deciso di prendere un’ importante decisione. Partire per l’estero, nella speranza di poter lavorare e far carriera, cosa non più garantita in Italia. Arrivati in Inghilterra la vita assieme sembra procedere per il verso giusto. Il lavoro c’è, anche se impegnativo e faticoso, e i vicini sembrano persone simpatiche e a modo. La vita a Ipswich scorre tranquilla e piena di promesse fino a quando, una notte, un gruppo di quattro individui irrompe nell’appartamento dei due giovani e li massacra letteralmente di botte. Marco si salverà ma Anna non sarà altrettanto fortunata. Il movente di tanta crudeltà resterà comunque un mistero.
Un anno dopo il tragico incidente, Ipswich torna nel panico. Martha, una giovane ragazza madre, si avventura nei boschi alla ricerca del suo cane, scoprendo il cadavere di una giovane prostituta slava, Tereza. Il panico si diffonde nella città che già in passato aveva vissuto l’incubo di un feroce serial killer. Toccherà all’agente speciale Peter McBride, nome in codice BigMac, trovare l’assassino e svelare il male che si nasconde dietro il quotidiano. Ma BigMac, per riuscire nella sua lotta contro il male, avrà bisogno dell’aiuto di un valido collega, Alvaro Gerace che, pur senza spostarsi dall’Italia e pur indagando su un caso differente, saprà essere un valido, quanto interessante supporto.
“A mezzanotte il pub era vuoto. Ivica se ne era andato mezz’ora prima, dopo aver controllato l’incasso. Ad Ayanna sarebbe toccato il compito di chiudere il locale. Prima di uscire la donna passò lo straccio sul pavimento, riassettò tavoli e sedie, asciugò e riordinò calici e bicchieri e gettò un potente detergente liquido nei wc. Quindi indossò un giubbotto leggero e si avviò verso l’ingresso. Non appena aprì la porta una folata di vento le scompigliò i capelli, facendo cigolare in modo sinistro l’insegna del corvo. Quel disegno, così pieno di presagi, non smetteva di provocarle brividi. Si sforzò di non guardarlo ma non poté fare nulla per non sentire quella specie di agghiacciante lamento, provocato dalle raffiche che filtravano tra le catene arrugginite del cartello.” (Pag.64)
Se dovessi immaginare un lettore cercare di trovare il thriller ideale, di sicuro lo vedrei soffermarsi davanti allo scaffale che espone il libro di Stefano Tura.
Ci sono diverse ragioni che si nascondono dietro questo mio giudizio. La prima è senza alcun dubbio la grande godibilità narrativa che questo testo ha. La suspance è dosata nel modo giusto, centillinata e somministrata con una cura quasi chirurgica al lettore, in grado di mozzare il fiato e lasciarti insonne a pensare, rigirandoti più e più volte nel letto, a cosa può ancora succedere, chi sarà il colpevole e perchè sta accadendo questo.
Altro punto di forza è l’inquietante precisione con la quale Tura dipinge quello che accade attorno ai suoi personaggi, richiamandosi molto spesso a fatti che avvengono davvero nella realtà. Ne sono un esempio i discorsi xenofobi e finto patriottici di David Stonedge che sono pronti a indicare il “Principio del male” in qualcosa di “fuori” da noi o adirittura della nostra società.
Infine è la grande umanità che caratterizza sia il detective BigMac e l’investigatore Gervaso nel cercare delle risposte e nel collaborare per trovare la soluzione all’enigma così sapientemente costruito.
Arrivo alla conclusione dicendovi che il romanzo scritto da Stefano Tura è un qualcosa di davvero insolito nel suo genere di una bellezza elegante e brutale che sicuramente vi sorprenderà.
Personalmente mi sento in dovere di consigliarvelo proprio perchè, ne sono certo, è un libro che merita di essere letto.