Autore: Elias Canetti
Data di pubbl.: 2017
Casa Editrice: Adelphi
Genere: Letteratura
Pagine: 400
Prezzo: 18 €
È il 1942, Elias Canetti ha trentasette anni quando inizia ad annotare sui fogli del suo taccuino le prime frasi de Il libro contro la morte. Da allora, ogni giorno, appunterà qualche frase, qualche aneddoto. Lo farà fino al 1994, anno della sua morte. Fatto sta che l’opera non sarà mai realizzata. Come scrive Peter Von Matt nella sua prefazione, di questo libro Canetti non ha mai scritto neanche la prima frase.
Pertanto, cos’è Il libro contro la morte?
Si tratta di una serie di aforismi, di aneddoti, di passaggi autobiografici che provano a “sconfiggere” la morte.
La morte, questo spauracchio che incombe sull’umanità; questo crudele angelo che ha stretto un patto con Dio, e che da sempre non ci lascia in pace; questo invisibile nemico con il quale l’uomo si è alleato e del quale si è servito.
Canetti non sa cosa deve scrivere; sa, però, che si sente vivo solo nel momento in cui fa scorrere la matita sui fogli dei suoi quaderni. Sa anche che per sconfiggere la morte deve solo esaltare la vita e, soprattutto, deve disprezzare quegli uomini che continuano a servirsene per massacrare i popoli. Eppure, è consapevole del fatto che la sua battaglia è inutile, anzi, assurda, perché nessuno può sfuggire alle grinfie della morte. L’immortalità non esiste, anche le religioni mentono al riguardo, perché preparano l’uomo all’aldilà, nel quale andrà solo dopo essersi arreso alla morte. E allora, via Dio e gli dei, via i dittatori, via gli assassini, via gli scrittori che privilegiano la morte. Nessuno di loro merita di essere ricordato o adorato. Perciò, lo scrittore bulgaro, nonché premio Nobel per la letteratura, in queste pagine attacca anche Thomas Bernhard, che della morte si è fatto fin troppo portavoce.
Ma cosa si nasconde tra queste pagine?
Certamente, Canetti appare ossessionato dalla morte. La vede come un qualcosa che ha da sempre minato e influenzato il cammino dell’uomo. Secondo lui, l’unico modo per allontanarla è dimostrarle indifferenza. Di sicuro, alla base di quest’opera, solo pensata dall’autore, si celano anche traumi scaturiti da alcuni avvenimenti personali, quali, la morte del padre, avvenuta quando Elias aveva solo sette anni; la seconda Guerra mondiale e lo sterminio degli ebrei, perché non dobbiamo dimenticare che Canetti aveva origini ebraiche.
Tra questi appunti troveremo un senso di angoscia, un abbandono all’assurdo, il bisogno di esaltare la vita, un’amara ironia attraverso la quale si può solo constatare il trionfo della miseria umana. A coronare il tutto, una scrittura lucida, lineare, che non lascia spazio a dubbi. Questo libro si sfoglia e si assapora; in alcuni momenti ci convinceremo del fatto che la morte sia stata debellata.
Il potere di Canetti è stato questo, immaginare un libro che qualcuno ha composto successivamente per lui. Il libro contro la morte è stato il suo pensiero fisso; un’ossessione che lo ha accompagnato per tutta la vita. Oggi lo abbiamo tra le mani, possiamo apprezzarlo o ignorarlo; certamente, rimane un manifesto con cui i posteri dovranno fare i conti.