Autore: Régis de Sà Moreira
Casa Editrice: Aisara
Genere: Narrativa
Pagine: 128
Prezzo: 10
Per chi si occupa di libri, uno dei sogni più grandi è quello di trovare una biblioteca o una libreria aperti tutto l’anno, in ogni momento della giornata, così da poter trovare un libro in qualsiasi momento si abbia voglia di leggerlo, sia esso il giorno di Natale o “una notte buia e tempestosa”. Forse questo era il sogno anche di Régis de Sà Moreira, nato nel 1973 nella periferia parigina da padre brasiliano e madre francese, che ha deciso di farlo diventare, almeno sulla carta, realtà: accade nel terzo dei suoi quattro romanzi, “Il libraio”, che come si evince già dal titolo ruota attorno alla figura di un libraio, alquanto singolare in verità, che tiene aperte le serrande del suo negozio 365 giorni l’anno, notte e giorno, vivendo tra i suoi amati libri che ascolta e… accarezza come si farebbe con la donna amata. “Perchè era così che vedeva la sua libreria: aperta, punto e basta. L’idea che un cliente alla disperata ricerca di un libro si trovasse di fronte a una porta chiusa lo angosciava”. Nelle 123 pagine che compongono questo piccolo libretto veloce da leggere, ma che forse richiede del tempo per essere compreso e apprezzato, attraversiamo una giornata tipo del libraio, scandita dai “pudupudupudù” della porta, imbattendoci nei personaggi più disparati, dal cliente affezionato al… testimone di Geova, dalle comitive di clienti occasionali e rumorosi alla donna più bella del mondo. Una libreria strana davvero, come il suo proprietario d’altronde: un uomo di cui non conosceremo mai il nome né l’aspetto, ma solo qualche dettaglio sparso qua e là tra le pagine. Ancora molto giovane, piuttosto alto, piuttosto robusto; ha cinque fratelli e cinque sorelle a cui manda regolarmente pagine strappate da libri, e loro altrettanto regolarmente gli fanno recapitare, senza alcun accordo, una lettera al giorno; non ha mai visto un film, e vivendo la sua vita tra i libri, legge molto, e ha letto tutti i libri che vende, per essere certo della loro qualità. Anche della libreria non sappiamo molto: tranne che è sempre aperta, che il banco del libraio è nascosto dagli scaffali perchè preferisce che i clienti si trovino di fronte i libri piuttosto che lui, che si trova in una città piena di librerie, e che sta di fronte a un bar – tabacchi. Insomma, prendendo a prestito una frase del film “C’è posta per te”, questo piccolo romanzo tende a parlare più di niente che di qualcosa: ma questo qualcosa, alla fine, lascia un segno indelebile nel lettore, che magari si ritrova, molto tempo dopo aver letto il libro, a ripensarci passando davanti alla vetrina di una libreria. Ci si affeziona in qualche modo a questo libraio stravagante, che ascolta Mozart e guarda Dio entrare e uscire dalla sua libreria a seconda degli incontri che riempiono la sua giornata, e ha la delizosa caratteristica di abbinare ad ogni cliente una tisana: all’inizio, per dirla tutta, era un caffè dopo ogni cliente, ma con l’aumentare delle visite al suo negozio per cause di forza maggiore il motto diventa “un cliente, una tisana”, e così sfogliando le pagine sembra di poter sentire profumo di verbena, timo, tiglio e rosmarino, liquirizia, e viene quasi voglia di abbinare ad ogni libro letto nella propria vita un sapore che ce lo ricordi in maniera inequivocabile.
“Quali erano i tre libri da portare su un’isola deserta? […] Scorse i ripiani, si fermò al primo scaffale, prese un libro, continuò, ne prese un altro, aggrottò le sopracciglia, continuò, ne prese un terzo, si disse che era solo una prima cernita e che poi avrebbe fatto un’ulteriore selezione, continuò, prese altri libri… […] Non aveva ancora finito nemmeno la prima selezione che il numero di libri presi dagli scaffali superava già il numero di quelli che vi restavano. Il libraio maledisse la persona che aveva avuto quell’idea.”