Il leone d’oro – Wilbur Smith

Titolo: Il Leone d'Oro
Autore: Wilbur Smith
Data di pubbl.: 2015
Casa Editrice: Longanesi
Genere: Avventura, storico
Traduttore: Sara Caraffini
Pagine: 493
Prezzo: 19.90

“Sono un comandante esperto ma siete voi a capo della nave e vedo che mijnher Aboli è il vostro fidato primo ufficiale. Benissimo, allora, prendetemi come vostro secondo ufficiale. Ho esperienza della costa a Nord fino a Capo Horn e a sud oltre il Capo di Buona Speranza. Ho navigato fino alle Isole delle Spezie quindi anche le acque dell’Oceano Indiano mi sono familiari. Sarò felice di condividere con voi i contatti che ho coltivavto nel corso degli anni. Ho degli amici, comandante.” “Dovete averli per forza” ribattè Hal “se siete riuscito a sopravvivere così a lungo con così tanti nemici” Tromp lo guardò con aria stranamente riflessiva, quasi solenne.”Siete un uomo mandato dal destino comandante Courtney” affermò e non c’era traccia di ironia nella sua voce “sarà un onore servire sotto di voi” (Tromp e Capitano Courtney pag 191)

La guerra accesa tra i sultani arabi e l’impero cristiano di Etiopia si è conclusa con una grande vittoria di quest’ultimo il cui esercito è stato guidato sapientemente dalla generale etiope Judith Nazret e dalla nave corsara del capitano Courtney. Nella battaglia conclusiva Courtney ha potuto fare giustizia nei confronti dell’uomo che aveva tradito e consegnato ingiustamente alla morte Sir Francis Courtney, padre di Hal, L’Avvoltoio. Bruciato assieme alla sua nave, il crudele mercenario scozzese al soldo dei sultani arabi è riuscito a scampare alle grinfie della morte riportando orribili ferite che lo hanno lasciato deturpato e privo di un braccio. Ma l’alleato di un tempo, il sultano Jahan non è molto felice di rivedere il fallimentare amico e dopo averlo curato e umiliato decide di inviarlo nel mondo alla ricerca del Capitano Courtney e della sua sposa, la bellissima guerriera etiope Nazret, colpevoli di aver bloccato l’avanzata musulmana e aver impedito che il sacro Graal, la più grande reliquia della cristianità custodita nelle chiese di Etiopia, finisse tra le mani del sultano di Zanzibar. Ora al capitano Courtney tocca combattere la più impegnativa delle battaglie nella speranza di riuscire a proteggere l’amata moglie e il suo bambino non ancora nato dai demoniaci artigli dell’Avvoltoio.

Cosa mi ha sorpreso di più di Wilbur Smith in questo libro non è stata solo la maestria che lo caratterizza né la trama appassionante o lo stile scorrevole e facilmente godibile. Non è stato nemmeno l’aver messo sulla scena dei personaggi di qualità o l’aver saputo dosare con grande abilità suspance e narrazione. La cosa che mi ha sorpreso di Wilbur Smith è che, malgrado scriva da oltre cinquant’anni, malgrado abbia dato alle stampe numerosi testi, resta sempre un autore di altissimo livello e di grandissima capacità che non sbaglia un colpo. I suoi libri sono sempre di una bellezza straordinaria, quasi spaventosa, e la sua capacità narrativa non cessa mai di stupirmi. Dopo questo primo, personale, commento vi presento le nuove avventure della famiglia Courtney d’Africa che proseguono da dove erano state lasciate circa quindici anni fa, quando venne dato alle stampe Uccelli da preda. Passa il tempo ma il destino si accanisce nuovamente contro il giovane Hal Courtney che, dopo aver perduto il padre, ingiustamente giustiziato sotto una falsa accusa, si ritrova prigioniero e in procinto di perdere la giovane e amatissima moglie e il figlio non ancor nato a causa dell’odio viscerale provato dall’infernale personaggio incarnato nella figura dell’Avvoltoio, un mercenario reso ancora più spaventevole, e forse qui il grande Smith ha reso omaggio all’opera di Dumas, dalla maschera in pelle che è costretto a portare su viso deforme.
Un libro affascinante, perfetto nelle sue ricostruzioni storiche e mirabilmente narrato che sicuramente sarà in grado di catturare l’attenzione di tutti i lettori.
Un libro da sogno disponibile in una ottima traduzione grazie alla mano sapiente di Sara Caraffini.

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Gabriele Scandolaro

Mi chiamo Gabriele e sono un lettore. Ho iniziato a leggere quando ero molto piccolo, complice una nonna molto speciale che invece delle classiche favole riempiva le mie giornate raccontandomi i capolavori teatrali di Shakespeare e di Manzoni. Erano talmente avvincenti le sue narrazioni che, appena mi è stato possibile, ho iniziato a leggere per conto mio. Ma terminato il mio primo libro ne ho iniziato subito un altro. Poi un altro. Da allora non riesco più a smettere di leggere. Quando non leggo o studio, lavoro come Educatore e suono il violino.

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