Il Dio del deserto – Wilbur Smith

Titolo: Il Dio del Deserto
Autore: Smith Wilbur
Data di pubbl.: 2014
Genere: Romanzo storico
Traduttore: Sara Caraffini
Pagine: 491
Prezzo: 19.90

“Guardami” ripetei. Lui alzò la testa e sussultò per lo stupore. “Chi sono?” domandai. “Sei Taita. Ti ho visto a Luxor, nel tempio di Hator, quando ero bambino. Mio padre ti ha definito uno dei più illustri egizi ancora in vita”sussurrò in preda al tiore reverenziale, poi si gettò ai miei piedi. Vedergli dimostrare una simile venerazione mi commosse ma mantenni un tono severo. “Sì soldato sono Taita. Tu chi sei?” “Sono Rohim del Ventiseiesimo Aurighi. Sono stato catturato dai maiali Hyksos cinque anni fa” (Taita pag 63)

L’arrivo di Novembre ha portato molte, interessanti novità nel mondo editoriale. Nel ricco ventaglio di libri pronti a tentarci dagli scaffali delle librerie, uno in particolare merita di essere recensito. Parlo del nuovo successo di Wilbur Smith, Il Dio del Deserto, sequel del già precedentemente famoso romanzo Il Dio del Fiume.
Gli eventi narrati raccontano di come siano trascorsi molti anni dai fatti avvenuti ne Il Dio del Fiume. Il glorioso regno degli antichi faraoni è caduto. Gli invasori Hyksos controllano il nord mentre il giovane faraone Mamose VIII tenta in tutti i modi di resistere nelle valli del sud, sperando un giorno di riunificare la sua terra e sedere sul trono dei suoi avi. La sola persona in grado di permettere a Mamose di realizzare le proprie ambizioni è Taita, il più anziano e saggio consigliere del Re, già protagonista degli eventi narrati nel precedente capitolo della storia. Attraverso un’abile inganno Taita riesce a gettare il regno dei nemici Hyksos nel caos. Potrebbe essere l’occasione giusta, per gli abitanti della fertile valle del Nilo, di riprendersi le terre occupate, ma la superiorità numerica delle forze nemiche impedisce l’impresa. La sola speranza per il giovane faraone è quella di stringersi in alleanza con un altro terribile sovrano, il più ricco e potente del mondo conosciuto: Minosse di Creta. Ma cosa si potrebbe mai offrire, per siglare l’alleanza, a quell’uomo che dal mondo ha già avuto ogni forma di ricchezza e potere possibile? La risposta Taita la conosce. È avere per moglie la più bella creatura del mondo. E il solo essere che corrisponde a questa descrizione è la principessa Tehuti, sorella del re e pupilla dello stesso Taita. Sarà compito di quest’ultimo condurre sana e salva la principessa a Creta e permettere così ai due stati di unirsi in una grande alleanza.
Accanto a una trama per nulla scontata o banale, Il Dio del Deserto è scritto con uno stile incalzante e fresco che difficilmente annoierebbe anche il più esigente dei lettore.
L’intera narrazione è presentata attraverso gli occhi del protagonista, Taita, del quale si arriverà a conoscere ogni più intimo pensiero, desiderio e ambizione, lungo tutto il corso della narrazione. Il grande realismo fornito dai pensieri di Taita, porterà indubbiamente il lettore ad amare, odiare e temere altri personaggi, quasi fossero vivi davanti ai nostri occhi. Ma Smith non si ferma solo a questo. Il periodo storico presentato al lettore, quello della dominazione Hyksos avvenuto durante la seconda grande era dell’Egitto, viene presentato con grande maestria ed accuratezza. Le ricostruzioni dei paesaggi, dei costumi e degli ambienti nei quali le vicende si evolvono sono state curate in modo impeccabile. In alcuni momenti mi è sembrato che Smith e Jaques, egittologo ed autore della fortunatissima serie di romanzi dedicata alla figura del faraone Ramses, stessero ingaggiando una lotta titanica nella mia mente per dimostrarmi quale, tra i loro libri, fosse davvero il migliore.
Per concludere ritengo che Il Dio del Deserto, sia un libro favoloso, qualcosa di assolutamente necessario nella vostra biblioteca personale. Una ventata di aria calda e piacevole per fare fronte al freddo insistente di questi giorni.

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Gabriele Scandolaro

Mi chiamo Gabriele e sono un lettore. Ho iniziato a leggere quando ero molto piccolo, complice una nonna molto speciale che invece delle classiche favole riempiva le mie giornate raccontandomi i capolavori teatrali di Shakespeare e di Manzoni. Erano talmente avvincenti le sue narrazioni che, appena mi è stato possibile, ho iniziato a leggere per conto mio. Ma terminato il mio primo libro ne ho iniziato subito un altro. Poi un altro. Da allora non riesco più a smettere di leggere. Quando non leggo o studio, lavoro come Educatore e suono il violino.

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