
Data di pubbl.: 2024
Pagine: 200
Prezzo: € 16,00
Colto, raffinato, ironico, ecco un saggio davvero di prim’ordine per gli addetti ai lavori, ma di sicuro anche per gli appassionati del genere che vogliano sapere e capire come mai il giallo, che oggi la fa da padrone in ogni libreria e biblioteca pubblica e privata, continui nonostante gli anni trascorsi dai suoi inizi ad avere fortuna. Roberto Barbolini non è certo nuovo all’impresa di condurci per mano nel mondo complesso, e dai chiari risvolti psicoanalitici, del genere avendo al suo attivo la pubblicazione di saggi sul tema, nonché di romanzi e raccolte di racconti.
Ma chi è il vero protagonista del giallo declinato in tutte le sue forme – thriller, thriller horror, noir e chi più ne ha più ne metta – se non la Morte, manifestazione del sublime? Ce lo ricorda Edmund Burke in un saggio del 1757 nella bella traduzione di Giuseppe Sertoli (1985):
«Il diletto del terrore – del sublime – è prodotto da questa vicinanza-distanza dalla morte. Al limite il vero sublime è la morte stessa».
Si parte dunque dai primordi che Barbolini racconta spaziando dall’estetica pre-romantica al romanzo gotico. A loro sono debitori i mille scrittori di gialli che si sono succeduti nel tempo, ciascuno interpretando a suo modo stili e forme del racconto. Di sicuro, però, l’inizio ufficiale della letteratura poliziesca deve datarsi al 1841 anno di pubblicazione de I delitti della Rue Morgue di Edgar Allan Poe (1801-1849) con l’invenzione del luogo archetipo: la camera chiusa. Perché cosa caratterizza un giallo, qual è il suo scopo finale se non interessare spaventando? Se non comunicare a chi legge ambiguità, insicurezza e angoscia? Ma tutto questo non è possibile se non si unisce alla Logica, a un plot impeccabile e a una detection che regga dall’inizio alla fine.
Ecco dunque Barbolini esaminare le mille sfumature di questo genere servendosi dei suoi critici ed esegeti fino a citare gli scrittori veri e propri: dalle famose venti regole di Van Dine del 1928 ormai ampiamente disattese, alla tipologia strutturale di Todorov con le sue classificazioni, alle versioni caricaturali di alcuni autori, ai trucchi e ai sortilegi operati da altri, alle tecniche per creare suspence, alla trasformazione subita nel tempo da personaggi e trame per adattarsi alla realtà sociale delle varie epoche. Si spazia dal giallo classico nell’epoca del determinismo, al giallo metafisico dove detective e assassino si inseguono in un labirinto di specchi fino a scoprirsi identici o intercambiabili.
E se vogliamo parlare di contaminazioni e rimandi, nel giallo si sono tuffati un po’ tutti:
“Da Borges a Landolfi, da Gadda a Robbe-Grillet, o alla micidiale sosia di Miss Marple, Ivy Compton Burnett… gli esponenti più felicemente eterodossi della contemporanea letteratura high-brow hanno proficuamente utilizzato le strutture, i procedimenti, le istituzioni della narrativa poliziesca.” (p.94)
Un saggio ricchissimo di suggestioni, illuminante e davvero imperdibile.