Autore: Silvia Di Giacomo
Data di pubbl.: 2020
Casa Editrice: Foschi
Genere: Noir
Pagine: 250
Nel noir tutto è lecito, non ci sono limiti, anzi, non devono esserci.
Il peggio che l’animo umano può esprimere deve essere messo in campo, certamente, tutto dev’essere costruito coerentemente, altrimenti, la trama rischia di diventare piatta e anonima. Ma un buon noir deve anche portare in superficie i tabù che costellano la società e, soprattutto, mostrare come questi simboli siano manifestazioni di un fanatismo che nasconde i nostri super-dubbi, coma amava ricordare Jung. Il fanatismo, infatti, non è solo la fede cieca in una idea, ma, anche, un atteggiamento unilaterale adottato nei confronti dell’esistenza.
Il corpo del peccato di Silvia Di Giacomo, quindi, è un romanzo sul fanatismo religioso, borghese e sessuale. In ogni modo, gli atteggiamenti dei personaggi sono rivolti verso comportamenti deviati che, a loro volta, distorcono la realtà e la rendono un luogo anaffettivo. Tra le pagine del romanzo della Di Giacomo non ci sono buoni o cattivi, ma tutti hanno demoni contro i quali combattere e si portano dentro segreti inconfessabili.
Tutto il libro ruota intorno al Commissario Claudio Degli Esposti, un investigatore dotato di intelligenza e sensibilità rare, ma anche tormentato da una sofferenza profonda. Per trovare l’assassino di una donna appartenente alla ricca borghesia si muove in una Bologna notturna, a tinte fosche, tra locali malfamati e a contatto con sfruttatori e schiave del sesso. Ma come detto, il vero protagonista è proprio il commissario. Infatti, la soluzione del caso è la parte completare del romanzo, non quella necessaria. Una scelta intelligente questa della Di Giacomo, che preferisce concentrarsi su quel qualcosa che va al di là del noir e del solito personaggio, ora eroico, ora antieroico, come purtroppo si legge nelle opere di questo genere.
Infatti, il dramma del Commissario innesca il suo modo di vivere disordinato, soprattutto nei confronti del sesso. E non è un caso che proprio grazie a questo atteggiamento particolare, Claudio Degli Esposti abbia le idee chiare su molte tracce lasciate dagli assassini. E questo ci apre a un’altra riflessione, che differenza c’è tra un criminale e un tutore della legge nel momento in cui le ragioni che li spingono a fare o non fare determinate scelte sono le stesse?
Non mi resta che augurarvi buona lettura.