Autore: valerio varesi
Data di pubbl.: 2014
Casa Editrice: Frassinelli, Frassinelli editore
Genere: giallo, Romanzo, romanzo giallo
Pagine: 312
Prezzo: 17.50
In Emilia Romagna l’affluenza alle urne in queste ultime elezioni regionali è stata inferiore al 40 per cento. Un dato sconcertante, che getta nuove ombre sulla politica attuale e fa nascere interrogativi sul futuro della democrazia e della partecipazione popolare nel nostro paese. Stiamo scrivendo la recensione di un giallo, non ci stiamo confondendo. Accade però che oggi più che mai la narrativa di genere tocchi i nervi scoperti della nostra attualità. Valerio Varesi inoltre da tempo indaga l’Italia del dopoguerra attraverso romanzi che hanno affiancato la sua attività di autore di gialli di successo. Il protagonista di questi ultimi, il commissario Soneri, non è un personaggio sempre uguale a se stesso, ma si evolve romanzo per romanzo e il suo scollamento nei confronti della società si acuisce di pari passo con l’approfondimento che il suo autore fa della storia italiana.
In quest’ultimo capitolo delle sue indagini siamo in una Parma disillusa e inebetita da un po’ di ricchezza e Soneri si trova di fronte a tre misteri apparentemente distinti su cui indagare: uno strano traffico di cani, il suicidio di un anziano, la sparizione del sindaco.
Il commissario quindi affronta gli scandali della politica e un brutto giro di droga, ma anche il degenerare del tessuto sociale di una città.
La dimensione narrativa è tutta giocata al presente, nel dialogo serrato e continuo del protagonista con i diversi personaggi secondari. Tra questi mi piace citare la compagna, più che mai consapevole dell’animo esacerbato di Soneri e il falsario Valmarini che vende finte opere d’arte agli arricchiti, desiderosi di mostrare la loro opulenza. Nei suoi discorsi una delle chiavi di lettura dell’intera vicenda:
“<<I suoi clienti s’accontentano?”>> (chiede Soneri, ndr)
<<Sono entusiasti! Li vedesse quei cavernicoli ben vestiti! Sbavano nel darsi un tono mostrando un falso Guercino o un guido Reni copiato e per mezz’ora tengono banco tra gli squittii delle signore. Tanto non sanno mai di cosa discutere al di fuori dei loro intrallazzi. E alla fine di quelle estenuanti cene, la cosa meno falsa sono i miei quadri.>>” (p.24)
Non c’è spazio per l’umanità: per questo il commissario vaga nella sua città solo di notte, momento in cui ci sono poche persone in giro e nell’oscurità può riappropriarsi di luoghi che di giorno non riconosce più.
“Parcheggiò e si mise a girare a piedi nell’atmosfera fiacca di una domenica ormai in saldo. Sbucò sul Lungoparma dopo aver attraversato piazzale Boito, passò il ponte Caprazucca e il ponte Italia camminando svelto, finché non scorse il palazzo dei missionari saveriani e sullo sfondo l’orologio della banca commerciale come una grossa luna penzolante sui tetti. Aveva bisogno di riacciuffare quel rapporto esclusivo e onirico con la città che si avverava nel misterioso silenzio della notte, quando Parma si presentava nuda, silenziosa, pronta a riaccoglierlo.” (p.65-66)
Da leggere per chi desidera trovare nel giallo strade di approfondimento e interpretazione della realtà che abbiamo sotto gli occhi, visto che forse spesso la cronaca non la rappresenta così fedelmente come si potrebbe pensare.