Autore: Arduino Maurizio
Casa Editrice: Einaudi
Genere: Romanzo
Pagine: 287
Prezzo: 18,00
La storia che dà il titolo a questo libro di Maurizio Arduino, Il bambino che parlava con la luce, è la prima delle quattro raccontate assieme alla Bambina delle corde, Correndo sul campo di battaglia e Un mondo di numeri, i cui protagonisti sono bambini autistici (Silvio, Cecilia, Elia e Matteo). Accompagnando il racconto delle loro vite dalla diagnosi all’età adulta, l’autore, psicologo e psicoterapeuta, responsabile del Centro Autismo e Sindrome di Aspenger (CASA), precisa, nella nota di apertura, che spesso si parla di autismo al singolare, mentre “per indicare l’eterogeneità di questi quadri clinici, sarebbe più corretto usare l’espressione disturbi dello spettro autistico” (p. 3) anche se, ad accomunare le varie sfumature della patologia, però, ci “sono gravi alterazioni della comunicazione e dell’interazione sociale, la presenza di comportamenti atipici, ripetitivi e stereotipati e di particolare risposte agli stimoli sensoriali” (p. 3).
Non appena precisati questi due elementi essenziali della patologia, Arduino smette il camice da osservatore (cosa che lo renderebbe professionale, sì, ma freddo), evitando accuratamente di sterilizzare la sua scrittura con un approccio scientifico per mimetizzarsi nel commovente racconto del ménage quotidiano dei ragazzi e delle loro famiglie. A partire dal loro modo specifico di comunicare (ognuno ne ha uno particolare: la luce, le corde, la corsa e la matematica), il compito primario dell’equipe professionale e delle insegnanti di sostegno è proprio quello di riuscire a mediare, assieme ai protagonisti, la giusta via di interazione che spesso privilegia il canale visivo. Eppure, nonostante l’impegno e i tentativi profusi, non sempre è possibile stabilire procedure funzionali o vincenti: “Le nostre descrizioni erano guidate dalle cose che sapevamo sull’autismo e dalla necessità di costruire interventi educativi efficaci: le agende visive, la strutturazione dello spazio e delle attività, le tecniche comportamentali, la comunicazione aumentativa e alternativa erano tutte questioni “da adulti”, che era indispensabile condividere con gli insegnanti, ma che non erano rilevanti per i bambini” (p. 72).
Discostandosi il più possibile da cliché cinematografici (Rain Man) o televisivi (Touch), Arduino ci avvicina con delicatezza e acume narrativo a un universo misterioso e complesso che ha nella cura, a prescindere dalla guarigione, il suo epicentro.