Autore: Emilio Salierno
Data di pubbl.: 2021
Casa Editrice: Gangemi Editore
Genere: Saggi
Pagine: 111
Prezzo: € 16,00
Tra gli anni trenta e quaranta Aliano è stato il luogo che ha ospitato al confino gli oppositori più irriducibili al fascismo. Quello più illustre fu il grande scrittore Carlo Levi, che come testimonianza del suo confino ci ha lasciato Cristo si è fermato a Eboli, un capolavoro indiscusso della letteratura.
Il piccolo paese lucano, situato nel bel mezzo delle colline argillose, è un luogo dimenticato da Dio e dagli uomini, il posto adatto per tenere in isolamento ribelli, libertari e teste calde che si oppongono al regime.
Aliano è un posto in cui il tempo si è fermato e le cose non cambiano in fretta, anzi non cambiano affatto.
I confinati a Aliano non sono trentacinque ma trentasei. Agli antifascisti si aggiunge Don Pierino Dilenge, un prete che è in lotta contro la gerarchia ecclesiastica e la Chiesa come sistema.
Questa sua ribellione fu punita con il suo allontanamento e il confino a Aliano. Don Pierino arrivò nel paese lucano una mattina di dicembre del 1973 e si rese conto di essere stato confinato in uno dei luoghi più desolati e irraggiungibili del meridione.
Emilio Salierno, giornalista nato a Tricarico, in Il 36esimo confinato. Un prete rivoluzionario nei luoghi di Carlo Levi racconta l’esperienza a Aliano di questo strano sacerdote che non ha mai abbassato la testa neanche dal suo isolamento coatto.
I veri uomini in rivolta, quelli che hanno il coraggio di dire no, non si piegano mai. Don Pierino è uno di questi e di coraggio ne ha da vendere.
I suoi superiori pensano che Aliano sia il posto giusto per tagliare le gambe a questo sacerdote troppo irrequieto e fuori dagli schemi.
Don Pierino si mette subito al lavoro e presto nel paese diventa un agitatore sociale e culturale e seguendo la lezione del suo amico Carlo Levi, con un manipolo di disoccupati, si impossessa delle campagne di proprietà dell’Ente di sviluppo agricolo, dell’Ente di irrigazione di Puglia e Basilicata e del Demanio statale e dà vita a una straordinaria esperienza di cooperativismo. Il suo modello diventerà un punto di riferimento a livello nazionale.
Don Pierino non si piega, continua a lottare contro la gerarchia ecclesiastica e contro la politica, ingaggia una guerra con la sindaca comunista.
Nel 1987 è protagonista della nascita della Casa rurale e artigiana di Aliano, una sorta di banca etica in cui i risparmi del luogo vengono investiti a beneficio dei residenti a condizioni di particolare favore.
Del prete ribelle confinato a Aliano e della sua opera meritoria di sviluppo parlano tutti i media nazionali.
Don Pierino fonda La voce dei calanchi, un periodico libero che diventa un punto di riferimento. La testata raggiunge quattromila copie di tiratura e ospiterà firme eccellenti della cultura.
Il prete trasforma Aliano, ne fa vivere il suo tessuto sociale e culturale. Le sue grandi doti imprenditoriali e visionarie furono anche le fondamenta del Premio Carlo Levi che grazie a Don Pierino ha vissuto una grandissima stagione.
Allo scrittore torinese il sacerdote ribelle fu sempre legato. Quando Levi torna a Aliano nel dicembre 1974, a un mese dalla sua morte, Don Pierino è al suo fianco e lo intervista per La voce dei calanchi.
Emilio Salierno con questo libro ci ha raccontato una grande storia di libertà e di riscatto attraverso il suo protagonista, che prima di tutto è un uomo in rivolta. «Mi sono sporcato le mani con la storia, passata e presente, sempre. Ho pagato di persona, ho cambiato i miei programmi per il bene comune, sono uscito dagli schemi mentali, religiosi, politici, anteponendo i bisogni della comunità».
Questo è l’autoritratto che fa di sé Don Pierino, che oggi ha ottantaquattro anni e non ha nessuna intenzione di smettere di lottare, e lo affida al libro di Emilio Salierno, che tutti dovremmo leggere.