I rituali dei Teofilantropi a cura di Antonio Cecere

Titolo: I rituali dei Teofilantropi
Autore: Antonio Cecere, Marco Rocchi ed Enrica Veterani
Data di pubbl.: 2021
Casa Editrice: Bonanno Editore
Genere: saggio
Traduttore: Sabrina Carli
Pagine: 148
Prezzo: 15 €

Questo volume è un’operazione verità che fa luce su uno dei “lati oscuri” e meno conosciuti della Rivoluzione Francese. Riuniti sotto l’etichetta di “culti civici”, per troppo tempo gli storici non hanno indagato sull’impatto che la Rivoluzione ebbe sulla religione e sul senso del sacro. Quanto avvenne dopo il 14 luglio 1789 non può essere liquidato con l’abusato processo di scristianizzazione, ma bisogna parlare soprattutto di rinnovamento.

Per quanto rimasta ai margini, la teofilantropia fu il tentativo di creare un culto civico senza gerarchie ecclesiastiche o istituzioni pronte a “dogmatizzare” ogni aspetto. L’anticlericalismo dell’epoca fu conseguenza della stretta convivenza tra Monarchia e Chiesa, l’una giustificava l’esistenza dell’altra. Di qui quel processo violento che fu soprattutto rivolta contro il potere. Discorso a parte va fatto per l’ateismo, fenomeno che venne contrastato dalla maggior parte delle frange rivoluzionarie.

Da un punto di vista antropologico, i riformisti concordavano sul fatto che la religione fosse un collante sociale. L’uomo ha bisogno di una fede. Il rito e la festa non potevano venire meno di colpo. Invece, dal lato squisitamente spirituale, la Rivoluzione non legò il suo destino solo al Deismo, al culto dell’Essere Supremo o alla Dea Ragione, ma principalmente all’unione tra il particolare, ossia l’uomo, e l’universale, ossia Dio.

La teofilantropia fu caldeggiata anche dai preti rivoluzionari che avevano combattuto e denunciato il tenore di vita tutt’altro che casto e parco dell’alto clero. Come detto, l’obiettivo fu quello di riunire sotto un’unica grande religione i principi cardine della Rivoluzione, quali libertà, uguaglianza e fraternità, con Dio e il progetto disposto per l’umanità.

Come viene ribadito in più occasioni nei saggi di Antonio Cecere, Marco Rocchi ed Enrica Veterani, l’aspetto principale dei riti dei teofilantropi è la volontà di costruire una religione che partisse dal basso, dal popolo; in cui ogni individuo della comunità fosse pontifex tra cielo e terra, tra ragione e ignoto, tra ammirazione verso una società votata ai principi rivoluzionari e la contemplazione dell’opera di Dio da cui quei principi traevano forza. Addirittura vengono creati riti quotidiani e per ogni occasione, raccolti in opuscoli che vengono riportati in questo volume grazie alla traduzione di Sabrina Carli.

Ma qual è il lascito della teofilantropia? Non fu determinante, almeno non subito, ma molto del senso religioso che oggi ci appartiene è figlio di quel periodo. Anche questo aspetto viene approfondito all’interno del volume, che raccoglie non solo una ricostruzione del fenomeno, ma anche una importante lettura della modernità.

 

 

Martino Ciano

Classe 1982, vive a Tortora, comune della provincia di Cosenza. Promesso ragioniere, lascia la partita doppia per la letteratura, la poesia, la musica e il giornalismo. Si laurea in Scienze Storiche all’Università La Sapienza di Roma. Attualmente è corrispondente per l’emettente televisiva Rete 3 Digiesse. Nel 2011, l’incontro con Gli amanti dei libri, per cui cura la rubrica Amabili letture. Collabora anche con le riviste letterarie Euterpe, Satisfiction e Zona di Disagio di Nicola Vacca. Ama scrivere racconti, alcuni dei quali sono stati pubblicati su siti e riviste on-line. Tra questi, La logica del difetto è nel catalogo dalla Bla - Bookmark Literary Agency di Paolo Melissi. La sua pagina personale facebook è Dispersioni 82. AMABILI LETTURE: I libri che mi piacciono, i classici che mi hanno formato, il profumo delle parole che mi hanno riempito l’anima. Sono un lettore anarchico, che si sposta da un genere all’altro con il solo obiettivo di saziare le mie curiosità. Voglio condividere con voi le mie impressioni sulle opere che mi hanno reso un divoratore di parole. In questo spazio verrà data voce agli esordienti, agli autori dimenticati, ai poeti, ai sognatori, agli irregolari. La letteratura è arte e scrivere d’arte è il mestiere più bello del mondo.

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