I passi del padre – Alfredo Stoppa

Titolo: I passi del padre
Autore: Stoppa Alfredo
Casa Editrice: Euno edizioni
Genere: Libro per ragazzi
Pagine: 138
Prezzo: 10.00

Si possono ancora raccontare gli anni più drammatici della nostra storia con immediatezza: questo piccolo libro contiene un prezioso racconto di formazione dal tono poetico e doloroso, in cui nel destino di ogni personaggio c’è la lacerazione di un popolo dovuta alla guerra civile, le cui ferite sono ancora oggi lontane dall’essersi rimarginate.

La vicenda esce da un manoscritto ritrovato e ha il sapore di certe pagine di Cesare Pavese: siamo in Friuli tra la fine del 1943 e l’inizio del 1944 e Venanzio soprannominato “Primo, anzi Secondo, Carnera” è un quattordicenne curioso “con troppi capelli in cima alla testa”.  Passa il tempo ad osservare i piccoli movimenti del mondo contadino intorno a sé circondato da Romano, il barbiere, Oreste, il pastore, don Luigi, il prete e Tommaso, il matto. Non tutti stanno dalla stessa parte: c’è chi fa le adunate e collabora con il Mostro Biondo, chi ha perso i figli in Russia e chi comincia a scappare sulle montagne.

Lo zio Bepi è il suo maestro, la sua guida. Cacciava, ma ora non può più: i fucili servono ai partigiani.

“… sta sulla poltrona. Sprofondato. Occhi chiari, capelli grigi e baffi gialli. Tiene il cappello in testa e una sigaretta in mano. (…) Stiamo bene insieme noi due, anche se lui è grande mi racconta tante cose e mi sta ad ascoltare, e se sta zitto, sotto il suo inseparabile cappello, mi guarda con occhi buoni”. (p.26)

Il paese odora di vino, la gallina zampetta tra le stradine ma sullo sfondo la montagna  tuona minacciosa , malgrado l’alternarsi delle stagioni. In un mondo quasi immobile la vita scorre nei piccoli gesti quotidiani, raccontati in fotogrammi lirici, esperienze e visioni di un adolescente, ma “il dolore invecchia gli uomini, li spegne”. La guerra continua a mietere vittime e la mamma di Venanzio lo sa bene: soffre ma continua a sorvegliare il figlio da lontano, a prendersi cura di lui osservandolo nelle sue esplorazioni quotidiane. “E’ sempre stanca, non è vecchia ma non sa più sorridere” (p.31)

E’ un crescendo: l’atmosfera da quasi quieta si fa sempre più tesa fino all’orrore finale per il quale non ci sono parole, solo un silenzio tetro rotto dalle raffiche di mitra. Una bambina scappa, corre più forte che può per salvarsi. E’ Frutine, uno scricciolo gentile con “due occhi da furba e un bel sorriso”, simbolo del dramma.

La strage nazista di Torlano è uno di quei tanti fatti terribili di cui non si può perdere la memoria se si vuole celebrare questo 25 aprile partendo da quello che è stato per costruire un’Italia migliore.

Alfredo Stoppa, prima libraio poi editore ed autore per ragazzi, con questo racconto attinge alla tradizione narrativa neorealista per consegnarci le atmosfere di quegli anni e per dirci ancora una volta che non si può dimenticare.

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Milanese di nascita, ha vissuto nel Varesotto per poi trasferirsi a Domodossola. Insegnante di lettura e scrittura non smette mai di studiare i classici, ma ama farsi sorprendere da libri e autori sempre nuovi.

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