Quando ci rechiamo al cinema per assistere alla proiezione del documentario ROSARNO di Greta De Lazzaris al Torino Film Festival ci stupisce la frase della regista che presenta il documentario dicendo “Rosarno è un film di poche parole”. Da lì in avanti parleranno le immagini: dure, amare, atroci.
Il documentario affronta molte tematiche: la situazione disumana in cui vivono i migranti che si recano a Rosarno per lavorare, l’umanità dei Calabresi, la situazione degli agricoltori locali.
“Il film è stato girato nel 2004 e l’idea – racconta la regista – è nata nel 2003 quando sono andata a Rosarno per effettuare tre giorni di documentazione sul lavoro di Medici Senza Frontiere. L’anno successivo, appena iniziata la nuova stagione della raccolta delle arance, ho deciso di tornare in Calabria. Questo succedeva prima che Rosarno diventasse sinonimo mediatico di emigrazione”.
Ci sono voluti molti anni prima che Greta decidesse di realizzare il film e alcuni materiali si sono persino rovinati con il tempo a forza di essere guardati. Le immagini risultano spesso buie, sgranate e rarefatte e ciò, spiega la regista, è stato indotto dagli incontri e dal territorio.
Il documentario porta con sé, nonostante la durezza di ciò che mostra, un grande rispetto per le persone e un grande pudore nel non mostrare immagini troppo intime. La regista dichiara di non volere essere spettacolare, quanto di voler raccontare la miseria di Rosarno e dell’Europa. Uno dei produttori dice: “È un materiale d’archivio ma è anche un materiale che parla del presente, un archivio ancora vivo e che ci spinge a riflettere su ciò che accade in quei luoghi in modo non spettacolare, ecco perché ho deciso di produrre il film”.
Sicuramente ciò che più ci emoziona sono le reazioni del pubblico dopo la proiezione. Interviene Sebastiano, 66 anni, calabrese, ex funzionario del comune di Torino che dice: “Io sono calabrese – attimo di gelo in sala – e da calabrese dico che il film va oltre l’immaginazione collettiva. È una guerra tra poveri. Ma questo film dà una visione della grande apertura dei calabresi, è un film con molto coraggio, quindi grazie”. Quando poi Sebastiano scopre che scriveremo un articolo sul film è lui stesso a consigliarci un libro da suggerire, perché ci dice: “non si può capire la Calabria senza conoscere il fenomeno del brigantaggio e tutte le cose terribili che ha vissuto questa terra”.
Il titolo del libro è IL SANGUE DEL SUD un saggio di Giordano Bruno Guerri (edizione Mondadori).
Poi ci si avvicina Debora, impiegata di 37 anni e ci dice che se dobbiamo scrivere di Rosarno non possiamo non citare la trasmissione televisiva “I 10 comandamenti” di Rai 3, perchè nella puntata “Ricordati di santificare le feste (http://www.rai.it/dl/portali/site/puntata/ContentItem-939ffcd7-89a1-455d-978c-3438f225506e.html) si parla proprio di questo.
Pensiamo di avere abbastanza materiale e invece scopriamo che domani, venerdì 29 Novembre 2013, presso il CESEDI, via Gaudenzio Ferrari 1 a Torino, alle ore 16.00, si terrà uno spettacolo dal titolo LA SPREMUTA di e con Beppe Casales (http://www.youtube.com/watch?v=2ZBd0XrAH2E) che racconta della rivolta dei migranti a Rosarno nel Gennaio 2010 e nella presentazione dello spettacolo si legge: “L’Italia è spremuta da mani violente, da molte mani. Il coraggio di chi non vuole più girare la testa, di chi pensa che vivere esiga più dignità, deve essere imitato e non temuto.”
Da tutto ciò deduciamo che c’è un grande bisogno delle persone di parlare di questa storia terribile che ormai sta accadendo da molti anni, fortunatamente non più nell’assordante silenzio del passato.